I soldati piangono di notte, Ana María Matute | Recensione

I soldati piangono di notte - Ana Maria Matute | Recensione

Dopo Ricordo di un’isola (Primera Memoria) del 1959 in cui i ricordi della guerra dal punto di vista di Matia, una giovane aristocratica bugiardella che percepisce la realtà dei fatti contemporanei solo come un eco,  attraverso i racconti di chi la circonda, ma che ben presto si scontrerà con una realtà brutta e cruda, nel suo secondo romanzo della Trilogia sulla guerra civile spagnola, I soldati piangono di notte (Los soldados lloran de noche) edito da Fazi Editore, Ana María Matute nuovamente sottolinea l’importanza del collegamento tra passato e presente.

La narrazione delle vicende viene scissa dall’uso della prima e terza persona che fa allontanare il lettore dalla vicenda popolare, locale e lo guida in un discorso più universale, in cui si sottolinea l’importanza che il passato ha inevitabilmente e totalmente sul presente.

Questo articolo contiene spoiler!

L’autrice

Ana María Matute, 1926 Barcellona, è una scrittrice pluripremiata nonché fondamentale esponente della letteratura novecentesca spagnola. Dal primo romanzo pubblicato a soli ventidue anni (Los Abel) è giunta, dopo essersi aggiudicata i più prestigiosi premi per la letteratura spagnola, anche alla candidatura per premio Nobel. Nelle sue opere narra principalmente di ciò che più l’ha formata da giovane: la guerra civile spagnola, che ha personalmente vissuto anche attraverso le esperienze dei suoi genitori. I sentimenti a cui era stata esposta, l’odio e la morte, misti ad eventi drammatici e alla miseria che ha toccato con mano, costituiscono lo stile dei suoi scritti e compongono opere volte alla difesa e al l’esaltazione delle condizioni dei più deboli. La trilogia di Matute, I mercanti (Los mercaderes), la quale narra di vicende ambientate ai tempi della guerra civile spagnola è composta da Racconto di un’isola (Primera memoria, 1959),  I soldati piangono di notte (Los soldados lloran de noche, 1964) e La trappola (La trampa, 1969). Venuta a mancare nel 2014, lascia come ultimo scritto Paradiso inhabitado, 2008.

Trama di I soldati piangono di notte

Manuel ci viene presentato fin da subito come un giovane cresciuto in balia di un passato che ritorna e lo travolge lasciandolo letteralmente inerte e impotente. Capace solo di andare avanti per inerzia, viene costretto, dalla madre e per via della povertà della famiglia, a riconoscere la paternità di un uomo orribile, Jorge di Son Major, obbligandolo a dimenticare la sua storia e le sue origini: un padre adottivo, l’uomo che lo aveva cresciuto e amato nonostante tutto, José Taronji, morto ammazzato. Con tutta una infanzia alle spalle, a cui viene costantemente rimandato da piccoli episodi, aneddoti, odori, sapori vissuti in un tempo lontano, Manuel procede, nonostante tutto, nelle sue giornate. Prende parte al funerale, festival dell’omertà di quell’uomo che, tutti detestavano per via del male che disseminava, ma al quale tutti presero parte, lui compreso.

Quell’uomo che ora doveva definire padre era stato il mandante dell’omicidio del padre, e di altri tre uomini: due fratelli e Alejandro Zarco, chiamato da tutti Jeza. Quest’ultimo, incarcerato, viene poi in seguito giustiziato, lasciando moglie e figlio ignari di tutto. Proprio la moglie di Jeza, Manuel, decide di andarla a cercare e di comunicarle, in maniera poco sensibile, quanto accaduto, così da non lasciarla ancora speranzosa o in attesa di un ritorno che non avverrà più. Marta, la donna di Jeza, era la vedova inconsolabile di soli ventidue anni e con così tanto rancore tenuto dentro e nessuno con cui parlare, che si lasciò andare con Manuel, il quale l’aveva portata nella casa che ormai era sua, ereditata da Jorge, ma in cui si era ripromesso che non avrebbe mai vissuto.

Un’infanzia passata nell’ombra, nascosta e segregata dalla madre, affinché l’uomo giovane di cui era invaghita, Raùl, non scoprisse che avesse una figlia così grande. La paura della madre di Marta, celata dietro ad una apparente protezione morbosa, forse realmente era quella di proteggerla dall’innamorarsi dell’uomo che lei stessa amava, per proteggerla da quella creatura bestiale che avrebbe potuto rovinarla a sua volta, così come aveva già fatto con lei.

