All’ombra dei fichidindia di Pier Luigi Luisi | Recensione

All’ombra dei fichidindia: storie elbane quasi tutte vere di Pier Luigi Luisi è – nelle parole di Paolo Ferruzzi – un Cent’anni di solitudine in cui si contano storie locali minime ma al tempo stesso universali in quanto vi si parla d’amore, di gelosia e di sentimenti accesi.

All’ombra dei fichidindia – Recensione

Rio Marina. Finire dell’Ottocento.

Dopo due interminabili giorni di viaggio Vito Michele Luisi e suo figlio Giovanni giungono a destinazione, spauriti e provati dalla traversata: nonostante l’evidente paradosso – Rio Marina è un piccolo borgo di pescatori e minatori dell’Isola d’Elba – giurano a sé stessi di non rimettere mai più piede su una barca.

I due sono scortati da alcuni finanzieri: l’Isola non è una tappa del loro tour, ma il luogo scelto dalle autorità per il confino di Vito, nota figura di anarchico e agitatore sociale. Ai due è fatto obbligo di ritiro  presso il Dormitorio (o Dormentorio) del luogo, un gigantesco edificio a picco sul mare, ma è loro concesso passeggiare per Rio Marina senza tuttavia spingersi oltre la zona di Cavo (da capo, promontorio), un paesino di poche case a poca distanza dal centro abitato.

Rio Marina – oggi confluita con Rio nell’Elba nel comune di Rio – era già nota agli Etruschi per le risorse minerarie. Si tratta, infatti, di uno dei più noti centri di estrazione e lavorazione del ferro dell’Isola e dell’intero territorio nazionale. Il passato minerario di Rio Marina sopravvive ancora nella fisionomia del borgo, nei pontili – dismessi – per il caricamento dei materiali sulle navi, nelle strade ferrate per il loro trasporto, nelle rovine di altiforni e magazzini. Non è un caso che ci si soffermi su questo punto; il lavoro in miniera segnerà profondamente le esistenze dei personaggi di Luisi e sarà spesso causa di disordini e svolte imprevedute nella storia politica del paese.

Ma abbiamo lasciato i nostri sul molo, il Maresciallo ad accoglierli. Nella sua (iniziale) magnanimità egli concede loro un primo giro del paese. Si apre, a questo punto, dinanzi agli occhi del lettore una giostra di colori, una festa di urla gaie. Fumi densi si levano da pentoloni lasciati a cuocere sul carbone, capannelli di gente sostano dinanzi ai banchetti per valutare la qualità della mercanzia; è giorno di mercato a Rio Marina. Su tutti si eleva dolciastro e penetrante il profumo dei fichi d’India.

Si diparte da qui, dal centro del paese, il racconto di tre generazioni di elbani, filtrato attraverso la voce limpida dell’autore che di Vito Michele, quell’uomo burbero e solido di cui abbiamo fatto la conoscenza, è pronipote. Lo sguardo innamorato di Pier Luigi Luisi ci snocciola i casi di quanti ebbe modo di conoscere durante l’infanzia elbana. Confluiscono nell’opera anche i numerosi racconti che l’autore, bambino, ascoltò dalla viva voce di cari e amici in quell’atmosfera intima e domestica che doveva renderlo insofferente e impaziente d’uscire all’aria.

Erano sempre le stesse storie, raccontate con gli stessi dettagli, con le stesse esclamazioni di meraviglia come se si trattasse della prima volta, con gli stessi commenti che facevano un gioco, o forse un rito antico. “Ma ti ricordi di Poldo?” “E cosa disse allora Mario detto Brucia-capanne?” […] Non capii a lungo questo desiderio strano, inaspettato, di raccogliere tutte queste storie e trovarne anche gli angoli che erano rimasti nascosti… Davvero una specie di frenesia. […]Una sorta di spiegazione a questo strano moto dell’anima mi venne un giorno, quando, scrivendo le storie, feci dire a uno dei protagonisti: “gli uomini sono come gli alberi, hanno bisogno di radici, di un pezzo di terra cui abbarbicarsi…”

 

Ma pure un attentissimo lavoro di ricerca e ricostruzione è alla base di All’ombra dei fichidindia: Pier Luigi Luisi ha interrogato persone e documenti, i cui riferimenti sono puntualmente indicati nelle note.

Il racconto di Luisi si snoda attraverso un carosello di voci, una galleria di ritratti dolenti ma dignitosi, magistralmente caratterizzati benché la loro esistenza nel racconto sia giocoforza breve. L’autore consegna alla Letteratura i ritratti  di Filomena di San Piero – granitica figura di donna emancipata – e delle sue figlie, quella dell’infelice Pietro e del suo fedele asino Bastiano. I volti degli operai delle miniere riesi, continuamente vessati e indotti alla speranza dagli scioperi e dalle agitazioni del 1911, le figure storiche di Pietro Gori e Alfredo Marneggi, quelli dei maghi e delle streghe di Capoliveri. Su tutti si staglia il profilo altero di una donna provata ma fierissima: l’Elba.

Degno di nota il fatto che il testo sia stato prefato da Dante Isella, notissimo e stimato critico e filologo che l’autore ebbe modo di conoscere duranti gli anni di insegnamento al Politecnico di Zurigo e a cui ebbe modo di sottoporre alcuni dei racconti elbani che possiamo oggi leggere grazie al lavoro dell’editore Medea e di Scritturaatuttotondo. Ulteriore testimonianza, questa, del valore della scrittura di Luisi.

Corredano il testo splendide foto d’epoca provenienti dagli archivi storici di Piombino e le illustrazioni di Hong Zhang.

Biografia dell’autore

Pier Luigi Luisi è un chimico e un docente universitario di livello  internazionale. È autore di numerosi testi di argomento scientifico,  pubblicati in diverse lingue, come Sull’origine della vita e della  biodiversità (Mondadori, 2013)  e Vita  e  Natura.  Una  visione  sistemica (Aboca,  2020), scritto a quattro mani con Fritjof Capra. L’editore Medea  ha  recentemente dato alle stampe un suo romanzo per ragazzi, L’isola degli animali che non ci furono. Alcune sue opere di narrativa sono pubblicate solo in lingua inglese, come la raccolta di racconti Tales of Tomorrow e il romanzo The Calm Flashes of the Mind. All’ombra dei fichidindia è il suo ultimo lavoro.

Immagine di copertina: Scritturaatuttotondo

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A proposito di Angela Paone

Diplomata all'Accademia di Belle Arti. "Non ho paura di perdermi perchè non ho la più pallida idea di dove sto andando".

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