Si può iniziare a parlare di romanzo di formazione nel XVIII secolo, quando si fa strada un nuovo genere letterario che potremmo definire romanzo pedagogico. “Émile ou De l’éducation” di Rousseau (1762) ne è l’esempio. Nel ‘700 vengono rivalutate l’infanzia e l’adolescenza come momenti fondamentali per la formazione dell’individuo. Gli illuministi ritenevano che la letteratura avesse il compito di educare le nuove generazioni ai valori emersi dopo l’Antico Regime.
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Romanzo di formazione o Bildungsroman
La definizione utilizzata per questo genere letterario è “Bildungsroman” (dal tedesco), il cui sostantivo “Bildung” rinvia a formazione, istruzione e costruzione. Come analizzato da critici come Franco Moretti nel suo saggio “Il romanzo di formazione”, questo genere esplora il percorso di maturazione di un giovane. Da un lato, c’è la sua autodeterminazione; dall’altro, la società che impone vincoli. È proprio dal conflitto con il contesto sociale che il protagonista matura. Ogni formazione avviene da acquisizioni ma anche da perdite: perdita dell’innocenza, del disincanto, dell’ingenuità sono tappe fondamentali della crescita di cui il romanzo di formazione parla.
Periodo storico | Caratteristiche ed esempio chiave |
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Fine ‘700 (Classicismo tedesco) | L’eroe trova il suo posto nel mondo in armonia con la società. Esempio: “Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister” di Goethe. |
‘800 (Realismo francese) | Il protagonista entra in conflitto con la società borghese, spesso fallendo le sue ambizioni. Esempio: “Il rosso e il nero” di Stendhal. |
Inizio ‘900 (Modernismo) | La formazione diventa impossibile o si trasforma in un percorso interiore e regressivo. Esempio: “La coscienza di Zeno” di Svevo. |
Il romanzo di formazione nel Settecento e Ottocento
Il prototipo del genere è considerato “Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister” (1796) di Goethe. Per filosofi come Hegel, il romanzo di formazione classico riproduce la gioventù europea moderna che, inizialmente, lotta con l’ordine sociale ma che poi scende a compromessi. L’eroe, dopo aver perso i sogni, cresce e prende una posizione nel mondo borghese, spesso attraverso il matrimonio. Questa visione ottimistica cambia nell’Ottocento. Il protagonista di romanzi come “Il rosso e il nero” di Stendhal o “L’educazione sentimentale” di Flaubert rifiuta le convenzioni borghesi come unica via di realizzazione. La sua formazione è un percorso di disillusione, condizionato dal periodo storico e dal conflitto insanabile con la società.
Il crollo del Bildungsroman nel Novecento
Il 1919, anno della fine della Prima Guerra Mondiale, segnerebbe simbolicamente la crisi del genere, come analizzato dalla critica letteraria e da istituzioni come l’Enciclopedia Treccani. La guerra restituì un mondo di giovani provati e traumatizzati, per cui non avrebbe più avuto senso parlare di una formazione lineare e progressiva. L’individuo non è più un essere compatto, ma entra in una profonda crisi. Il romanzo modernista, infatti, si concentrerà non più sulla formazione, ma sulla regressione e sull’introspezione. Opere come “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo non raccontano più una crescita, ma l’impossibilità di essa, trasformando il Bildungsroman in un “anti-romanzo di formazione”.
Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay.com
Articolo aggiornato il: 13/09/2025