Prima di iniziare a raccontare questa storia è necessario fare un piccolo disclaimer: se avete paura di volare, questo è il racconto di un avvenimento a cui nessuno, fino ad ora, è riuscito a dare una spiegazione definitiva: il mistero del volo MH370.
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La cronologia della scomparsa del volo mh370
L’8 marzo 2014, un Boeing 777 della Malaysia Airlines, operante il volo MH370, decollò dall’aeroporto di Kuala Lumpur in Malesia, diretto a Pechino, in Cina. A bordo si trovavano 239 persone: 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. A pilotare l’aereo c’era il comandante Zaharie Ahmad Shah, un pilota esperto con oltre 18.000 ore di volo.
Alle 01:19, circa 40 minuti dopo il decollo, il comandante effettuò la sua ultima, rassicurante comunicazione radio: «Buonanotte, Malaysian tre sette zero». Due minuti dopo, mentre l’aereo stava per lasciare lo spazio aereo malese ed entrare in quello vietnamita, il suo transponder smise di trasmettere. L’aereo scomparve dai radar civili, letteralmente svanendo nel nulla.
Le imponenti e complesse operazioni di ricerca
I radar militari malesi, più potenti, rilevarono che l’aereo non proseguì la sua rotta. Subito dopo la scomparsa dai radar civili, il velivolo eseguì una brusca inversione di rotta verso sud-ovest, sorvolando nuovamente la penisola malese prima di dirigersi a sud, verso l’Oceano Indiano. I dati satellitari della società Inmarsat confermarono che l’aereo rimase in volo per altre sei ore, fino a esaurire presumibilmente il carburante.
Questo dato diede il via a una delle operazioni di ricerca più estese e costose della storia, coordinata dall’Australian Transport Safety Bureau (ATSB). Per quasi tre anni, un’area di 120.000 km² del fondale dell’Oceano Indiano meridionale fu scandagliata, ma senza trovare il relitto principale. La scatola nera non è mai stata recuperata.
Il ritrovamento di alcuni resti
Una svolta parziale si ebbe nel luglio 2015, quando un pezzo di ala, un flaperon, fu ritrovato sulla spiaggia dell’isola di Riunione, a migliaia di chilometri dall’area di ricerca. Le analisi confermarono che apparteneva al volo MH370. Negli anni successivi, altri frammenti sono stati rinvenuti lungo le coste africane, ma del corpo centrale dell’aereo e delle vittime non si è mai trovata traccia.
Le principali teorie investigative sulla scomparsa
Il report ufficiale finale, pubblicato dal governo malese nel 2018 e disponibile tramite fonti autorevoli come la BBC, conclude che la rotta dell’aereo fu alterata manualmente, ma non è stato possibile attribuire con certezza la responsabilità a nessuno. Le principali ipotesi rimangono le seguenti.
| Teoria investigativa | Elementi a supporto e criticità |
|---|---|
| Atto deliberato del pilota (omicidio-suicidio) | Il comandante aveva la competenza per disattivare i sistemi e pilotare l’aereo in quel modo. Le indagini sulla sua vita privata non hanno però trovato un movente chiaro o segni di squilibrio. |
| Dirottamento da parte di terzi | Un dirottatore avrebbe potuto prendere il controllo. Tuttavia, nessuna organizzazione terroristica ha mai rivendicato l’atto e i controlli sui passeggeri non hanno rivelato profili sospetti. |
| Avaria catastrofica e “volo fantasma” | Un evento come un incendio o una decompressione esplosiva potrebbe aver inabilitato l’equipaggio, lasciando l’aereo volare con il pilota automatico fino a esaurire il carburante. Questa teoria non spiega però la deliberata disattivazione dei sistemi di comunicazione e il cambio di rotta. |
Un mistero ancora irrisolto
Nonostante le ricerche e le analisi, il mistero del volo MH370 rimane tale. Le domande fondamentali restano senza risposta: cosa è successo in cabina di pilotaggio? Perché l’aereo ha seguito quella rotta anomala? E, soprattutto, dove si trova il relitto principale del Boeing 777 con a bordo le 239 persone? La sua scomparsa rappresenta una ferita aperta per le famiglie delle vittime e una delle pagine più oscure e complesse della storia dell’aviazione civile.
Fonte dell’immagine in evidenza: Freepik
Articolo aggiornato il: 16/09/2025

