Antonella Perrotta, Giuè e la Calabria

Antonella Perrotta

Si chiamava Giosuè. Come il Poeta. Ma non sapeva chi fosse il Poeta.” Con queste parole si apre il primo romanzo di Antonella Perrotta, Giuè (Ferrari editore), dal nome del protagonista. Ambientato negli anni del primo dopoguerra, racconta, appunto, la storia di Giuè Palmitano, giovanissimo contadino nato e cresciuto nelle campagne tra Paola e San Lucido. Terra aspra e dura, ricca di oliveti che scendono verso il mare, accarezzati dal sole scottante e dalla salsedine portata dal vento. Questa l’ambientazione che Antonella Perrotta ha scelto per il suo romanzo, e che lei, nata e cresciuta a Paola, conosce tanto bene da riuscire a trasmetterne l’atmosfera attraverso immagini dal tratto quasi impressionistico. La storia di questo contadino diventa così una delicata e potente analisi dell’ipocrisia, della giustizia mancata, dell’indifferenza ma anche delle diverse strategie che ogni individuo adotta di fronte alle avversità della vita.

Giuè. La trama del romanzo di Antonella Perrotta

La trama di Giué prende spunto da un caso giudiziario realmente avvenuto nel 1920, ma diventa l’occasione per rappresentare tutte le contraddizioni di questa terra così affascinante e terribile allo stesso tempo. Prima di metterci di fronte all’episodio centrale del romanzo, cioè un omicidio (forse politico) avvenuto durante i festeggiamenti del Primo Maggio 1920 a Paola, l’autrice ci racconta i retroscena di questo piccolo paese tra la costa e i monti, in cui le beghe politiche si confondono e si sovrappongono a quelle personali. Così, nelle prime pagine del romanzo, il lettore viene messo al corrente dei rapporti, ben poco idilliaci, che intercorrono tra Giuè Palmitano, che vuol essere “un’isola che se ne sta per i fatti suoi”, Santino Frangipane, iscritto al  Partito Popolare e proprietario delle terre confinanti con i Palmitano, e Filippo Mastropinto, che era candidato alle elezioni proprio con i popolari e sostenuto dal Frangipane. Tra i retroscena, che la Perrotta riporta con una gradevole coloritura dialettale che li rende ancora più realistici, ritroviamo anche i rapporti tesi che intercorrono tra socialisti e popolari, tensioni che sfociano, durante i festeggiamenti del Primo Maggio 1920, in un omicidio. Qui si apre la parte centrale e più corposa del romanzo, quella che ruota intorno alle indagini per risalire al colpevole dei fatti. Ed è qui che si concentrano tutti gli eventi che avranno un terribile impatto sulla vita di Giuè e della sua famiglia.

L’uomo può essere un’isola?

Questa è la domanda che scaturisce dalla lettura di Giuè. Il protagonista del romanzo vuole disperatamente esserlo, desidera vivere tranquillo nel suo terreno, con la sua famiglia, i suoi figli e i suoi olivi. Ma, come fa notare Celestina, con parole intrise di saggezza atavica, “pure le isole, anche se non ci vogliono credere, sono terraferma, tali e quali ai continenti, e ai continenti devono rendere conto”. Il sogno di indipendenza di Giuè è, dunque, un’utopia, il desiderio di un uomo puro nel cuore. E proprio la sua purezza si scontra con il mondo, che è formato da continenti che continuamente si scontrano tra di loro, trascinandosi dietro le povere piccole isole. Il romanzo della Perrotta dimostra che, ieri come oggi, sono sempre i deboli a rimetterci, mentre i poteri forti giocano con le vite degli altri. Fanno e disfanno a loro piacimento, pilotando i fatti e i pensieri per raggiungere i propri scopi.

L’autrice

Antonella Perrotta nasce in Calabria, dove vive e lavora. Laureata in Giurisprudenza, appassionata da sempre di storia, scrittura e letteratura, ha applicato al suo primo romanzo, Giué, i suoi interessi e le sue competenze: documentarsi, confrontarsi con le fonti, intrecciare la realtà a  fatti di pura immaginazione. I suoi racconti sono presenti in volumi collettanei.

 

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