Harmonicas, Harps and Heavy Breathers – Una storia in dieci fori | Recensione

Dieci fori

Dieci fori, infinite possibilità: è questa la convinzione che sembra permeare Harmonicas, Harps and Heavy Breathers, affascinante compendio di storia dell’armonica a bocca. La chiarezza espositiva del volume non ne mina lo slancio divulgativo ed enciclopedico né priva di appeal il racconto, tra le righe, delle vicende sviluppatesi intorno a dinastie di inventori, costruttori, musicisti colti e popolari, artisti di matrice tradizionale e di vocazione sperimentale.
Muovendo dagli antenati dello strumento, Kim Field, non solo scrittore, ma anche straordinario musicista, il quale ha condiviso la scena con leggende del blues come Muddy Waters e Stevie Ray Vaughan, descrive, passando dalle forme ancestrali dell’Oriente alle innovazioni di casa Buschmann ed Honher, lo sviluppo evolutivo della “scatoletta” a dieci fori via via fattasi largo tra le strade della musica classica, del blues, del jazz, del country, del folk, del rock, del pop e del soul. 

Strumento popolare per eccellenza, estremamente portatile e pertanto emblema del viaggio, dal suono collettivamente identitario eppur intimamente personale, più vicino di altri alla voce umana ed alle peculiarità intrinseche di chi lo impugna, l’armonica viene raccontata, pagina dopo pagina, attraverso frammenti di interviste, elementi di scienza musicale, aneddoti ed accurati dettagli storico-discografici. Tra lo sviluppo delle tecniche di esecuzione e la graduale acquisizione di una dignità pressoché accademica, il più piccolo tra gli strumenti non tradisce le sue origini e continua a proporre infinite combinazioni espressive, dispiegate attraverso una forma di respirazione naturale che lo distingue dai fiati della famiglia di cui fa parte e che lo rende, ad un primo approccio, più semplice da conoscere ma più complesso da studiare.
Kim Field ne è ben consapevole, e propone un ricco elenco di artisti i quali raccontano, spesso con parole proprie, l’incontro con lo strumento e l’inevitabile rivoluzione esistenziale che da questo è scaturita. La prima armonica suonata ad istinto, la ricerca più o meno improvvisata di metodi per alimentare le proprie abilità, la scoperta e la ricerca continua di nuovi linguaggi: un ciclo di crescita che accomuna tutti gli armonicisti, dalla fase Pre-War ove gli stessi mescolano melodie a sofisticate emulazioni di suoni della natura, fino ai successivi scenari in cui i dieci fori trovano facile integrazione in nuove trame sonore, destreggiandosi tra orchestrazioni e sistemi di amplificazione, dapprima culminati nel tipico sound del Chicago Blues, per poi suggerire ulteriori ed inediti orizzonti nei quali la sperimentazione andrà a piè pari con i fondamentali cambiamenti sociali determinati da globalizzazione e trasformazioni tecnologiche.

L’opera propone altresì una bella appendice fotografica che assurge a sintesi della lunga storia raccontata, mostrando immagini documentaristiche come quella dei primi modelli progettati da Matthias Honher ed altre, a tratti poetiche, come quella di Junior Wells che tiene una lezione a Mick Jagger dei Rolling Stones. Ed ancora, in conclusione, presenta una discografia, una bibliografia nonché un elenco di siti web interamente a tema.
Costantemente aggiornato nelle sue diverse edizioni, questo volume, immancabile nella biblioteca di ogni appassionato di armonica, lascia intravedere ad ogni pubblicazione la possibilità di continuare a raccontare una storia destinata a perdurare, tra “respiri forti” che suggeriscono mondi sonori ancora da esplorare.

 

Foto immagine in evidenza: ©Dick Waterman

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A proposito di Mirko Ambrosio

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