Intervista a Maurizio Rivera, autore del libro Semedamore

Intervista a Maurizio Rivera

Sarà presentato a Legnano, il libro d’esordio di Maurizio Rivera, Semedamore edito da Armando Curcio Editore. Il libro sarà presentato alla Libreria Nuova Terra in Via Giovanni Giolitti 14 Legnano (MI).

“Semedamore” è una prova d’autore matura e sorprendente. Lo stile di Maurizio Rivera unisce ritmo narrativo e profondità psicologica, alternando piani temporali e scenari internazionali con la fluidità di un film. Il romanzo incanta per la sua capacità di trasformare la memoria in racconto, l’amore in resistenza, la fragilità in forza creativa. Le pagine scorrono come fotogrammi, con atmosfere che spaziano dal lirismo di L’amore ai tempi del colera alla tensione emotiva dei romanzi di Ken Follett — autore citato in epigrafe con una frase emblematica: “Fidarsi di qualcuno è come tenere dell’acqua nelle mani chiuse a coppa: è facile perderla irrimediabilmente“.

La scrittura, nitida e visiva, ha il dono di parlare al cuore del lettore e insieme alla sua intelligenza emotiva. Ogni capitolo è un tassello di un mosaico universale che esplora le domande più intime: chi siamo senza memoria, cosa resta di un amore interrotto, quanto possiamo fidarci della vita.

semedamore maurizio riviera
Copertina del libro Semedamore di Maurizio Rivera (Ufficio Stampa)

Intervista a Maurizio Rivera

Il libro ha vinto il prestigioso premio Armando Curcio editore per la categoria emergenti. Com’è stato vincere un tale premio? Quali sono state le emozioni e la prima reazione a caldo?

Non me lo aspettavo assolutamente, anche perché faccio un altro mestiere (imprenditore) che mi assorbe completamente. Scrivo per passione e adoro quando le persone che conosco leggono quello che scrivo, ma non mi aspettavo di vincere un premio e nemmeno di piacere così tanto a chi legge. Vincere il premio in particolare è stata un’esperienza davvero nuova per me, molto emozionante, in un prestigioso teatro romano completamente gremito. Alla fine mi hanno fatto una breve video-intervista e mentre parlavo, apparentemente sciolto e disinvolto, sentivo la gola secca dall’emozione. Poi a freddo ho capito che non era successo niente di particolare, ma nel momento è stato molto forte.

Perché ha scelto proprio questo titolo? Quando e come le è venuto in mente?

 Il titolo originale era “Il seme di Esther e la Principessa Uzbeka” ma la mia editor mi ha spiegato quanto non fosse appropriato, poiché faceva immaginare una storia per bambini o comunque non il libro che ho scritto. Allora ho proposto “Semedamore” scritto così (tutto attaccato) poiché Esther (la nonna) e Alina (la principessa) nella storia fungono da catalizzatore dell’amore e benché così distanti e sconosciute, impersonano il collante geografico nella sublimazione dei luoghi un tempo amati e coltivati dalla nonna e in quelli internazionali frequentati dal protagonista Gianni. Quindi “il seme di Esther” dell’amore (dal passato) arriva fino ad Alina (nel presente-futuro) tramite Gianni. Ecco perché “Semedamore”.

Il mondo Orientale e i personaggi di  Maurizio Rivera

Il libro racconta in maniera efficace molti posti del mondo, soprattutto per ciò che concerne l’Oriente. La lega qualcosa in particolare all’Oriente? Perché?

Ho viaggiato in tutto il mondo, per il mio lavoro precedente come manager nelle multinazionali. L’oriente mi affascina più di altri posti poiché sottende una cultura completamente diversa dalla nostra e molto difficile da capire, quindi affascinante e misteriosa. Grandi civiltà passate si sono succedute in Oriente e in Asia Centrale in particolare; la famosa Via della Seta univa popoli e culture in epoche storiche molto diverse dalla nostra e in cui viaggi e conoscenze tra i popoli non erano quasi possibili. In Asia centrale questa commistione ha generato ovviamente molta conoscenza e molte tradizioni; trovo che sia davvero molto affascinante e misterioso. E poi c’è l’Amore, nella sua accezione più completa, e quello (per fortuna) non si può spiegare!

I personaggi principali sono Alina e Gianni. Quanto c’è di Gianni in lei? E quanto di lei c’è in Gianni? In cosa siete diversi? In cosa siete simili?

A questa domanda devo rispondere in modo un po’ misterioso poiché credo sia importante che il lettore possa mantenere una sua personale dose di immaginazione e fantasia, oltre che di interpretazione. Quello che credo io può non avere importanza poiché è la mia percezione che non necessariamente può corrispondere alla realtà, posto che di realtà ne esista una sola. Ad ogni modo Gianni racchiude in sé una parte di me e una parte inventata, quindi complessivamente è un personaggio inventato che vive di vita propria. È stato creato unendo caratteristiche della mia persona con quelle di altre persone che ho conosciuto, quindi è un Avatar di come vorrei o potrei essere. È cocciuto e determinato come me, passionale quasi come me, ma è molto più integerrimo e fedele ai suoi valori di quanto lo può essere una persona normalmente fallace, come spesso può capitarmi di essere. Eppure nemmeno Gianni è come Esther (la nonna), emblema perfetto dell’Amore puro.

