Ray Kurzweil e la legge dei ritorni accelerati

Kurzweil e la legge dei ritorni accelerati

Ray Kurzweil, imprenditore, inventore e futurologo, da sempre prova a immaginare il futuro della razza umana. A volte con precisione disarmante. Altre volte mancando il bersaglio di un po’.

 

La legge dei ritorni accelerati occupa un posto speciale nel cuore degli appassionati di tecnologia e innovazione. Quando ne sentono parlare, i loro occhi brillano. Funziona grosso modo come un negozio di giocattoli. Il bambino che passa davanti alle sue vetrine, resta incantato sognando il giorno in cui potrà averli tutti. Allo stesso modo, la legge promette un mondo in cui viaggi spaziali e teletrasporto sono all’ordine del giorno. La promessa verrà mantenuta? Difficilmente nel modo in cui ci figuriamo. Eppure, la promessa resta, incendiando di speranza e euforia le menti.

Il progresso tecnologico, afferma la legge, non segue un ritmo di crescita lineare, ma esponenziale. Questo significa che nuove innovazioni, vengono prodotte ad un ritmo sempre crescente e tale da rendere spesso impossibile prevederle e adattare di conseguenza la società ad esse.

In pratica, il giorno in cui potremo avere tutti i giocattoli della vetrina e meno lontano di quello che si può pensare.

Chi è Raymond Kurzweil?

A definire questa legge è stato Raymond Kurzweil. Nato nel 1948 nel Queens, New York, Kurzweil ha studiato al MIT di Boston, dove si è laureato in Informatica e Letteratura. È considerato uno degli inventori, imprenditori e futurologi più brillante dei nostri giorni, è stato addirittura a definito “il degno erede di Thomas Edison” e ha ricevuto oltre venti dottorati onorari.

Al di là del suo brillante curriculum, quello che lo ha reso davvero famoso sono state le predizioni. Per dirla in parole povere, Kurzweil da molti è considerato una sorta di Nostradamus della Silicon Valley. In un suo paper scritto nel 2010 chiamato “How My Predictions Are Faring” (tradotto: “Come se la passano le mie predizioni”), l’inventore ha stimato la sua capacità di “azzeccarci” pari al 86%.

Effettivamente, alcune delle sue previsioni si sono rivelate incredibilmente accurate, sollevando intorno al personaggio, come spesso accade nella Bay Area, un’aura di misticismo e venerazione. Molto spesso però, si tende a dimenticare delle volte in cui il futuro immaginato da Kurzweil, si è rivelato essere molto lontano dalla realtà.

Non sono mancate anche critiche importanti, mosse a Kurzweil. Alcuni scrittori, tra cui Bruce Sterling, padre del genere cyberpunk, ha affermato che molte delle sue previsioni, per quanto affascinanti, difficilmente potranno prendere vita nella realtà. John Rennie, scrittore e biologo, ha dichiarato che le previsioni di Kurzweil spesso si avverano perché generiche e raramente approfondite.

Altri ancora, hanno bollato il suo lavoro come basato su “spiritualismo new age” con una scarsa comprensione di alcuni fondamenti scientifici basilari. Eppure, il futurologo è stato assunto da Google, per guidare lo sviluppo di intelligenza artificiale, grazie ai suoi celebri studi in merito.

Per molti un genio incompreso avanti anni luce ai suoi contemporanei. Per altri non proprio un ciarlatano, ma quasi.

Le previsioni passate

Prima di analizzare cosa il futuro ha in serbo per noi secondo Kurzweil, cerchiamo di capire quando ha avuto ragione e quando il futuro descritto da lui si è rivelato tutt’altro.

Partiamo da un presupposto. La maggior parte delle sue previsioni, si basa sul meccanismo di cui abbiamo parlato all’inizio, ovvero la legge dei ritorni accelerati. Descritta da lui nel 1999 nel suo libro “L’era delle macchine spirituali”, la legge implica che non ci sia nessuna ragione di credere che il tasso di crescita dello sviluppo tecnologico debba rallentare.

Quando la legge di Moore, timone dell’industria dei chip, volgerà al termine, nuove tecnologie e nuove scoperte permetteranno nuovi standard e processi produttivi, e la giostra continuerà ad andare avanti ad un ritmo non lineare, ma esponenziale.

Questa è la base che ha portato l’inventore ha predire con successo, nel 1990, la vittoria negli scacchi di Deep Blue (super computer di IBM) contro Garry Gasparov (all’epoca campione del mondo in carica) predetta per la fine del secolo e avvenuta realmente nel 1997. Seppur con poco anticipo, Kurzweil ha predetto con successo il crollo del Unione Sovietica, sottolineando il ruolo svolto dalle emergenti tecnologie della comunicazione (confermato per altro da Michael Gorbachov nel 2005). Inoltre va siuramente dato merito a Kurzweil di aver predetto nel 1990, con un World Wide Web inesistente o agli albori, l’esplosione di internet come lo conosciamo oggi.

Le scoperte tecnologiche, dunque, tengono conto di alcune leggi e variabili che conosciamo, ovviamente senza tralasciare una componente di casualità impossibile da prevedere.

