No, I’m not a human, sviluppato da Trioskaz e pubblicato da Critical Reflex il 18 settembre 2025 esclusivamente per Windows, è un videogioco indie horror molto particolare: non ci sono jumpscare, ambientazioni spaventose o killer spietati che inseguono il giocatore per la mappa; è una semplice visual novel in cui l’horror entra in casa senza preavviso.
In cosa consiste la trama?

No, I’m not a human è ambientato in un futuro distopico nel quale l’attività solare si è intensificata al punto da far aumentare esponenzialmente temperatura e luce sulla superficie terrestre. La FEMA dichiara la quarantena e invita gli abitanti della città a restare in casa e uscire solo durante la notte; ciò ha intensificato molto la criminalità e il numero di persone in cerca di un rifugio. La casa del protagonista, persona molto sola che conversa soltanto con il vicino di casa, si trova in periferia e diventa luogo perfetto per rifugiarsi. Proprio per questo, ogni notte bussano alla porta persone che chiedono di entrare.
Un gameplay paranoico

Oltre alla trama, ciò che rende il titolo memorabile è il gameplay: sta al giocatore capire se l’ospite è un essere umano oppure un Visitor, creature pericolose riemerse dal sottosuolo che prendono le sembianze di essere umani con l’unico obiettivo di uccidere. Se il giocatore decide di far entrare un ospite, può esaminarlo ulteriormente il giorno successivo
Il gameplay quindi si divide in due fasi:
- la notte, dove bisogna decidere se far entrare persone in casa o meno e si può guardare fuori dalle finestre;
- il giorno in cui si può interagire con gli altri oggetti in casa oppure parlare con gli ospiti per capire se sono Visitor o semplici persone indifese.
Guardando la televisione di giorno, il telegiornale fornisce al giocatore diversi indizi per identificare un Visitor: denti perfettamente bianchi, occhi rossi, unghie sporche e altro. Esaminare un ospite in casa richiede un punto energia; il protagonista ne ha soltanto tre e li può aumentare temporaneamente bevendo caffè o ripristinarli il giorno stesso fumando una sigaretta.
Cosa rende il gameplay paranoico? Il giocatore deve scegliere in base al suo giudizio, dopo aver analizzato un ospite, se spararlo o risparmiarlo. Qui bisogna fare attenzione: se si lasciano Visitor in vita, c’è il rischio che possano uccidere gli altri ospiti umani e il protagonista non può restare solo in casa.
Stile e atmosfera imparagonabili

No, I’m not a human alterna sequenze in 2D e in 3D, entrambe accompagnate da sensi di tristezza, paranoia e riflessione costanti dati dai colori prevalentemente freddi e dalle musiche (OST) profondamente malinconiche; questo è sicuramente da premiare. Il giocatore non poche volte può sentirsi in colpa o in ansia per le decisioni necessarie alla sopravvivenza. Ci sono diversi finali che variano in base alle interazioni con gli ospiti, di conseguenza non esistono scelte esclusivamente corrette o sbagliate. Ogni ospite, umano o Visitor, riesce a raccontare una propria storia.
Immersione rovinata da difetti tecnici
Il gioco è esente da problemi di ottimizzazione, tuttavia presenta diversi glitch grafici e non che impattano l’esperienza: cursore che resta su schermo, numeri di telefono inesistenti, calendario fermo al 31, ospiti che muoiono senza un movente specifico e salvataggi corrotti. A più di due mesi dall’uscita, questi problemi non risultano conclusi. Gli sviluppatori, tuttavia, promettono di rimediare con un piccolo DLC prossimo all’uscita.
In conclusione
No, I’m not a human è un gioco horror stile visual novel che potrebbe non piacere a tutti a causa di dover ricominciare più volte la storia per sbloccare tutti i finali. Nonostante questo e le difficoltà tecniche, può mettere a dura prova la capacità decisionale del giocatore.
Fonte immagini: pagina Steam del gioco