E questa paura purtroppo prenderà forma: Marta, in un atto di ribellione a queste costrizioni, si taglia i capelli e decide di evadere, letteralmente. Nella sua evasione fuori dall’albergo della madre, il quale era solo una copertura per affari loschi che ella gestiva con Raùl e un’altra donna, sua fidata consigliera, incontra proprio lui, l’uomo della madre. Da quella sera si incontreranno tutte le sere, fino a fuggire poi per 3 giorni insieme e infine, ad essere scoperti dalla madre di Marta.

In questo fiume di confessioni Manuel è lì che ascolta tutto e, nonostante si venga a creare una situazione che spezza le credenze iniziali che egli aveva su Marta, giungono invece a crearsi nuove certezze basate sulla conoscenza reale di quella donna, di cui tanto aveva sentito (malamente) parlare, ma della quale non conosceva nulla. Tutto ciò era possibile grazie a Jeza, uomo che ha significato per entrambi così tanto in vita, ma che allo stesso tempo, li guiderà significativamente verso la loro morte.

Nei racconti di Marta sulla sua fuga con Raùl, la sua “vita” con lui, che era pur sempre una ennesima reclusione, giungiamo lentamente al suo incontro con Jeza, l’uomo che voleva rivoluzionare un paese, cambiarlo; l’uomo che non parlava mai, ma che in realtà ti avvelenava con le sue parole, ancor di più con le sue idee, l’uomo che Marta, senza sapere perché, si ritrova a seguire ciecamente, decidendo di non allontanarsi più da lui.

Ed è proprio durante questo scambio di ricordi, questo far rivivere il grande Jeza attraverso le sue parole, che la donna e Manuel, fanno ritorno nei luoghi della guerra, dove, infine, il presagio di morte di Marta troverà la sua risoluzione.

Lo stile

I soldati piangono di notte è caratterizzato da una mano capace di avvolgerti in descrizioni intricate, ricche di simbologie legate agli eventi che stanno vivendo i personaggi e pregne di emozioni e sentimenti descritti in maniera magistrale per farti esattamente sentire ciò che sente il personaggio, che in realtà quasi sicuramente è lo stesso sentimento che il lettore ha già provato in situazioni analoghe.

Sentimenti quali:

– La morte, che ti lascia attonito come Manuel, solo, senza più alcuna speranza, con addosso solo i ricordi legati a quella persona e con i conseguenti pensieri riguardanti il fatto che tu, quella persona, non la vedrai, vivrai, sentirai, toccherai più. Quindi la morte diventa un marcatore di tempo che separa il prima dal dopo, perché sì, vi è un dopo ed è la parte più dura da realizzare: il continuare a vivere nonostante la morte delle persone amate.

– L’amore, che se in gioventù sembra essere un qualcosa di indefinito e informe, con l’età e l’esperienza – anche la poca esperienza di vita di Marta – si impara a riconoscerlo e a seguirlo, anche in capo al mondo.

– La vita, che chi può dire di averla davvero vissuta appieno? Questi due giovani accomunati da un passato incerto, nascono già col marchio dell’ignoto addosso ed è con esso che vivranno le loro brevi esistenze all’insegna della scoperta di ciò che significa vivere davvero, attraverso l’atto della morte.

Conclusioni

“I soldati piangono di notte” è  un racconto intriso di analogie naturali, che riportano la memoria ad una infanzia mai vissuta, a vite mai vissute, ma che vengono raccontate con una dettagliata analisi tale da immergerci totalmente nel brodo primordiale che é la scrittura di Ana Maria Matute. La ricchezza di emozioni descritte lascia proprio trasparire la presenza, dietro al romanzo, di una autrice che ha vissuto e che sa di cosa parla.

La complessa analisi delle luci, del riverbero dei suoni, della polvere che vibra nell’aria e degli odori che quasi pare di sentirli a nostra volta leggendo, sono tutti condimenti unici ed imprescindibili di questa dolorosissima ricetta che è la sua narrazione di una storia sanguinaria, violenta e dolorosa.

Fonte Immagine: “I soldati piangono di notte”, Fazi Editore.

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