I piloti più iconici di Formula Uno

I piloti più iconici di Formula Uno

La storia al volante: i piloti più iconici di Formula Uno

I piloti di Formula Uno si sa sono dei tipi un po’ particolari, molto spesso estrosi, stravaganti e pieni di vezzi. Altre volte invece possono sembrare un qualsiasi impiegato bancario, se non fosse per i muscoli di acciaio, il coraggio di un leone e un fegato di dimensioni mastodontiche.

Per lasciare un segno in F1 ci vuole davvero poco, spesso accade soprattutto in negativo, o magari per questioni che non riguardano strettamente la pista e i motori. Ci sono poi delle personalità che nella loro carriera sono riusciti ad andare oltre qualsiasi gossip, scandalo, errore o figuraccia. Per queste personalità iconiche la sconfitta non esiste, perché nonostante tutto, con le loro gesta epiche, sono riusciti a imprimere per sempre il loro nome nella lunghissima storia della massima competizione a quattro ruote.

A tutto gas: scopriamo quali sono i piloti più iconici di Formula Uno

Gilles Villeneuve

Gilles Villeneuve, l’aviatore, era un pilota e un ragazzo splendido e vederlo alla guida di una macchina di Formula Uno era davvero qualcosa di spettacolare. Una carriera trascorsa all’inseguimento di un meritato riconoscimento, quello di campione del mondo, che lo avrebbe consacrato a pieno merito nell’Olimpo dei migliori di sempre. Quel successo però Gilles non lo raggiunse mai, perché purtroppo a volte la F1 sa essere spietata. Al pilota canadese durante durante le qualifiche per il Gran Premio del Belgio 1982 gliene capitarono di ogni colore, ma la cattiva sorte che lo perseguitava fu ancora più malefica, quando dopo una sfortunata collisione in qualifica a Zolder la sua macchina fu sbalzata in aria e le lesioni che quell’incidente gli procurò gli furono fatali. Il percorso di Gilles in F1 rimane incompiuto, interrotto troppo presto, prima che il suo enorme talento potesse regalargli quella gioia che tanto desiderava.

Rimane però la consolazione per essere rimasto nel cuore di tutti i tifosi che lo hanno amato per la sua velocità in pista, ma soprattutto per il suo cuore d’oro.

Kimi Raikkonen, Mika Hakkinen e Keke Rosberg 

Che cosa hanno in comune tre finnici dallo sguardo gelido e innamorati dei liquori e dei motori? 
Semplice, il titolo di campione del mondo! Senza dubbio tra i piloti più iconici di Formula Uno, che con i loro caratteri agli antipodi e con i loro stili di guida aggressivi, spregiudicati, ma sempre corretti, hanno fatto sognare migliaia di appassionati. Il primo, Raikkonen, glaciale ed estremamente menefreghista, innamorato talmente tanto delle corse da farlo semplicemente per il piacere di correre, soprattutto dopo la conquista dell’alloro mondiale. Hakkinen è noto per essere stato un vero e proprio gentleman delle corse, dotato quasi di aplomb british dentro e al di fuori della pista. Keke Rosberg invece durante la sua carriera è stato un grandissimo lavoratore, duro, aggressivo, ma sempre regolare.

Tre piloti che erano davvero un piacere per gli occhi e che meritano a tutti gli effetti di essere ricordati tra i piloti più iconici della storia della Formula Uno.

Niki Lauda e James Hunt 

Parlando di grandissime rivalità, non si può non parlare di Niki Lauda e James Hunt; due teste calde, dal carattere alquanto particolare, ma dalle abilità incredibili e soprattutto dotati di una tenacia fuori dal comune. Il loro rapporto, splendidamente romanzato nel film Rush, è stato spesso animato da scontri in pista, nel paddock, in sala stampa, probabilmente anche nei bagni del Circus, ma anche da un profondo rispetto e una stima reciproca smisurata. Noto alle cronache per la sua capacità di analizzare con freddezza qualsiasi situazione e qualsiasi dato riguardante le monoposto, Lauda è stato forse il più emblematico esempio dell’amore folle per la F1 che anima i grandi piloti. Soprattutto quando, pur provato dal terribile incidente del Nürburgring, che gli provocò ustioni gravissime su tutto il volto e problemi ai polmoni, decise di correre eroicamente le ultime quattro gare del campionato 1976 per provare a difendere il primato in classifica.

