Autoreferenzialità, il dramma che crea lo stallo nei percorsi di crescita personale

Con autoreferenzialità si vuole intendere in questo contesto l’isolamento da tutto ciò che può determinare un confronto e uno scambio utile all’espressione e alla conoscenza della propria persona, qualcosa che anziché avvenire in comunione con ciò che ci circonda metta al centro l’individuo da solo con le sue auto-valutazioni, i suoi pensieri in una condizione immobile, e la sua “referenza”.

Negli ultimi anni una delle maggiori difficoltà a cui siamo andati incontro è stata proprio quella dell’essere privati del contatto con gli altri – ma più in generale col resto del mondo – che purtroppo non si è ridotta ad una situazione di isolamento in quel momento ma emergono sempre di più retaggi da un punto di vista emotivo che stanno avendo conseguenze importanti nel presente.

Scambiarsi opinioni con gli altri, incontrare persone, fare esperienze di qualsiasi genere – quelle di cui si è cominciato ad avere paura – sono tutte dinamiche che ci accompagnano nella nostra crescita personale e che non solo rafforzano il nostro senso di espressione e di identità, ma spesso ci aiutano a trovare la nostra strada, soprattutto in momenti di crisi e confusione come quello che abbiamo appena attraversato e che in realtà per motivi diversi ancora stiamo vivendo. Proprio per questo motivo accade che molti quasi tendano a stabilizzare il proprio percorso di crescita personale o addirittura abbiano perso di vista i loro obiettivi, abituati ad una situazione in cui la “normalità” giornaliera era già preziosa così com’era.

Autoreferenzialità è quando un pensiero non espresso non si fortifica, un progetto pensato non viene messo in atto per mancanza di contatti o poca fiducia in sé stessi, quando il passo di trasferirsi non viene fatto perché sembra una cosa impossibile, quando si prende coscienza di avere bisogno di vivere contesti in cui si ha la possibilità di stare a contatto con le persone – o di più con sé stessi – ma non se ne ha l’opportunità nell’immediato perché isolamento il più delle volte significa meno informazione, meno appoggio e poca motivazione a fare.

Tutto ciò in cui c’è autoreferenzialità in qualche modo diventa ad un certo punto sterile, non consente il passo determinante che permette di evolvere e arrivare al livello successivo della conoscenza di sé.

La persistenza di questa crisi sociale e identitaria non è una novità per la storia, la filosofia e la psicologia sociale, ma per chi vive questi traumi invece può essere più complicato comprendere che sia normale sentirsi in stallo nel proprio percorso e quale sia la chiave su cui puntare per uscire da un loop che ormai sembra essere entrato nella vita di molti.

Succede che i problemi da risolvere per sbloccare il nostro processo di evoluzione possono sembrare taluni, in realtà questi spesso non sono altro che una rappresentazione di un malessere che riguarda la mancata o incompleta espressione della propria persona, proprio per assenza o presenza limitata di stimoli. É per questo motivo che per trovare il punto di svolta bisogna andare dritti al centro rispetto ai propri bisogni e quindi analizzarsi. Lavorare sulle “manifestazioni” è un dispendio di energie che stanca prima ancora di comprendere quale sia il punto verso cui indirizzarle.

“Autoreferenzialità” può essere intesa come una cosa positiva soltanto se la si pensa come un impegno personale a guardarsi dentro, ma intesa nei termini sopradescritti (una volta compreso che da lì partono una serie di processi involutivi) è al contrario di questa che ci si deve affidare, cioè alla possibilità di creare rete con gli altri, di cimentarsi in qualsiasi esperienza che consenta di conoscersi meglio, ma soprattutto creare quei punti di contatto con sé stessi che permettono di diventare chi si vuole essere, in questa vita.

É dedicarci a quella passione che abbiamo sempre accantonato, fare quel viaggio che visualizziamo da anni, organizzare cose solo per il gusto di farle e di vivere momenti unici, creare intorno a noi quella realtà che solo a pensarla ci faceva sentire vivi, con un dono di energie il cui pensiero bastava a darci la carica per dargli forma, ritrovarla. Agire in una determinata direzione, e fare, per il solo scopo di sentirci espressi!

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