Eppure, come abbiamo detto, ci sono state delle volte in cui le sue previsioni si sono rivelate lontanissime dalla realtà. Pioniere nel campo delle tecnologie text-to-speech, ovvero di sintesi vocale, Kurzweil aveva immaginato per il 2009 un mondo in cui la maggior parte del testo sarebbe stata creata attraverso software di riconoscimento vocale.

Inoltre, sarebbe stato possibile, sempre per lo stesso anno, impartire comandi vocali al computer per l’esecuzione di task complesse. Oggi, nel 2019, il riconoscimento vocale è usato in minima parte, principalmente su smartphone e solo negli ultimi anni si stanno diffondendo gli assistenti virtuali come Siri e Alexa, con risultati non sempre convincenti.

Altro abbaglio, riguarda la diffusione di smart wearable, ovvero gadget da indossare con all’interno sensori e microprocessori. Nonostante oggi gli smartwatch siano trendy e ampiamente diffusi, Kurzweil aveva predetto l’utilizzo di massa di occhiali con computer integrati per il decennio scorso. La tecnologia esiste, ma non ha mai preso piede. Ricorderemo sicuramente i Google Glass, occhiali futuristici con un visore per la realtà aumentata, che però non hanno mai visto la luce della commercializzazione di massa.

Anche i tanto discussi veicoli a guida autonoma, che solo recentemente stanno trovando un mercato, erano stati predetti come mezzo ampiamente diffuso per il 2009. Quindi cosa prospetta il futuro secondo Kurzweil e quanto possiamo fidarci delle sue previsioni? Nonostante il paper sopra citato evidenzi un’accuratezza del 86%, le cose non stanno proprio così.

Escludendo definizioni non poco chiare, previsioni generalissime e casi ambigui in cui lo scrittore ha tirato acqua al proprio mulino, la precisione delle sue stime si riduce di molto. È senza ombra di dubbio che le sue parole abbiano comunque un certo peso e che la sua considerazione valga più di quella di altri. D’altronde nulla può essere mosso contro la sua fama giustificata di visionario e imprenditore.

L’altra verità è che piace troppo spesso immaginare un futuro migliore del presente, aggrappandosi, un po’ ingenuamente, alle parole di uno scrittore. Basta poco: un personaggio carismatico, alcune previsioni corrette e si innesca un’eco “autoreferenziale” che alimenta la fama di “indovino” e che mette in ombra i risultati dubbi o addirittura fallimentari.

Le previsioni future

È fondamentale capire questo per analizzare le previsioni future, depurandole di qualsiasi velleità mistica. Cosa ha visto quindi Kurzweil per le nostre vite? La risposta è semplice. Gran parte dei suoi studi pongono l’enfasi sulla singolarità, ovvero un’esplosione di intelligenza artificiale che renderà obsoleta, in pochi secondi, l’intera storia e cultura delle civiltà umana.

Immaginate una macchina senziente capace di migliorarsi, magari in millesimi di secondo a ritmi esponenziali. L’uomo e il suo ruolo nel mondo cesserebbero di esistere nel modo in cui lo conosciamo. L’anno in cui tutto ciò so dovrebbe compiere? Il 2045. Se l’idea di una macchina milioni di volte più intelligente dell’uomo vi spaventa, non siete soli. Kurzweil tuttavia, è ottimista al riguardo. L’intelligenza artificiale aiuterà l’uomo a risolvere problemi finora insormontabili, permettendo in futuro l’integrazione del cervello biologico umano con hardware e software esterni, che potrebbero permetterci di vivere potenzialmente all’infinito. Non solo quindi la scomparsa di Alzheimer e Parkinson, ma un miglioramento biologico totale dell’uomo.

Addirittura, secondo l’inventore, gli individui che vivranno per sempre sono già nati.

Ammesso che tutto questo sia vero, le nostre regole di etica dovranno completamente essere riscritte.

Come si comporta dio davanti ad una macchina che pensa? Che senso hanno paradiso e inferno se non si può più morire?

Domande che avevano senso solo davanti ad un falò, tra amici non proprio lucidi, potrebbero ad un tratto irrompere nelle nostre vite, creando vuoti e incertezze che l’uomo non è detto sia capace di colmare.

Nonostante ciò, resta un sapore amaro anche dopo la descrizione idilliaca di Kurzweil. Viene difficile pensare che tutto questo sarà gratis, tirando una linea netta di demarcazione tra gli individui migliorati, che beneficiano della tecnologia, e chi invece resta nel vecchio mondo, a combattere non solo l’invecchiamento e le malattie, ma anche le ingiustizie sociali create dal progresso.

Forse, è bene sperare che questa volta Kurzweil non ci abbia azzeccato.

Fonte immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ray_Kurzweil.jpg

A proposito di Massimiliano Masciarelli

Mi annoia quello che siamo ma mi affascina quello che saremo. Porgo l'orecchio al futuro e resto in ascolto. Il più delle volte sento solo rumore bianco. Le altre, scrivo.

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