Vi siete mai chiesti se c’è un modo etico, impeccabile e indolore di uccidere qualcuno?
Magari quel qualcuno è quel capo autorevole, o una collega che vi fa blackmailing, o un avido produttore di Hollywood… insomma, quella persona la cui eliminazione porterebbe solo progressi per la società.
Ecco, vi siete mai chiesti se esiste una scuola che vi insegna a fare ciò: far sparire per sempre coloro che odiate?
“Come uccidere il tuo capo” di Rupert Holmes (nomen omen di uno scrittore emergente rimasto sotto i radar), titolo italiano di The McMasters Guide to Homicide: A Novel, è un romanzo dal titolo senz’altro accattivante, un miscuglio ben dosato di thriller, noir, commedia e critica sociale. Dimenticate tutto quello che sapete circa gli omicidi: in questo libro la cancellazione, termine tecnico per le uccisioni usato all’Accademia McMasters su cui discuteremo più avanti, è trattata come un’arte, e come tale è imperativo possedere un criterio, un’esecuzione e un risultato impeccabile.
La trama (con spoiler)
“Come uccidere il tuo capo” segue esattamente tre studenti della McMasters, accademia basata interamente sull’ancestrale arte dell’uccisione, i cui criteri di scelta, così come la sua ubicazione, sono pressoché sconosciuti al lettore – possono entrare tutti purché abbiano una persona da uccidere e un motivo per farlo – nei loro studi e nell’esecuzione dell’uccisione da loro selezionata.
Saranno queste le domande a cui uno studente della McMasters viene sottoposto affinché possa essere selezionato e possa immatricolarsi come esecutore, qualora voleste considerare di provare ad entrare:
Questo omicidio è necessario?
Avete dato al bersaglio l’opportunità di redimersi?
Il vostro gesto farà soffrire qualche innocente?
Questa cancellazione migliorerà la vita di altre persone?
Se rispondete a tutte queste domande nell’ordine esatto di “sì, sì, no, sì”, allora è il momento di cominciare.
In “Come uccidere il tuo capo”, il “diabolico romanzo per aspiranti assassini“, vengono analizzati tre casi studio dei più eccellenti (o forse) esecutori dell’accademia, con tre punti di vista che, capitolo dopo capitolo, si alternano in un vortice di vendetta.
Il primo sarà Cliff Iverson, ingegnere aeronautico geniale, che potremmo designare come protagonista dell’opera in quanto il fulcro della narrazione si incentra principalmente su di lui e la sua lotta con Merrill Fiedler, il suo capo dalla passione per le visite extra orarie al suo ufficio, il blackmailing e la truffa, prendendosi tutto il merito di un modello per un nuovo jet ideato e disegnato da Iverson e il suo collega. Cliff verrà licenziato per uno scandalo ideato dallo stesso Fiedler, motivazione per la quale la rabbia di Cliff sarà tale da fargli pianificare la sua morte perfetta. Il primo tentato omicidio, enfatizziamo il tentato in quanto fallisce, porta Cliff ad essere selezionato ed istruito alla McMasters.
La seconda di cui ci occuperemo sarà Doria Maye, il cui esecutando, o vittima, sarà Leonid Kosta, spregevole top produttore di Hollywood, che impedisce lei di tornare alla gloria dei suoi film semplicemente perché la maturità ha sfiorito il viso della povera Doria, e provvedendo lei una sola condizione per tornare al suo vecchio successo: quello di intrattenere rapporti sessuali con lui. Doria non vede alcuna soluzione all’infuori dell’ucciderlo, con lettere falsificate e tranelli degni di una grande star del cinema.
Il terzo caso che viene analizzato prevede la vendetta di Gemma Lindley, infermiera che viene minacciata dalla sua nuova ed inesperta collega circa degli aspetti familiari segreti, il tutto per scavalcare la scaletta sociale ospedaliera. Gemma è costretta a mettere a tacere questa donna spregevole.
Cosa piace di “Come uccidere il tuo capo” di Rupert Holmes
Chiunque pensi che le uccisioni siano meschine e macabre, evidentemente non ha mai avuto l’occasione di dare una sbirciatina a questo libro: l’incalzante ritmo che intervalla le tre testimonianze, nonché di quella proveniente dal diario di Cliff Iverson in prima persona e quelle delle due laureande Gemma e Doria, frizzanti e coinvolgenti in terza persona, lascia il lettore nella brezza dei gesti estremi, solitamente fatti in preda all’agitazione, mentre vengono eseguiti con calcoli che non lasciano margini di errore; una nuova narrazione leggera e briosa che ridefinisce cosa significa parlare di vita, cosa significa parlare di morte e cosa significa parlare del passaggio forzato e volontario per mano di altrui dalla vita alla morte.
Un romanzo che in sé non si prende troppo sul serio, una boccata d’aria intrigante e seducente, con descrizioni della struttura scolastica e le lezioni tenutesi alla McMasters, che fanno sentire il lettore come se fosse nel pieno di un semestre alla famigerata scuola di omicidi, con tanto di “discussione di tesi” dei suoi più brillanti esecutori. Centodieci e lode a Rupert Holmes.
Fonte immagine: Einaudi.