La signora delle storie, la riscoperta di Amy Witting

recensione de la signora delle storie

La signora delle storie è un romanzo scritto nel 1977 da Amy Witting, pseudonimo di Joan Austral Fraser, edito per la prima volta in italiano da Garzanti nel 2021. L’autrice australiana sceglie il cognome Witting come sinonimo di consapevolezza, per rappresentare il suo spirito assertivo.
Raggiunge la notorietà solo nel 1990 con il romanzo I for Isobel, edito in Italia da Garzanti con il titolo La lettrice testarda (2020).

La signora delle storie, trama

Ambientato a Bangoree, La signora delle storie (in lingua originale The Visit) narra le vicende di un gruppo di abitanti dell’Australia rurale, che si riuniscono, in un gruppo teatrale, per mettere in scena Finale di partita di Samuel Beckett. Tra i partecipanti c’è Naomi, acuta e appassionata bibliotecaria, che viene contattata per scrivere un dossier su Roderick Fitzallan, poeta di culto, che parrebbe aver passato proprio parte della sua vita a Bangoree e, soprattutto, aver dedicato alcune delle sue poesie a una misteriosa donna del luogo. L’euforia di Naomi contagia anche Barbara, sua cara amica e confidente. La ricerca spasmodica dell’amante sconosciuta di Fitzallan diventerà il centro delle loro vite e del loro gruppo, tanto da sconvolgerne la loro esistenza.

Un romanzo senza tempo

Il romanzo gira intorno a due figure misteriose, Fitzallan e la sua amante. Amy Witting riesce a delineare la sua trama attorno a quello che non c’è ed è intangibile per il lettore e i personaggi stessi. Il fantasma di Roderick Fitzallan e della sua musa permeano le pagine del libro, senza che appaiano mai davvero o agiscano direttamente. La loro presenza non aleggia semplicemente sulla vita dei residenti di una tranquilla cittadina, ma impatta e influisce sulla loro quotidianità, con esiti disarmanti.

La Witting riesce a creare pathos dalla fascinazione di tutti gli abitanti di Bangoree per la vita di un poeta, grazie alla sacralità della Poesia. La signora delle storie è un romanzo corale, non ha personaggi secondari le cui vite sono al servizio di quelle dei principali.
Ogni storia viene delineata e approfondita senza lasciare nulla al caso, facendo però trapelare quella sottile linea di non detto e di ambiguità, che rende la lettura un vero gioiello per gli amanti dei finali enigmatici. È impossibile non immergersi nella piccola città di Bangoree e non appassionarsi alle vite normali, ma straordinarie, dei suoi abitanti.
Amy Witting parla della normalità, la trama del romanzo risulta estremamente semplice, come le storie che descrive, ma l’acume con cui parla di vite estremamente regolari rende questo romanzo un capolavoro contemporaneo che non ha goduto della popolarità che avrebbe meritato.

D’altronde i temi avanguardistici trattati  lo trasformano  un’opera senza tempo.
Fiore all’occhiello della sua narrazione è il suo tratteggiare donne forti, difficili e complesse con naturalezza, senza forzature. Ognuna è diversa dall’altra e non aderiscono a stereotipi di genere ben noti. 
Nonostante siano passati quasi 35 anni dalla sua prima pubblicazione, le protagoniste de La signora delle storie compiono azioni e assumono atteggiamenti difficili da digerire e comprendere, quasi destabilizzanti, ma risultano estremamente condivisibili. Sono sovversive, abbandonano i figli, tradiscono i mariti, mentono, subiscono abusi e si ribellano ed è proprio per questo che sono umane, vibranti e trascendono la pagina per vivere nella mente del lettore.

La signora delle storie è un romanzo brillante, dalla scrittura semplice ma incisiva. È impossibile non lasciarsi sedurre dalle vite degli abitanti di Bangoree.

Immagine a cura di Garzanti

A proposito di Dana Cappiello

Classe 1991, laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione. Ho sempre sentito l’esigenza di esprimermi, impiastricciando colori sui fogli. Quando però i pensieri hanno superato le mie maldestre capacità artistiche, ho iniziato a consumare decine di agende. Parlo molto e nel frattempo guardo serie tv e leggo libri.

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