La strada dei sogni, l’ultimo libro di Chiara Zanini (recensione)

La strada dei sogni

La strada dei sogni è il nuovo libro della giornalista e scrittrice milanese Chiara Zanini, già autrice del best seller “Cinque piedi e un funerale”, dedicato alla stella NBA Allen Iverson (Feltrinelli Editore). Il nuovo volume della Zanini, pubblicato a fine 2017 e realizzato in completa indipendenza editoriale (Youcanprint), si compone di tre racconti diversi, tutti uniti però da un filo comune: la strada. Le strade protagoniste della narrazione sono quelle di Napoli, Durban (Sudafrica) e Sarajevo.

Tre storie, ambientate in tre angoli diversi del mondo, molto distanti tra loro, in cui tutto parte dalla strada, della quale la scrittrice parla così nel prologo:

“C’è qualcosa di magico nel fare un pezzo di strada assieme, nella vicinanza dei corpi, nell’addomesticarsi a vicenda. La strada è un tipo di spazio e di tempo che giorno dopo giorno copre le distanze degli anni, delle menti, dei ricordi, riempiendo vuoti che si sono creati dentro di noi altrove. La strada qualche tempo fa era dove si diventava grandi, dove s’imparava ad unirsi al mondo, ciascuno con il proprio passo, chi più lento, chi lieve, chi goffo o chi defilato. Era in strada che si trovavano i sorrisi veri, le pacche sulla spalla, le sbucciature alle ginocchia, le merende che ungevano le mani, i silenzi pieni, le assenze, i ritorni, gli odori buoni, e una miriade di sogni inseguiti, abbandonati o infranti. (…) Qualche anno fa ho letto che la terra ruota attorno al proprio asse per un solo motivo: per farci avvicinare gli uni agli altri prima che sia troppo tardi. C’era una volta un tempo in cui le strade le davano una mano.”

La strada dei sogni di Chiara Zanini: Napoli, Durban, Sarajevo

Le prime strade che incontriamo sono quelle della Napoli dei primi anni ’80, in particolare del quartiere Secondigliano. Protagonista è Vincenzino, un bambino di otto anni con la passione per il calcio. La narrazione parte, non a caso, dall’estate del 1984 (per poi arrivare ai primi anni 2000), quella dell’arrivo a Napoli di Diego Armando Maradona. Vincenzino è convinto di essere il gemello del Pibe de Oro, ma gli amici lo chiamano Sandokan, per via della sua carnagione scura. Rosario è il suo migliore amico, ribattezzato Asso di Spade per il suo successo con le donne. Sarà lui a presentargli gli altri protagonisti del racconto: Domenico, soprannominato Dobberman, perché si attacca alle caviglie degli avversari e non le molla più e Cosimino, il più piccolo di tutti, ma troppo bravo a passare la palla per non far parte del gruppo. Diventeranno grandi insieme giocando a pallone tra i vicoli del loro quartiere e in una delle piazze più conosciute di Napoli, Piazza Dante.

“Voi sape’  cosa si fa in strada tutto ‘o tiempo?                                

  Si sogna. E poi si sogna in gruppo. Na cosa ca è capace ‘e sollevarti da terra.”

L’esperienza da giornalista sportiva della Zanini emerge molto in queste pagine, che fanno rivivere gli anni d’oro del Napoli calcio, quelli di Maradona e degli scudetti. E’ un racconto genuino quello fatto dall’autrice milanese che sceglie di inserire molti passaggi in dialetto partenopeo. Il fatto che la Zanini non sia napoletana si intuisce dal napoletano non proprio impeccabile; tuttavia, la sua abilità di scrittura e il divertente racconto da lei proposto ci fanno dimenticare e perdonare qualche piccola imprecisione.

Dalle strade di Napoli si passa successivamente a quelle di Durban, in Sudafrica; qui incontriamo Charlotte, un’insegnante che a quarant’anni ha deciso di abbandonare Chicago e lasciarsi alle spalle un matrimonio solo apparentemente perfetto, per ricostruire se stessa in un contesto nuovo, totalmente diverso da quello americano. Siamo nel 2001, dopo l’apartheid. Charlotte si ritrova a ricominciare tutto da capo; ora insegna alla St. Lucia Primary School ed ha una classe di 26 alunne: tredici bianche, tredici nere. Tre in particolare ruberanno il suo cuore, Ntosh, Kajal ed Elize. Avranno molto da imparare le une dalle altre.

