Chiunque abbia visitato Venezia ha sentito almeno una volta quella domanda, sussurrata o gridata: “ma come hanno fatto a costruirla sull’acqua? L’immagine di una città che galleggia, sospesa tra cielo e laguna, è talmente potente da sembrare frutto di una magia, di una follia romantica. Tuttavia, dietro l’incanto, c’è una storia di ingegno, disperazione e un pizzico di fortuna. Dunque, Venezia non è stata costruita per caso sull’acqua, ma è nata per pura necessità e si è trasformata in un capolavoro di sopravvivenza che ha sfidato la logica.
Le origini di Venezia
Le origini di Venezia risalgono al V e VI secolo d.C, quando le invasioni barbariche in particolare quelle dei Longobardi, spinsero le popolazioni delle città romane della pianura veneta come Altino e Concordia a cercare rifugio. Le isole paludose della laguna veneta, considerate inospitali e prive di interesse strategico per gli invasori, offrivano la sicurezza necessaria. Questi insediamenti iniziali, dispersi su isole come Torcello e Murano, erano rifugi temporanei che, con il tempo, si consolidarono in una comunità stabile e organizzata. L’ambiente lagunare divenne la loro fortezza naturale, rendendo impossibile l’inseguimento da parte degli eserciti di terra.
Venezia costruita sull’acqua: la tecnica del “bosco rovescio”

La sfida principale non era solo l’insediamento, ma la costruzione di infrastrutture su un terreno instabile, costituito da fango e sabbia. La soluzione ingegneristica adottata fu rivoluzionaria e complessa: la creazione di fondamenta profonde e resistenti utilizzando milioni di pali di legno. Questa tecnica, spesso definita il “bosco rovescio”, prevedeva l’infissione di pali, principalmente di larice, ontano e rovere, nel substrato lagunare fino a raggiungere uno strato di argilla compatto e solido, noto come “caranto”. Per la costruzione di un singolo edificio, come un palazzo o una chiesa, venivano piantati migliaia, se non milioni, di pali. Per esempio, si stima che le fondamenta della Basilica della Salute poggino su oltre un milione di pali. Il legno, una volta immerso nel fango e nell’acqua salmastra, veniva protetto dalla decomposizione. L’assenza di ossigeno impediva l’azione dei batteri aerobi e dei funghi, mentre i minerali disciolti nell’acqua marina si infiltravano nelle fibre del legno, pietrificandolo e rendendolo eccezionalmente resistente. Sopra i pali venivano posizionate piattaforme di legno massiccio, sulle quali venivano poi costruiti gli edifici con materiali relativamente leggeri come mattoni e pietra d’Istria, una roccia calcarea poco porosa e molto resistente all’acqua. Questo sistema non solo distribuiva il peso in modo uniforme, ma proteggeva anche le fondamenta dall’acqua alta e dagli agenti corrosivi.
Un esempio di adattamento sostenibile
La costruzione di Venezia non fu un’impresa casuale, ma una risposta calcolata e geniale ad un’emergenza. L’intera città è una dimostrazione di come l’uomo possa adattarsi ad un ambiente ostile, trasformando le sue peculiarità in vantaggi. I veneziani hanno saputo sfruttare la morfologia della laguna per creare una città-fortezza inespugnabile e, al contempo, un’ importante potenza commerciale marittima.
Oggi, mentre la città affronta nuove sfide del cambiamento climatico e dell’innalzamento del livello del mare, l’ ingegneria millenaria su cui poggia continua a essere studiata e ammirata. La sua storia ci ricorda che dietro la bellezza e il mito, si nasconde la forza della perseveranza umana e l’ingegno di chi ha saputo trasformare un limite in un’opportunità.
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