Affermarsi come il più bello e dannato di tutta la storia della F1 non deve essere facile in un modo di superstar come è sempre stato il paddock di F1. Questo da la misura delle qualità di playboy che caratterizzavano James Hunt, che però riusciva a portare questo pizzico di follia che lo animava pure in pista, diventando a tratti uno dei piloti più competitivi di sempre. Fu proprio così che James riuscì a strappare il mondiale a Nicki nel ‘76, che dal canto suo lo vinse per ben tre volte.

Hanno battagliato dentro e fuori la pista, ma alla fine delle gare si sono dati sempre sportivamente la mano  e qualche volta anche un abbraccio. 

Michael Schumacher

Se si pensa alla Formula Uno e ai suoi piloti iconici non si può che pensare a lui, il Kaiser, un vero è proprio genio delle corse, che è riuscito in imprese che probabilmente nessuno sarebbe riuscito a compiere. Le sue vittorie sono leggendarie e il suo sodalizio con la Rossa passerà alla storia come qualcosa di unico. Capace di vincere una gara in qualsiasi condizione, persino dalla pit-lane, infrangere qualsiasi record, guidare la monoposto in ogni modo, anche su tre ruote! Un vero e proprio cannibale delle corse, per lunghi tratti ineguagliabile. Il talento di Michael Schumacher si presentò fin da subito, quando da giovanissimo esordì con la Jordan, guadagnandosi la settima posizione in griglia sul circuito di SPA pur non avendoci mai guidato prima.

Il talento di Schumacher era qualcosa di diverso, di superiore, spesso persino incomprensibile, ai limiti dell’umano. Non c’è statistica che tenga è stato il migliore di tutti.

Juan Manuel Fangio 

Storie di una F1 in bianco e nero, Fangio – soprannominato El Chueco fu uno di quelli che instaurò un vero e proprio rapporto panico con la sua auto, arrivando a definirsi al pari di una biella e di un pistone. L’argentino esordì in Formula Uno nel 1950, e in soli otto anni riuscì a conquistare ben cinque titoli mondiali, cosa che lo rende tutt’oggi uno dei piloti più iconici e vincenti della storia della Formula Uno. Guardare Fangio guidare era come trovarsi davanti agli occhi un miracolo, capace di fare cose con la macchina che fino ad allora risultavano impensabili.

Nella sua carriera visse di tutto, vittorie soprattutto, ma anche qualche sconfitta e qualche incidente pericolosissimo, persino un rapimento “amichevole” da parte dei sostenitori di Fidel Castro durante il pericolosissimo Gran Premio di Cuba nel febbraio del 1958, cosa che a detta sua gli salvò la vita.

 Ayrton Senna e Alain Prost

Che questi due piloti siano stati tra i più iconici di tutta la Formula Uno non c’è alcun dubbio. E che la loro accesissima e scorrettissima rivalità lo sia stato ugualmente, ancora meno. Due piloti dal talento unico, che li colloca di diritto nell’Olimpo della F1.

Senna fu probabilmente il pilota più forte mai esistito, capace di cose strabilianti e di vincere in condizioni al limite dell’umano; come quando riuscì a portare a casa eroicamente la vittoria nel Gran Premio di casa del 1991 con il cambio rotto e bloccato in sesta. Scomparso prematuramente a causa di un incidente alla curva del Tamburello a Imola, la sua morte ci ha privato del suo talento cristallino e delle sue imprese spettacolari, ma lo anche reso probabilmente il pilota di Formula Uno più iconico di sempre, elevandolo allo stato di una sorta di martire messianico.

