L’ultima città dell’impero di Breccia. Recensione

L'ultima città dell'impero di Breccia. Recensione

L’ultima città dell’impero è un libro di Gastone Breccia, edito da Newton Compton.

Trama

Chrysopolis, la grande capitale dell’impero, è assediata dall’esercito del sultano Mehmet. Mentre i combattimenti continuano, nella città condannata la popolazione prova a difendere quel che resta della propria quotidianità. Tra i bombardamenti e le notizie sempre più disperate, Andreas Hoffmann, un tranquillo funzionario civile, sta vivendo un amore impossibile che lo trascina nel vortice della storia e lo porta a comprendere il senso della propria esistenza. Racconterà, in una sorta di diario, gli ultimi giorni di Chrysopolis: una storia di guerra e amore, ma anche amicizia, passione, sacrificio. Chrysopolis diventa il simbolo di tutte quelle città che hanno conosciuto l’orrore della decadenza.

L’ultima città dell’impero è un libro estremamente avvincente che sa conquistare grazie ad una serie di eventi ed elementi interni alla narrazione e tutto si concretizza in modo dettagliato.

L’ultima città dell’impero: romanzo storico o di formazione?

Si tratta di un romanzo difficile da classificare. Non è un libro di caratura storica, anche se si fa riferimento a Costantinopoli e tutto è reale, dagli episodi che caratterizzano la città alla sua decadenza.
Inoltre, numerosi sono i richiami all’impero austro-ungarico, riscontrabili soprattutto nei nomi dei personaggi. Una serie di caratteristiche che convergono verso un’impronta storica, che però non è del tutto tale. In fondo è proprio questo il potere della scrittura, quello di riuscire a creare mondi, non necessariamente reali- si può dire misti – nati da una mescolanza di caratteristiche ed identità. Attraversare dunque ogni limite temporale, pur non spostandosi: è ciò che accade leggendo le pagine di questo affascinante romanzo. L’ultima città dell’impero è tutto ciò ed altro ancora… tanto altro.

L’autore, Gastone Breccia, è uno storico e ciò si comprende perfettamente sin dalla prima pagina, soprattutto grazie al modo accurato con cui descrive tutto, ogni vicenda, ogni episodio
Andreas Hoffmann, il personaggio cardine de L’ultima città dell’impero, è un borghese intellettuale, presentato dall’autore come atipico, diverso dagli altri, a tratti anche un po’ antipatico, almeno inizialmente (anche se poi proseguendo nella lettura si capirà il motivo di certi atteggiamenti).
Non si tratta certamente di un eroe, ma di una persona che si trova improvvisamente coinvolta e travolta da una serie di fattori negativi, non convergenti, ai quali risponde provando a scoprire se stesso.
Il protagonista, dunque, affida i propri pensieri ad un manooscritto, una sorta di diario autobiografico, dove riporta tutto (nel vero senso della parola) e proprio questo  “escamotage” aiuterà il lettore a comprendere ciò che succede dal punto di vista storico, ma anche sociale, culturale e personale.

Ognuno può riconoscersi in quelle parole, grazie a tantissimi dettagli, innumerevoli riferimenti ed anche stati d’animo, sentimenti e suggestioni.

L’ultima città dell’impero è un romanzo da leggere tutto d’un fiato lasciandosi coinvolgere senza remore, facendo in modo che il susseguirsi degli eventi, quanto accade, possa alimentare la fantasia, colorandola d’immaginazione, catapultandosi all’interno della storia. 

 

Immagine in evidenza: Newton Compton Editori

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