La mummia, tra graphic novel ed eccentricità vittoriane

La mummia, tra graphic novel ed eccentricità vittoriane

La mummia è una graphic novel disegnata da Dino Battaglia ed edita dalla Nicola Pesce editore. L’autore, di origini veneziane, viene definito da Hugo Pratt, padre di Corto Maltese, “Maestro dei Maestri”, sia per per la grande quantità di opere pubblicate sia perché – nel suo genere, il fantastico – è tra i più bravi fumettisti italiani. Tra i premi più prestigiosi da lui conseguiti vi è “Miglior disegnatore straniero”, ottenuto nel 1975, che gli ha permesso di fregiarsi del titolo di primo italiano ad aver conferito un simile riconoscimento al Festival International de la Bande Dessinée d’Angoulême.

Per i suoi lavori ha assunto i panni di traduttore d’eccezione di molti scrittori romantici e novecenteschi come Poe, Hoffman, Lovecraft, Borges e Stevenson, che hanno inevitabilmente influenzato la costruzione di uno dei suoi personaggi più complessi: l’Ispettore Coke. Certo non mancano le caratteristiche tipiche dei protagonisti dei generi polizieschi, dal cipiglio severo e il volto ombroso, che si riscontrano in personaggi come il celeberrimo Sherlock Holmes; nonostante ciò riesce a discostarsene, regalandogli un’individualità che si fa notare. Riflessivo e umano, sono gli aggettivi più adatti a descrivere le sue peculiarità.

La trama de La mummia e le eccentricità di una società borghese del XVIII secolo

La vicenda si svolge a Londra, nei primi anni del XX secolo, dove un assassino lascia dietro di sé una serie di vittime (sempre prostitute) dal volto sfregiato. Il richiamo metaletterario è lampante, dove il modus operandi e il target sono gli stessi di Jack lo Squartatore. L’Ispettore di Scottland Yard, chiamato a investigare, ha un’intuizione ed è sul punto di catturare il criminale. Quest’ultimo però viene trovato completamente dissanguato, sul ciglio di una strada. Qualcuno è intervenuto e il colpevole sembra essere una creatura ricoperta interamente da bende e proveniente dall’Egitto.

L’opera consta di una prefazione e di una postfazione. Entambe sono particolarmente interessanti e ricche di aneddoti legati sia all’autore che al genere fantastico. Una piccola parte è dedicata a una serie di abitudini assunte dalla società occidentale della Londra vittoriana, che costituiscono l’eccentricità di una classe sociale intenzionata a emergere a ogni costo. Intorno al 1799 esplose infatti l’Egittomania e molti esponenti della borghesia inglese, per acquisire maggiore prestigio, iniziò a comprare mummie e sarcofagi, che, durante feste private ed esclusive, venivano sbendate. Le prime, soprattutto quelle dei gatti ritrovati sepolti assieme ai propri padroni, venivano impiegate in contesti oggi inimmaginabili. Un esempio? Venivano bruciate al posto del carbone o, dalle bende, estratti esotici profumi. Queste ed altre affascinanti curiosità sono accuratamente descritte nella cornice di un disegno sfumato e nebbioso, che rende perfettamente l’idea del contesto tetro e gotico da cui prende vita.

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A proposito di Francesca Paola Esposito

Napoletana. Già laureata in Lettere Moderne alla Federico II, attualmente iscritta a Scienze storiche allo stesso ateneo. Vivo nel sospetto di aver imparato prima a leggere, poi a camminare. Certo è che da quel momento non ho più smesso.

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