Dalla sua Prost, dotato anch’egli di un talento strepitoso, magari non come quello del brasiliano, affiancò rispetto a Senna però una maggiore costanza nella gestione della gara e del campionato, riuscendo ad arrivare a vincere ben quattro volte il mondiale piloti, una volta in più del suo acerrimo rivale. 

Lewis Hamilton 

La più grande icona pop della storia della F1, ma allo stesso tempo anche il più vincente di sempre al pari di Schumacher. Lewis è l’emblema del cambiamento, del potere anarchico del talento, che accompagnato ad una grandissima umanità riesce davvero a cambiare il mondo. Il primo pilota nero a vincere un gran premio, a fare una pole, a diventare campione del mondo e rifarlo per ben sette volte. Il suo nome  non si lega semplicemente alle incredibili e numerosissime vittorie in pista, ma anche alla strenua lotta contro le diseguaglianze e il grandissimo lavoro umanitario che ha sempre fatto fuori dal paddock.

Ci auguriamo che Lewis riesca a vincere tutte le battaglie che porta avanti ormai da anni!

Louis Chiron e Luigi Fagioli 

Due piloti il cui nome è stato portato via dal vento e dalle turbolenze che si generano sul fondo di una monoposto di F1, ma che in realtà per passione, caparbia e amore per lo sport sono riusciti a scrivere il loro nome nei libri di statistica; seppur non dotati di un talento divino e delle possibilità adeguate.

Chiron, monegasco, passato alla storia come il pilota più anziano a prendere parte a un GP, alla veneranda età di 55 anni. Fagioli, addirittura, è riuscito a vincere una gara a soli 53 anni, nel 1951, con l’Alfetta F1. Tra parentesi, su sette GP corsi in Formula Uno è riuscito ad arrivare sei volte sul podio.

Nino Farina 

«Ho visto Nino volare», prendendo in prestito le meravigliose parole di Fabrizio De André, possiamo esprimere con facilità  tutte le qualità del pilota torinese. L’unico che, citando l’amatissimo Enzo Ferrari, potrà fregiarsi per tutta la sua esistenza di aver vinto il campionato di F1 per primo nel 1950 e di averlo fatto splendidamente alla guida della prima Alfa Romeo, quando la Formula Uno si correva ancora sulle strade sterrate e i volanti erano grandi quanto i timoni di una nave. 

Enzo Ferrari e Bruce Mclaren 

Due piloti dal talento eccezionale e che hanno legato il loro nome letteralmente per sempre con la massima competizione motoristica. Entrati entrambi a far parte del mondo dei motori ai suoi albori, i due piloti hanno dato vita a due team leggendari, i quali portano in alto, ancora oggi in epoca recente, la gloria dei loro nomi. Un amore e una passione quella per i motori che è riuscita a travalicare persino lo scorrere del tempo.

Stirling Moss

Lo sport può essere crudele e la Formula Uno è probabilmente fra tutti uno dei più elitari e crudeli sport che esiste. Il talento da solo, nella sua storia, non è mai bastato, e anzi molto spesso, ha contribuito a rendere ancora più malinconiche le storie di grandissimi piloti; che per sfortuna, per coincidenze avverse e per chissà quale altro volere del fato, sono stati relegati al ruolo di eterni sconfitti.

Stirling Moss, ad esempio correva in una Formula Uno in cui le protezioni si limitavano ancora ad un paio di quanti e di enormi occhialoni sul volto. Si può immaginare quanto eroico fosse concludere un GP, e soprattutto farlo indenne e nella maniera spettacolare ed elegantissima  con cui lo faceva lui. Quattro volte vicecampione del mondo, ma mai niente di più, soprannominato per questo il “Re senza corona“.

Riccardo Patrese, Chris Amon, Felipe Massa 

Anche loro fanno parte della schiera di quei piloti che avevano tutto per poter salire sul gradino più alto del podio della storia della F1. Purtroppo come ha affermato spesso il maestro Nicki Lauda, «il successo di un pilota si basa solo al 40% sul talento di un pilota, al quale devono essere affiancati egualmente anche una macchina competitiva e una buonissima dose di fortuna».