Maurizio Rivera autore di Semedamore
Maurizio Rivera, autore del libro (fornita da lui)

Il mondo naturale e generazioni a confronto

Il suo romanzo racconta in maniera impattante la bellezza di una “vita di campagna”. Quanto è importante secondo lei la natura? E in che modo possiamo proteggerla?

L’unico modo sicuro per proteggerla è quello di estinguerci. So bene quanto  possa essere crudo e in parte provocatorio questo concetto. Penso davvero però che l’uomo si stia dimostrando essere l’animale più stupido del pianeta anziché il più intelligente, come crede di essere. La Natura ha un’intelligenza perfetta, magica. Nessuno ne conosce o può dimostrarne la provenienza. L’uomo, così come gli animali, ne ha profondamente bisogno. Gli animali lo sanno e lo riconoscono. E la rispettano. Noi spesso la rifuggiamo, senza accorgerci di quanto ci fa male; riusciamo persino a distruggerla continuamente! Incomprensibile davvero. Personalmente della natura non posso fare a meno. Esther ha vissuto cent’anni cercando di trasmettere questo a tutti, nel suo modo leggero e profondo allo stesso tempo. E lo fa anche nel libro, dovremmo ascoltarla!

“Semedamore” racconta sostanzialmente di tre generazioni a confronto. A quale periodo storico si sente più affine e perché?

 Sicuramente agli anni settanta! Perché la vita senza i cellulari e senza i social e senza internet era decisamente migliore, più a misura d’uomo. I valori erano condivisi e profondi. Il progresso concedeva a tutti l’aspirazione di ascesa nelle classi sociali, un’idea di meritocrazia era più o meno condivisa, anche nel Paese del “Mi manda Picone”. Eppure quelli della mia generazione dovrebbero riflettere sul fatto che è stato proprio in quell’epoca che si sono fatti i danni più profondi, di cui oggi si vedono tristemente i risultati. La nostalgia per quegli anni però è come l’Amore, non si può spiegare, si può “solo” sentire.

“Semedamore” potrebbe essere considerato una favola per adulti. A chi consiglia e perché questo romanzo?

A tutti quelli che non si arrendono all’idea di non sognare (quindi a tutti spero). A tutti quelli che credono ancora nell’ Amore (quindi a tutti spero). A tutti quelli che vogliono viaggiare con la fantasia (quindi a tutti spero). A tutti quelli che vogliono dare un senso alla loro vita (quindi a tutti spero). E, infine, a tutti quelli che hanno capito che conta solo quanto Amore diamo, quindi spero davvero a tutti!

Il progetto Terre des Hommes

Il suo libro sostiene i progetti di Terre des Hommes. Come mai questa scelta?

 Il guadagno derivante dalla vendita di questo libro è totalmente devoluto ai progetti di Terre Des Hommes “in-difesa” dei diritti dei bambini nel mondo. “Semedamore” è quindi certificato da TDH come Libro Sostenibile. La scelta nasce dal fatto che quello che è superfluo per noi (per me in questo caso) diventa vitale per qualcun altro. Conosco bene La Presidente  di TDH Italia, è un’amica di famiglia da quando ero un bambino. So per certo quello che fanno nel mondo. Inoltre loro documentano tutto e lo condividono con chiunque. I loro conti sono in chiaro. Le loro missioni sono magiche, li adoro. Hanno da parte mia una profonda ammirazione e stima; non solo la Presidente che conosco e la bravissima figlia, ma tutti loro, tutti. I miei genitori mi avevano insegnato che la beneficenza deve essere anonima. E ne capisco benissimo il senso. Alcune persone che ne hanno fatto la loro professione mi hanno però insegnato (con i fatti, senza dirmelo) che invece condividere è fondamentale perché risveglia le coscienze di tutte le persone di buon cuore che sono bloccate da tanti altri fattori.

Questo romanzo potrebbe considerarsi il suo libro d’esordio. Pensa di aver aspettato tanto per esordire o che sia semplicemente il momento giusto?

È esattamente successo nel momento giusto e nel modo giusto. Così come doveva andare. In modo naturale e semplice.

Oltre la scrittura, quali sono le altre sue passioni?

Gli scacchi, l’amicizia, le persone (tra cui le donne sicuramente più interessanti), la psicologia, il tennis, il coaching, la lettura.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Il fattore a cui sono più interessato in assoluto è lasciare un segno nelle persone che incontro. È un progetto più presente che futuro, ma ovviamente molto proiettato nel futuro. La questione si sublima ovviamente nella genitorialità, il che è “self-explanatory” come dicono i britannici. Nel frattempo ho scritto un altro romanzo, ma non posso svelare nulla per il momento. Tranne il titolo, quello si può dire (anche perché non so ancora se è definitivo): “Donne sotto scacco”.

Fonte immagine in evidenza: Ufficio stampa

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