Studenti plusdotati: come garantire una didattica inclusiva?

Studenti plusdotati: come garantire una didattica inclusiva?

Nel campo dell’educazione linguistica, il tema della plusdotazione è del tutto nuovo nel contesto italiano e ancora poco indagato a livello internazionale. Considerando che gli studenti plusdotati (o studenti gifted) manifestano dei sistemi di apprendimento significativamente diversi da quelli dei pari, diventa basilare promuovere un orientamento didattico volto sempre più all’inclusione. Pertanto, è necessario focalizzarsi innanzitutto sulle caratteristiche della plusdotazione come operazione propedeutica allo sviluppo di un piano strategico consono.

Chi sono gli studenti plusdotati?

Essendo la ricerca in continua evoluzione, non esiste una definizione precisa di plusdotazione: i rischi sono che essa diventi una mera etichetta in base alla quale aspettarsi determinati comportamenti dagli studenti plusdotati, ignorando che ciascuno presenta una propria individualità.

In genere, gli studenti plusdotati presentano un QI superiore alla media e, dunque, una diversa gestione di abilità cognitive avanzate. Non sempre è semplice individuare uno studente plusdotato ma il progresso tecnologico ha favorito diagnosi precoci, che dovrebbero essere seguite dalla creazione di un ambiente scolastico ottimale. Dal punto di vista del docente, consapevolezza linguistica avanzata, ottime abilità di memoria, curiosità spiccata, deduzione di regole da esempi e capacità avanzate di argomentazione e problem solving sono le caratteristiche mediante cui individuare gli studenti plusdotati. La continua proposta di argomenti e compiti troppo semplici e limitanti potrebbe portare gli studenti plusdotati a distrarsi con facilità, disturbando il lavoro dei compagni o astraendosi in pensieri ed attività personali. Questa problematica viene talvolta confusa con una mancanza di impegno o, addirittura, di capacità, ignorando la non appropriatezza dell’offerta formativa. In questo caso, lo studente non si sente compreso e, dopo un lungo periodo di persistenza di tale condizione, si può incorrere in manifestazioni di rabbia, frustrazione e angoscia. Inoltre, la percezione di diversità rispetto agli altri determina un senso di inferiorità che, unito alla tendenza al perfezionismo, porta gli studenti plusdotati a distaccarsi dal contesto classe. Le criticità menzionate potrebbero far disaffezionare lo studente alla scuola, con un conseguente basso rendimento e/o abbandono scolastico.

Inclusione didattica: 5 consigli per garantirla

Progettazione inclusiva non significa richiedere di svolgere gli stessi compiti con le stesse tempistiche a tutti gli studenti della classe, bensì equivale a costruire conoscenze in comunità, nonostante gli obiettivi da perseguire possano differire per ogni componente del gruppo classe. Al fine di mantenere attivo lo stimolo e la curiosità di sapere, è necessario prendere nota delle particolari potenzialità degli studenti plusdotati, mettendo in atto delle strategie per far sentire tutti a proprio agio. A seguire, cinque consigli per garantire l’inclusione didattica.

  1. Formazione di classi eterogenee

    Le classi differenziate formate da soli studenti plusdotati non sarebbero funzionali in quanto non rappresentative di un mondo caratterizzato da profonde diversità. Inoltre, un provvedimento di isolamento non sarebbe neanche in linea con le Indicazioni Nazionali e accrescerebbe la percezione di diversità negli studenti plusdotati. In passato sono stati fatti esperimenti del genere e sono risultati fallimentari anche a causa delle differenze che intercorrono tra gli stessi studenti gifted. Alla luce di tali considerazioni, optare per la formazione di classi eterogenee è l’ideale.

  2. Flessibilità dei programmi scolastici

    Di norma, i programmi scolastici vengono stilati ancor prima dell’inizio dell’anno. Trattandosi di una progettazione pre-confezionata, non andrà mai a stimolare tutte le abilità dello studente, siccome queste sono ancora sconosciute al momento della stesura del programma scolastico. Pertanto, sarebbe utile elaborare un progetto di lavoro approssimativo, da delineare man mano nel corso dell’anno scolastico, tenendo conto delle capacità degli studenti e dei progressi manifestati di volta in volta.

  3. Compattazione del lavoro

    Per poter proporre agli studenti plusdotati il raggiungimento di obiettivi aggiuntivi rispetto a quelli dei pari, è opportuno optare per la condensazione del lavoro in tempi più ristretti rispetto a quelli pensati per la classe. Così facendo, gli studenti plusdotati potranno avere momenti di studio individuali e indipendenti, senza attendere che gli altri compagni abbiano raggiunto gli obiettivi comuni.

  4. Diversificazione delle attività

    Un provvedimento quale quello sopradescritto comporta anche la diversificazione delle attività scolastiche, o meglio un arricchimento delle stesse. Oltre al classico programma, sarebbe opportuno offrire agli studenti plusdotati l’opportunità di entrare in contatto con altre persone e realtà che possano fornire dei momenti di approfondimento, riflessione e scoperta. A tal proposito, è importante essere consapevoli che le esigenze di uno studente gifted non sempre possono essere soddisfatte dal solo team dei docenti della sua classe.

  5. Individuare i temi di approfondimento

    Solitamente gli studenti plusdotati sono appassionati di ricerche e molto spesso sono in grado di esporre alla perfezione quanto appreso durante sessioni studio autonome e svincolate dai compiti assegnati in classe. Per tal motivo, gli insegnanti potrebbero tenere in considerazione questo aspetto, pensando di assegnare loro alcune ricerche che possano favorire l’approfondimento di alcuni temi di interesse. Prima di tutto ciò, però, occorre conoscere meglio l’alunno e farsi un’idea in merito alle sue conoscenze pregresse.

Avevate mai sentito parlare di plusdotazione? Purtroppo, nel 2024 il cammino da fare è ancora lungo, sia in ambito neurologico sia in quello didattico. Non si tratta di un problema grave, ma la mancanza di collaborazione rende difficile l’inclusione di bambini e ragazzi che, pur avendo a disposizione molti più strumenti rispetto alla norma, non sempre sanno come utilizzarli. 

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

A proposito di Emilia Adamo

Mi chiamo Emilia, ho 23 anni e studio lingue all'Università L'Orientale di Napoli. Adoro viaggiare, ascoltare musica, leggere e scrivere pensieri che ogni tanto mi passano per la testa.

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