La fortuna fu quella che mancò proprio a Patrese, il quale nonostante guidò splendidamente la macchina più forte del campionato del 1992, ebbe la sfiga di avere come compagno uno dei più grandi di sempre, Nigel Mansell.

La storia di Felipe Massa è alquanto tragica, sportivamente parlando. Dopo essere uscito dall’ombra di grandissimi compagni di squadra e campioni del mondo come Schumacher e Raikkonen, venne praticamente derubato del titolo nel 2008 proprio a casa sua a Interlagos, anche a causa di torbide vicende extrapista. Chris Amon in qualifica era velocissimo, un fulmine, abile e meticoloso, tanto forte quanto sfortunato in gara. A referto detiene cinque pole position, che a causa di guasti vari, gli valsero però, tristemente zero vittorie.

Nigel Mansell 

Di motivi per cui il vecchio leone d’Inghilterra è iconico ce ne sono a bizzeffe, primo fra tutti sicuramente il suo foltissimo baffone, con il quale ha conquistato probabilmente tutte le donne del paddock di F1. Per quanto riguarda la sua carriera in pista Mansell fu una vera e propria belva da gara, solido, agguerrito e sempre preciso. 

Purtroppo è stato anche uno dei piloti più sfortunati della storia, avendo perso due mondiali, uno praticamente per un banale mal di schiena, un altro per colpa di uno pneumatico esploso. Di lui rimarranno impresse a fuoco sicuramente le immagini di quando ha sollevato nel 1992 il titolo di campione del mondo di F1; ma soprattutto quelle riguardanti il GP di Dallas del 1984. Rimasto praticamente a piedi, a pochi passi dal traguardo, scese dalla vettura e sprezzante del pericolo e del caldo infernale provò a spingerla a mano, perdendo i sensi a causa dello sforzo pochi istanti dopo. Più iconico di così!

Tazio Nuvolari

Nuvolari in F1 non ci corse mai, ma semplicemente perché quando il pilota lombardo correva con le auto la massima competizione automobilistica neanche esisteva. Il suo nome però è riuscito a travalicare qualsiasi orizzonte storico, entrando a merito, nonostante tutto, nella nostra lista dei piloti più iconici della storia della Formula Uno. Partecipò a 124 gare, ottenendo 62 podi e ben 40 vittorie, successi che gli valsero l’appellativo di “mantovano volante“.

Il suo modo pioneristico di guidare viene ricordato da tutti per l’incredibile bellezza e la spregiudicatezza superlativa, basti pensare che inventò un nuovo tipo di frenata in curva, in cui la macchina sbandava leggermente, ma guadagnava velocità. 

Sebastian Vettel

14 Settembre 2008. Aveva l’aria di un semidio. Il sorriso di chi aveva compiuta un’impresa e non ne era neanche consapevole. Di chi con la semplicità più assoluta aveva portato a termine la più nobile delle fatiche e non era neanche stanco. Il talento cristallino di Vettel ha colpito la F1 come un fulmine a ciel sereno, realizzando un impresa che non era riuscita forse mai a nessuno: ottenere la pole e poi una vittoria incontrastata a Monza, il tempio della velocità, con una monoposto per nulla competitiva.

In un mondo in cui le dimensioni, la forza dei pistoni, l’affidabilità di una macchina e la sua velocità contano e come, Sebastian Vettel ha fatto prevalere il suo talento, portando a casa un successo insperato con la modesta Toro Rosso. E se questo non dovesse bastare, il talento tedesco è stato anche il più giovane a riuscire a vincere 4 mondiali consecutivamente, parendo a tratti il pilota più forte mai visto su un circuito di F1. In questo caso forse iconico è dire poco!

Immagine in evidenza: pixabay.com

A proposito di Giuseppe Musella

Laureato in mediazione linguistica e culturale presso l'Orientale di Napoli. Amo tutto ciò che riguarda la letteratura. Appassionato di musica, anime, serie tv e storia. Visceralmente legato a Napoli.

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