Barbara Cagni: Per sempre, altrove | Recensione

Barbara cagni

Barbara Cagni, autrice milanese, presenta il suo nuovo lavoro edito e pubblicato da Fazi editore, Per sempre, altrove, in uscita dal 21 aprile 2022 in tutte le librerie.

La trama di Per sempre, altrove di Barbara Cagni

Una famiglia di contadini del Veneto conduce una vita sostanzialmente tranquilla, nonostante gli stenti. All’improvviso, però, giunge una telefonata a spezzare la quiete e da quel momento niente sarà più come prima: chiamano dalla Svizzera, più precisamente da Zurigo, per avvisare i genitori che la loro figlia diciannovenne Berta, stabilitasi lì da qualche anno per lavorare, ha bisogno di cure perché ha dato segni evidenti di squilibri mentali. Berta, infatti, è altrove: ride e bisbiglia tra sé e sé, come se seguisse un filo di pensieri visibile solo a lei, perdendosi spesso trasognata nel guardare il paesaggio fuori dalla finestra. Il suo essere ormai irraggiungibile catalizza le attenzioni di tutta la famiglia ed il loro circoscritto dramma familiare si alterna con le preoccupazioni degli eventi storici di quegli anni difficili dal 1955 al 1963, all’insegna dei movimenti migratori alla ricerca di speranze vane.

Per sempre, altrove di Barbara Cagni è un romanzo che accoglie in sé la tenerezza della quotidianità di una famiglia – intesa non solo come insieme di legami di sangue ma anche come intreccio di sentimenti d’amore e di affetto – e l’incedere inesorabile degli eventi della storia su uno sfondo capace di permeare le vite dei personaggi. È l’epoca delle migrazioni, i giovani soprattutto abbandonano le loro terre per tentare la fortuna in luoghi che promettono il mondo ma non danno niente. Questa dura realtà, fatta di condizioni lavorative disumane, di povertà e di speranze confessate al vento, cammina di pari passo con il dramma di Berta, sottoposta a cure terribili e misteriose tra le mura del manicomio. Due prospettive apparentemente diverse, da un lato quello della storia e dall’altro quello della narrazione della vicenda madre del romanzo, ma accomunate entrambe dal loro essere altrove: altrove sono quelli che lasciano tutto costretti ad andare via per cercare di stare bene e altrove è Berta, persa chissà dove.

Per sempre, altrove è un romanzo che tocca temi complessi e lo fa con la dolcezza del punto di vista della narratrice che parte con l’essere una bambina e finisce di narrare diventata ormai una signorina. È un libro che non urla né riversa sulla pagina le sue parole, ma si racconta con la delizia di un tempo scandito lentamente. Il lettore avverte l’importanza di quei temi talvolta crudi, tra i quali l’emigrazione ed i tabù legati ai disturbi mentali, ma come se fosse un segreto confessato al suo cuore intenerito. Eppure, in mezzo a tanto dolore emergono stabili e duraturi nei loro per sempre i valori dei personaggi che animano il romanzo: la consapevolezza delle proprie radici, seppur costretti ad allontanarsi, la forza dei legami familiari, tra i quali è di una sconfinata dolcezza il rapporto tra Berta e la sua sorellina narratrice della storia, la forza di affrontare le assenze di chi non c’è più e l’energia dell’amore. In questa vivacità costantemente vibrante, Per sempre, altrove pone il suo focus soprattutto sulle donne, quelle che in un modo o in un altro conducono una sottile ribellione all’imperativo che le vuole vedere soltanto come mogli e madri costrette in casa.

Per sempre, altrove, allora, è una storia che parla di forza e di quell’autenticità in ciò che non viene detto: vere risultano le intese tra gli sguardi di donne che vanno avanti con la loro tempra e veri sono i silenzi di Berta, custode di un qualcosa di tanto profondo quanto inaccessibile, partita per sempre in un mondo migliore altrove.

Fonte immagine di copertina: Fazi Editore

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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