 “Le nostre vite funzionano così, come i castelli di carta: basta una scelta posizionata male per dover ricominciare tutto da capo”

Anche questo secondo racconto de La strada dei sogni è ben scritto e scorre via veloce. La Zanini è particolarmente attenta all’introspezione psicologica dei personaggi e riesce a coinvolgere il lettore tenendolo incollato alle storie che narra. Bello, inoltre, il messaggio che passa, soprattutto leggendo questo secondo racconto: non bisogna mai perdere la speranza; si può cambiare rotta, ripartire, reinventarsi, anche se questo comporta ricominciare da zero.

Tuttavia, il massimo l’autrice lo dà nell’ultimo racconto, quello ambientato a Sarajevo. Siamo nei primi anni ’90, nel pieno della sanguinosa guerra in BosniaErzegovina; un cecchino entra in possesso del diario segreto di un bambino di dieci anni, Jasminko, che in quel quaderno in pelle nera, regalatogli dal padre, racconta la guerra vista con i suoi occhi e vissuta sulla sua pelle.

“Signora, credo che i miei genitori siano morti sotto ai bombardamenti. Mamma è sparita da tre mesi e papà era alla Biblioteca Nazionale quando è andata a fuoco.

Si è messa a piangere al posto mio: in guerra ognuno fa un po’ di quello che tocca all’altro e viceversa”.

Dopo la morte dei genitori, rimasto da solo con la sorellina Alika, Jasminko è costretto ad affrontare le strade di Sarajevo per racimolare cibo, mentre tutt’intorno piovono bombe. Un giorno, però, s’imbatte in un signore anziano e solitario, abile ad impagliare sedie, per questo da lui ribattezzato il Mago delle seggiole. Zoran, questo il suo nome, gli insegnerà ad impagliare sedie e non solo; diventerà il suo punto di riferimento.

“Quanto a Zoran, ormai lo conosco: io e lui abbiamo un piano a lungo periodo. O meglio prima era tutto suo, poi è stato così buono da imprestarmene un pezzo”

La Zanini in questo raccondo de La strada dei sogni sceglie di raccontare gli orrori della guerra cominciata nel 1992 in Bosnia-Erzegovina, attraverso gli occhi di un cecchino e di un bambino, lasciando che a parlare siano soprattutto i sentimenti e le emozioni del bimbo di 10 anni, raccolti tra le pagine del suo diario segreto, poi perduto e finito nelle mani del tiratore scelto. Il risultato è davvero notevole. Questo racconto vale tutto il libro. Impeccabile ed emozionante, difficile non restarne colpiti.

“Papà dice che ci si abitua tutto; io credo che ci si abitui solo alle cose brutte, perché le cose belle non durano mai a sufficienza”

Tre luoghi, una sola strada: quella delle emozioni e dei sogni

E’ un’appassionante percorso emotivo quello che si vive leggendo “La strada dei sogni” di Chiara Zanini; il primo racconto (Secondigliano, Napoli, Italia. 1984-2000) regala sorrisi e attimi di nostalgia, il secondo (Durban, Sudafrica, 2001) perle di saggezza e momenti di riflessione, il terzo (Sarajevo, Bosnia-Erzegovina. 1992-1996) ci fa provare un mix di sentimenti contrastanti: rabbia, speranza, paura, scoramento, coraggio, dolcezza, amarezza, senso di impotenza e, ci si commuove anche, più volte.

Grazie allo stile di scrittura asciutto, personale, vero ed immediato della Zanini è facile provare empatia verso i personaggi che ci presenta, entrare a contatto con le loro emozioni e “vivere” i luoghi in cui sono ambientate le loro vite.

Tre storie che ci insegnano che vale sempre la pena continuare a sognare, ripartire, sperare, immaginare, anche quando l’immediato futuro è offuscato da una grande nube nera che ostacola il cammino.

Lettura consigliatissima!

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A proposito di Antonella Sica

Napoletana, laureata in Comunicazione pubblica, sociale e politica alla Federico II. Giornalista pubblicista; appassionata di musica, sport, attualità, comunicazione. Ama scrivere, fotografare, creare lavorando all'uncinetto e a punto croce. Realizza bijoux a crochet utilizzando anche materiale di riciclo.

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