Thymesia: il piccolo erede di Bloodborne e Sekiro

OverBorder Studio, con lo sviluppo di Thymesia, è riuscito a tirare fuori un prodotto che può regalare qualche emozione agli amanti del genere

Il mercato videoludico odierno è stato fortemente influenzato da Dark Souls, tant’è che sono sempre di più i giochi del sottogenere soulslike che strizzano l’occhio ai videogiochi di From Software. In questo mare di cloni senz’anima è difficile trovare giochi di questo genere divertenti da giocare e che abbiano comunque una forte identità autoriale. OverBorder Studio, con lo sviluppo di Thymesia, è riuscito a tirare fuori un prodotto che può regalare qualche emozione agli amanti del genere. In questo articolo cari lettori di Eroica Fenice parleremo di un titolo che, nonostante la breve durata, può essere molto soddisfacente soprattutto per i giocatori “orfani” di Bloodborne.

Un mondo al collasso

Le vicende di Thymesia prendono luogo nel regno di Ermes, un posto dal passato radioso che però è dilaniato da una catastrofica pestilenza. La causa di questa crisi è l’uso improprio dell’alchimia, pratica diffusissima in tutto il reame. Ormai le strade pullulano di infetti e di creature mostruose, la speranza che tutto possa tornare alla normalità si affievolisce sempre di più. Il nostro protagonista è Corvus, un guerriero estremamente abile che viaggia per il regno con l’unico scopo di trovare un rimedio che possa riportare tutto alla normalità. Il nostro eroe ha però perso la memoria: i ricordi di Corvus sono la chiave per mettere fine all’epidemia, perciò, è fondamentale che li ritrovi. Guidato dalla principessa di Ermes, una ragazzina saggia e misteriosa, il nostro protagonista dovrà rivivere il suo passato e affrontare nuovamente vecchi nemici.

Sciabola e artiglio

Oltre per le ambientazioni cupe e gotiche, Thymesia si avvicina molto ai Souls per il suo gameplay: nonostante le differenze strutturali si avrà la sensazione di giocare a un titolo From Software come Bloodborne o Sekiro. Il combact system del gioco si basa sulle due armi impugnate da Corvus: la sciabola e l’artiglio. La prima ci servirà a ferire i nemici, la seconda a rendere permanenti i danni inflitti con la sciabola. La più grande differenza tra Thymesia e gli altri soulslike è la presenza di due barre della vita per i nemici: questi si potranno riprendere dalle proprie ferite; perciò, è fondamentale infliggergli “danni pestilenziali” sulla seconda barra che costituisce la vita effettiva dei nostri avversari. Il titolo invoglia quindi il giocatore ad avere un approccio aggressivo nei combattimenti, un po’ come succede in Bloodborne. Una piccola pecca è che il nostro equipaggiamento sarà lo stesso per tutto il gioco, ciononostante si possono avere diversi approcci all’avventura grazie all’albero delle abilità e alla possibilità di usare le “armi pestilenziali”, potenti armi o tecniche alchemiche che potremo sboccare e potenziare durante l’esperienza di gioco. Un’altra meccanica fondamentale del gioco è il sistema di parry: con il giusto tempismo il giocatore avrà la possibilità di deflettere i colpi dei nemici e crearsi un’opportunità per contrattaccare. Nonostante le belle premesse stiamo pur sempre parlando di un titolo Indie con risorse limitate, perciò la durata dell’esperienza di gioco è breve rispetto ad altri titoli AAA. Thymesia rimane comunque una piacevole sorpresa che può regalare qualche ora di gioco spensierata agli amanti del genere.

Fonte immagini: scatti personali

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