La stanza di Giovanni di James Baldwin | Recensione

La stanza di Giovanni di James Baldwin | Recensione

La stanza di Giovanni, è il secondo romanzo di James Baldwin, pubblicato nel 1956. 

Nella sua opera, Baldwin presenta la storia di una relazione omosessuale che in realtà porta alla luce dinamiche ben più complesse di quella amorosa: un attento studio su cosa distingua l’essere bianco dall’essere nero, strettamente legato all’atteggiamento discriminatorio dell’America nei confronti delle minoranze sessuali oltre che razziali, è portato avanti grazie all’analisi dell’identità di David, il protagonista, e dei pregiudizi che egli stesso lascia vincere sulla propria persona.

L’autore: James Baldwin

James Arthur Baldwin (1924-1987) nasce ad Harlem e cresce in povertà tra le botte e le vessazioni del patrigno predicatore, in un’America ancora carica di discriminazione e segregazione. A 14 anni divide il suo tempo tra la biblioteca e una chiesa pentecostale dove, per tre anni, predica dal pulpito: per quanto non fosse a suo agio con l’insegnamento ecclesiastico, queste circostanze contribuiscono a far nascere in lui l’amore per la scrittura. Dopo aver abbandonato la carriera di predicatore, lavora per alcuni anni come recensore freelance. Grazie a Richard Wright ottiene una borsa di studio per Parigi, dove cominciò a scrivere e pubblicare diverse antologie letterarie.

I saggi dell’autore de La stanza di Giovanni tentano di educare su cosa significasse essere nero e rendono giustizia al dolore e alla frustrazione dei neri d’America, e il riconoscimento ufficiale di questo suo impegno può essere considerata la conquista della copertina del New York Times del 17 maggio 1963. Nonostante il suo impegno per la difesa dei diritti civili con una condotta pacifista e diretta al dialogo e all’ascolto, rifiutò sempre l’etichetta di attivista per i diritti civili: un cittadino, in quanto tale, non dovrebbe fare ricorso alla lotta per vedere riconosciuti dei diritti che gli spettano per natura. Baldwin muore a Saint-Paul-de-Vence a causa di un tumore allo stomaco, lasciandoci in eredità il suo ideale di amore senza confini e la sua appassionata difesa dei diritti civili, oltre ad una scrittura umanissima, potente e figlia della poesia.

La stanza di Giovanni

David, un giovane newyorkese, si trasferisce a Parigi nel tentativo di affrancarsi dalla vita da ragazzo perbene che sembra essergli stata cucita addosso così come Hella, la sua fidanzata, che nel frattempo va in Spagna per riflettere sulla loro storia. In un bar, David conosce Giovanni e ne rimane irrimediabilmente attratto. Da qui, dal primo momento in cui entra nella sua stanza, piccola e disordinata, saprà di essere perduto: diviso tra Hella, che incarna il desiderio di normalità, il sogno di una tranquilla vita americana, e Giovanni che invece è puro cuore e istinto, David sente passioni e bisogni taciuti riemergere e chiedere il conto.

La difesa della propria identità implica sempre una lotta dolorosa, e così è anche per David, la cui debolezza farà soffrire tutti quelli che lo amano e che lui stesso ama. La stanza di Giovanni è un libro di ricordi, e la stessa narrazione viene portata avanti dalla voce di David: il protagonista cerca di rimettere insieme la lunga e confusa serie di eventi per darvi un senso, e per rendere il tutto chiaro forse più per se stesso che per il lettore. La via della memoria, tuttavia, non consente una rappresentazione fedele alla realtà dei fatti: la memoria inciampa, presenta grosse falle, distorce il tempo, è capace di trasformare un odore in un’immagine ed è spesso vittima dell’autocommiserazione. David cerca disperatamente coerenza all’interno del suo vissuto e soprattutto del suo essere: come può un ragazzo eterosessuale e fidanzato sentirsi tanto attratto da un giovane ragazzo italiano?

David e l’America

David parla di se stesso come di un riflesso di tutti gli antenati che «hanno conquistato un continente, spingendosi attraverso pianure cariche di morte, finché non giunsero a un oceano che si affacciava dall’Europa verso un passato più oscuro». Baldwin descrive così come l’essere bianco di David sia un prodotto della storia, e il contesto in cui lui vive è un tipo di società etero-normativa e patriarcale che produce traumi per coloro che non rientrano nelle sue norme. Per il protagonista de La stanza di Giovanni è più importante dimostrare a se stesso la sua virilità come modellata dal padre, anche se ciò significa perdere e ferire le persone che ama: è una lotta contro se stesso, e con il ripercorrere la sua storia prova a rimediarsi una sorta di guarigione dai traumi che ha vissuto e che ha sempre cercato di dimenticare, come la morte di sua madre, il rifiuto di suo padre, o le sue tendenze omosessuali. Quello che ossessiona David sin dall’inizio e da cui tutta la storia prende le mosse è l’esecuzione di Giovanni. David, nel suo rimorso, sente di essere prigioniero del passato e spera che, raccontandolo a se stesso nel modo giusto, possa liberarsi e andare avanti nel futuro.

Fonte immagine: Wikimedia Commons

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