Il Giappone è sempre stato un paese noto per la sua tranquillità e la sua sicurezza; è un luogo in cui prevale il buon senso e la rettitudine ed è spesso descritto come uno dei paesi più sicuri al mondo. Tuttavia, quelle rare volte in cui la serenità della Nazione viene minacciata da eventi tragici, l’impatto è così incisivo da gettare l’intero paese nel panico più totale. Tra i casi più sconvolgenti della cronaca nera giapponese, troviamo il caso di Mamoru Takuma, responsabile della strage della scuola elementare di Ikeda, nella prefettura di Osaka.
Chi è Mamoru Takuma?
Mamoru Takuma nasce il 23 novembre 1963 a Itami nella prefettura di Hyogo, in Giappone. Le informazioni che abbiamo in merito alla sua infanzia ci fanno comprendere come effettivamente fin da bambino Mamoru Takuma abbia sempre mostrato segni di squilibrio. È sempre stato un bambino estremamente solitario e asociale e crescendo questa sua condizione peggiora sempre di più.
Un primo segnale che avrebbe dovuto allarmare la famiglia di Mamoru riguardo alla sua fragile salute mentale, era il fatto che già in età precoce il ragazzo aveva iniziato a manifestare segni di zoosadismo: lo zoosadismo sarebbe il provare piacere nel torturare e ferire gli animali provocando spesso la loro morte (atteggiamento tipico dei serial killer). Mamoru è sempre stato un bambino molto frustrato, la sua famiglia non gli mostrava affetto e a scuola era vittima di bullismo. Nonostante fosse lui stesso una vittima, Mamoru tendeva a riversare la violenza subita su bambini più deboli di lui sfogando così la sua rabbia repressa. Mamoru Takuma con il passare del tempo divenne un soggetto sempre più problematico e violento e il contesto familiare in cui viveva non faceva che aggravare la sua situazione. Mamoru era cresciuto in una famiglia disfunzionale con un padre violento e una madre che non provava alcun tipo di affetto per suo figlio.
Anche la sua posizione sociale andò inesorabilmente incontro al declino: si arruolò nelle forze di autodifesa aeree giapponesi ma verrà congedato per aver avuto rapporti con una minorenne; dopo poco tempo verrà condannato a 3 anni di carcere per aver aggredito una donna. La vita di Mamoru Takuma sembrava segnata da difficoltà e sofferenze sotto ogni aspetto, compreso quello sentimentale. L’uomo si sposò ben tre volte, tuttavia nessuno di questi matrimoni durò per molto. Mamoru fino a quel momento aveva vissuto una vita estremamente difficile priva di amore e affetto; questa mancanza lo portò a trasformarsi in un soggetto irrecuperabile. Tutta la negatività e le difficoltà che l’uomo aveva affrontato nel corso della sua vita lo portarono a cadere in una profonda depressione e ad avere pensieri suicidi che si tramutarono poi in qualcosa di molto più violento e brutale.
La permanenza nell’ospedale psichiatrico
Nel corso della sua vita intraprese una serie di lavori diversi ma in ogni ambito Mamoru tendeva a manifestare atteggiamenti violenti e crudeli. Sfogava spesso la sua rabbia e la sua violenza sugli altri, pare infatti che una volta abbia fatto sciogliere un forte tranquillante nella brocca del tè che veniva servita nella sala insegnanti della scuola in cui lavorava mandando all’ospedale ben 4 persone. Per questa sua azione, Mamoru venne arrestato per la seconda volta e durante il processo dichiarerà che quel suo gesto era stato dettato da questo forte senso di rabbia che provava per l’incapacità di instaurare delle relazioni sociali con gli altri. Alla fine del processo, il giudice decise di rilasciare Mamoru in quanto lo considerò incapace di intendere e di volere. Data la sua salute mentale estremamente tormentata, venne ricoverato in un ospedale psichiatrico in cui gli venne diagnosticata la schizofrenia. Nel periodo di permanenza all’interno dell’ospedale psichiatrico, Mamoru Takuma tenta di togliersi la vita molte volte; tuttavia questi tentativi venivano sempre sventati dagli operatori. Dopo soli quaranta giorni, Mamoru viene considerato capace di prendersi cura di sé stesso e di conseguenza viene rilasciato, tuttavia i comportamenti bizzarri non cessarono. La vita di Mamoru Takuma continua a peggiorare e tra piccoli furti e tentativi di suicidio mai riusciti, Mamoru iniziò a pensare che se lui non riusciva a vivere dignitosamente allora avrebbe strappato la gioia e la felicità dalla vita di qualcun altro. Proprio in quel momento, Mamoru realizzò che immaginare di uccidere qualcuno gli provocava un senso di appagamento.
La strage di Osaka

Il 9 giugno del 2001 alle 9:40 del mattino, Mamoru Takuma esce di casa e si dirige verso la scuola elementare di Ikeda. Mamoru entra nella scuola impugnando un coltello, si reca all’interno di un’aula e si scaglia su un gruppo di bambini iniziando a pugnalarli con forza. L’uomo iniziò ad accoltellare chiunque gli capitasse a tiro seminando il panico nella scuola. Lo scenario era raccapricciante: c’erano bambini terrorizzati, alcuni erano feriti, altri sdraiati a terra senza vita e insegnanti ricoperti di sangue cercavano disperatamente di salvare i loro alunni. Quando le autorità arrivarono sul luogo del delitto, trovarono Mamoru Takuma in uno stato confusionale mentre bisbigliava parole incomprensibili. In questo massacro, durato circa 10 minuti, Mamoru aveva ferito gravemente 3 insegnanti, 13 bambini e purtroppo aveva tolto la vita ad altri 8.
La sentenza finale
Mamoru venne arrestato e successivamente esaminato da uno psichiatra che gli diagnosticò il disturbo borderline, il disturbo paranoide della personalità, e il disturbo antisociale. Durante il processo, Mamoru offrì le sue scuse alle famiglie delle vittime e si dichiarò colpevole di tutte le accuse affermando di voler fare ammenda accettando la pena capitale, questo era in realtà il suo obiettivo fin dall’inizio. Durante tutto il processo Mamoru ha sempre mostrato un atteggiamento indifferente privo di qualsiasi rimorso, questo suggerisce con chiarezza che la sua accettazione della pena di morte fosse in realtà la sua volontà principale, dato che aveva più volte cercato di togliersi la vita senza riuscirci. Il 28 agosto del 2003 Mamoru Takuma viene condannato alla pena di morte, e dopo aver trascorso circa un anno nel braccio della morte, il 14 settembre 2004, Mamoru venne giustiziato.
L’aspetto più doloroso di questa vicenda è che, in realtà, la pena di morte non fu per Mamoru una condanna, bensì una conquista e la realizzazione di un desiderio, in secondo luogo la sua morte non avrebbe di certo restituito la vita a quei poveri bambini innocenti che l’uomo aveva brutalmente ucciso.
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