La Storia, di Elsa Morante | Recensione

La Storia

“La Storia” è il terzo romanzo di Elsa Morante, uscito nel 1974 per la casa editrice Einaudi, direttamente in edizione tascabile per volere della stessa autrice. L’autrice romana, tra le voci migliori e più apprezzate della letteratura italiana novecentesca, tornò a pubblicare un romanzo diciassette anni dopo l’uscita de “L’isola di Arturo”, che le valse l’ambito Premio Strega nel 1957; negli anni che intercorrono tra le uscite di questi due romanzi, Morante pubblicò diversi racconti, la maggior parte confluiti nella raccolta “Lo scialle andaluso”, e abbozzò un romanzo, “Senza i conforti della religione”, che però non vide mai la luce. Nel 1971 inizia la stesura del suo romanzo più ambizioso; una narrazione che parte dal Gennaio del 1941 e si conclude nell’estate del 1947, più di seicento pagine e decine di personaggi, in un romanzo corale che non ha un vero e proprio protagonista, ma si concentra principalmente sulle peripezie della famiglia Ramundo durante la Seconda Guerra Mondiale.

La Storia: trama e struttura

Ida Ramundo, vedova Mancuso, è una maestra di scuola elementare emigrata a Roma dalla Calabria dopo il matrimonio con Antonio, morto negli anni della guerra d’Etiopia. È madre di Nino, spesso chiamato “Ninnuzzo” o Ninnarieddu”, un giovane energico e fervente fascista, più per spirito di partecipazione che per convinzione ideologica, che trascorre la propria adolescenza girovagando per Roma con gli amici e sognando di poter partecipare anch’egli, un giorno, alla guerra in corso, dove conquistare gloria e fama.

Un giorno del Gennaio 1941, Ida viene stuprata da un militare tedesco di stanza nella capitale, che partirà per il fronte pochi giorni dopo e vi troverà la morte; da questo stuprò nascerà, prematuro, un bambino dagli occhi profondi e azzurrissimi, che verrà chiamato Giuseppe, come il padre di Ida, ma verrà successivamente soprannominato “Useppe”, dalla storpiatura che egli stesso fa del proprio nome. Il bambino farà ovviamente presto la conoscenza del fratellastro, che se ne innamorerà perdutamente e lo farà sporadicamente componente di alcune sue avventure successive; Nino infatti partirà per il fronte, dove si unirà però alla Resistenza, e tornerà di tanto in tanto a Roma dalla madre e dal fratellino, costretti a trasferirsi in un rifugio comune dopo aver perso la casa in un bombardamento, dove conosceranno vari personaggi, tra cui Carlo Vivaldi, (di cui in seguito si conoscerà il vero nome, Davide Segre) sfuggito ai nazisti e accampatosi a Roma.

Ogni capitolo del romanzo si apre con una cronologia degli eventi principali dell’anno preso in esame, tranne nel primo e nell’ultimo capitolo, che segnalano rispettivamente gli avvenimenti occorsi dall’inizio del secolo all’inizio della Seconda Guerra Mondiale e gli avvenimenti principali delle prime battute della Guerra Fredda. Il romanzo non si focalizza sulle battaglie, gli scontri o i gli accadimenti storici del conflitto; esso è preso come sfondo sul quale raccontare le vicende personali di Ida, di Useppe, di Nino, di Davide e di quelli che li circondano, le loro difficoltà nel sopravvivere in un paese sempre più dilaniato dalla guerra. Nessuno di loro c’entra niente con i campi di battaglia, con le decisioni prese da Hitler e Mussolini, o con gli incontri tra Churchill, Stalin e Roosevelt o Truman per ridefinire gli assetti del pianeta dopo la fine del conflitto; sono tutti vittime innocenti degli interessi di un’oligarchia che non si fa nessun problema a sacrificare le loro vite in nome di potere e di denaro. Poco importano le guerre ideologiche agli occhi di chi muore in un bombardamento o è costretto a rubare per dar da mangiare alla propria prole; tutti gli esseri umani, senza esclusione, fanno parte della Storia, eppure sono costretti ad uccidersi l’un l’altro per l’interesse di chi detiene il potere. È questo lo scandalo che Elsa Morante descrive nelle pagine del suo capolavoro, che è tale perché ha la capacità di portare alla ribalta la povera gente ed è uno schiaffo al potere costituito. Un’opera che non ha intento politico, anarchica nella propria concezione, provocatoria, divisiva, e capace di partorire personaggi memorabili ai quali è difficile, se non impossibile, non affezionarsi.

I personaggi

Tra questi, Nino e Davide sono legati indissolubilmente dal filo dell’anarchia, che in Davide si manifesta in maniera sistematica e precisa, ma senza la carica vitale che anima Nino; quest’ultimo è dapprima fascista, poi partigiano comunista ciecamente fedele alla rivoluzione proletaria, ma la sua anarchia si rivela alla fine della guerra, rifiutandosi di essere partecipe di qualsiasi cosa rappresenti il potere, desideroso di vivere un’esistenza libera, in giro per il mondo, amando la vita come più non si può.

Davide ha un’ideologia più organica rispetto a Nino, ed è proprio questa la causa della sua sofferenza, vedere che tutto quello in cui crede viene tradito e che i suoi ideali non vengono recepiti dai suoi compagni, come nel lungo discorso che perora nell’ultimo capitolo del romanzo. Davide è, inoltre, ebreo, e vedrà tutta la sua famiglia, che pur disprezzava a causa della loro appartenenza alla classe borghese, deportata, episodio che segnerà la sua permanenza nella Resistenza. Anche Ida è ebrea da parte di madre, e trascorrerà tutti gli anni della guerra nella paura di essere licenziata o che succeda qualcosa di male al suo Useppe, che vive un’infanzia nella quale, seppur in povertà, è circondato da persone che lo amano, Nino su tutti. Madre e figlio vivranno un’esistenza in simbiosi, nella quale Useppe tenterà di conoscere il mondo ma ne rimarrà sempre estraneo, a causa di un male la cui natura non sarà mai nota e che renderà ancor più tragiche le pagine de La Storia.

Gli animali de La Storia

Importanza non trascurabile hanno poi gli animali de “La Storia”, in particolare i due cani che Nino adotta poco dopo la nascita di Useppe e dopo la fine della guerra. Sia Blitz che Bella sono in grado di comunicare i loro pensieri agli esseri umani, ed entrambi assumeranno il ruolo di vera e propria balia nei confronti di Useppe, guidandolo nelle sue piccole grandi avventure in giro per il quartiere. Capaci di provare sentimenti puri e sinceri per i loro padroni, ameranno profondamente Nino e Useppe, fino all’ultimo istante. Sembra non esserci, per Elsa Morante, distinzione tra i sentimenti umani e quelli animali, anche loro vittime inermi dello scandalo “che dura da diecimila anni”.

Immagine in evidenza: Foto di Ylanite Koppens da Pixabay

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