Il bambino e il cane, Hase Seishū | Recensione

«Tamon lo guardò dritto negli occhi. Sembrava che riuscisse a vedergli in fondo al cuore […] tu hai il potere di portarci in paradiso, me, la mamma e Mayumi» – dal capitolo I de Il bambino e il cane.

Afferma questo Kazumasa, il protagonista del primo racconto de Il bambino e il cane, pubblicato nel 2020 e creato dalla penna di Hase Seishū (馳星周), pseudonimo di Toshihito Bando (坂東齢人), scrittore giapponese che divenne celebre per aver contribuito attivamente alla realizzazione delle storie del famoso franchise videoludico Yakuza (in particolare nel primo e secondo titolo). Molti suoi romanzi sono stati inoltre adattati sotto forma di film asiatici tra i quali The City of Lost Souls, diretto da Takashi Miike. Hase Seishū è una delle voci più interessanti della letteratura giapponese contemporanea, vincitore per giunta del prestigioso premio Naoki nel 2020 proprio grazie alla stesura di questo romanzo. 

 Chi è Tamon?

Tamon è un cane, per la precisione un pastore tedesco smarrito con una semplice targhetta col suo nome attaccata al collo. Viene trovato un giorno dal giovane Kazumasa, che lo accoglie a braccia aperte e diventa una preziosa compagnia per la madre affetta da demenza. Inizia così il lungo viaggio di Tamon durato cinque anni, da Kamaishi a Kumamoto, in cui incontra nuove persone, divenendo per loro un mamori-gami (angelo protettore), un’ancora di salvezza capace di infondere conforto e fiducia. Nonostante questo, Tamon continua sempre a dirigere lo sguardo verso sud, come se fosse attratto da qualcosa…o da qualcuno.

Sebbene le premesse della trama possano portare alla solita storia cliché melodrammatica, è importante sottolineare come le vicende siano ambientate in un Giappone insolito: ci troviamo difatti in uno scenario quasi apocalittico, sei mesi dopo che il terribile terremoto ed il conseguente tsunami del 2011 hanno completamente devastato l’isola di Honshū. Si tratta di un incidente senza precedenti, che ha causato oltre ventimila vittime ed oltre duemilacinquecento dispersi. I personaggi, infatti, non mancano certo di ricordare al lettore tutto questo, il quale viene trasportato nelle loro vite, prendendo atto di come esse siano cambiate in seguito a questo evento. Nel primo racconto, ad esempio, si viene a conoscenza del fatto che la madre di Kazumasa soffre di demenza, che si aggrava molto più rapidamente in seguito a questi disastri; la sua famiglia soffre inoltre di gravi problemi economici, ed impossibilitati a vendere la propria casa a causa del disastro, lui e la sorella Mayumi non possono permettersi di far ricoverare la madre in un centro specializzato. Questo porta Kazumasa ad entrare in un circolo malavitoso che avrà serie conseguenze sulla sua vita.

Caratteristiche del romanzo

Il libro è strutturato in vari racconti differenti, tutti scollegati fra loro, che narrano del viaggio intrapreso da Tamon, delle sue nuove conoscenze e dei suoi addii. La sua figura funge da anima traghettatrice che guida il lettore nelle vite di varie persone, ognuno coi suoi problemi, e mostra come, tramite il suo bellissimo pelo lucente, possa cambiare le loro esistenze.
Anche il nome del cane non sembra essere un caso: si rifà ad una figura legata alla mitologia buddhista, Tamon-Ten, divinità e guardiano del Nord. Diventa, perciò, ancora più significativo questo suo viaggio verso sud, nel cercare di raggiungere una meta che rimane oscura al lettore fino alla fine.

«Un cane è un cane. Non è una persona. Eppure Yaichi sapeva che i cani capivano le persone, che erano delle creature speciali donate da Dio, o da Buddha, a quelle folli creature che erano gli uomini» –dal capitolo Il vecchio e il cane

Qual è la peculiarità de Il bambino e il cane?

Un grande merito del libro è sicuramente l’ampia gamma di persone a cui può essere rivolto, possiede infatti il grande pregio di trattare tematiche estremamente complesse (omicidio, prostituzione, caducità della vita umana, malattia, morte) e narrarle con grande delicatezza, riuscendo nell’ardua impresa di renderle accessibili a tutti, come un grande specchio che riflette specularmente tutte le angosce e le insicurezze dell’animo umano.
Menzione d’onore anche per il lavoro svolto da Antonietta Pastore, una delle traduttrici di riferimento nel panorama italiano, che ha portato nelle nostre librerie tutti i capolavori di Haruki Mukarami, Osamu Dazai e Natsume Sōseki.
Il bambino e il cane è una storia con più identità, che passa cautamente dal sentimentale al grim cupo, dal thriller al drammatico, ove lo scrittore mostra grande perizia nel riuscire a cogliere le sfaccettature di ogni genere e fonderle in un unico racconto.

«An amazing, beautiful book . . . It shows how one dog’s dignified presence can bring connection and love to a fractured world» ―Cat Warren, New York Times, autore del bestseller What the dog knows

In definitiva, è anche un libro su un cane. Per chi ama storie sugli animali potrebbe trovare pane per i propri denti, con la consapevolezza, tuttavia, che Il bambino e il cane è un racconto affascinante e suggestivo, con un finale struggente, sullo sfondo di un Giappone messo a nudo delle sue debolezze, che cerca disperatamente aiuto, ma che è pronto ad essere salvato da un semplice pastore tedesco.

Immagine in evidenza: copertina del libro, fonte: lafeltrinelli.it

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A proposito di Bassano Vincenzo

Laureato in Lingue e Culture Comparate presso l'Università L'Orientale di Napoli. Attualmente laureando magistrale in lingua e letteratura giapponese. Grande appassionato di cinema, videogiochi, anime e fumetti.

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