Piracy Shield è la piattaforma nazionale gestita da AGCOM, attiva da inizio 2024, progettata per bloccare la pirateria online e il cosiddetto “pezzotto”, in particolare per gli eventi sportivi in streaming live. Questo sistema mira a oscurare i siti che trasmettono contenuti illegali entro 30 minuti dalla segnalazione.
La sua introduzione rappresenta un cambio di passo nella lotta alla pirateria, grazie a una stretta collaborazione tra i detentori dei diritti (come Lega Serie A e DAZN), i fornitori di servizi Internet (ISP) e l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM).
Indice dei contenuti
Come funziona Piracy Shield
Il funzionamento di Piracy Shield si basa su una piattaforma centralizzata gestita dall’AGCOM, dove i titolari dei diritti d’autore possono segnalare in tempo reale i servizi che stanno trasmettendo illegalmente un evento live. Una volta verificata la segnalazione, la piattaforma invia automaticamente un ordine di blocco a tutti gli Internet Service Provider (ISP) italiani. Questi sono tenuti a bloccare l’accesso alla fonte pirata, agendo sulla risoluzione dei nomi di dominio (DNS) e sull’instradamento degli indirizzi IP, entro 30 minuti. La prima grande prova è arrivata con la denuncia di alcuni siti di streaming segnalati da Dazn per la trasmissione non autorizzata di partite di calcio.
Quali sono i rischi e le multe per gli utenti?
La legge 93/2023, nota come “legge anti-pezzotto”, ha inasprito notevolmente le sanzioni sia per chi trasmette che per chi fruisce dei contenuti pirata. I rischi non sono più trascurabili e le multe possono essere molto elevate.
Soggetto | Sanzioni previste (legge 93/2023) |
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Chi trasmette i contenuti (il fornitore del “pezzotto”) | Reclusione da sei mesi a 3 anni e multa fino a 15.493 euro. |
Chi fruisce dei contenuti (l’utente finale) | Sanzione amministrativa che può arrivare fino a 5.000 euro. |
Le controversie: overblocking e questioni di privacy
L’implementazione di Piracy Shield non è stata esente da critiche. La preoccupazione principale riguarda il fenomeno dell’overblocking, ovvero il blocco accidentale di indirizzi IP che ospitano servizi perfettamente legittimi. A causa della fretta con cui il sistema deve agire, si sono verificati casi in cui sono stati oscurati indirizzi IP appartenenti a grandi network (CDN) come Cloudflare, causando disservizi a siti e applicazioni che non avevano nulla a che fare con la pirateria. Questo solleva importanti questioni sull’equilibrio tra la tutela del diritto d’autore e la libertà di accesso a Internet.
Basta una VPN per aggirare i blocchi del “pezzotto”?
Una VPN non è efficace per aggirare Piracy Shield, poiché il sistema blocca la fonte della trasmissione illegale a livello di rete nazionale degli ISP. Il blocco avviene direttamente sull’indirizzo IP del server pirata e non sulla connessione del singolo utente, quindi mascherare il proprio IP con una connessione VPN risulta inutile per accedere al contenuto bloccato. Una VPN può essere utile solo per accedere a siti web oscurati in Italia tramite blocco DNS, come alcuni portali Torrent, ma non ha effetto su un blocco IP capillare come quello implementato da Piracy Shield per gli eventi live.
Conclusioni sull’efficacia del sistema
In conclusione, Piracy Shield rappresenta un’innovazione tecnica e normativa significativa nella lotta contro la pirateria live in Italia. Basandosi sulla rapidità e sulla collaborazione, la piattaforma si pone come un modello per proteggere i contenuti digitali. Le sfide legate all’overblocking e al rispetto dei diritti digitali rimangono un punto di attenzione, ma l’impatto iniziale suggerisce un passo importante verso un ecosistema digitale più rispettoso del diritto d’autore, come previsto dalla legge 93/2023.
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Articolo aggiornato il: 25/09/2025