L’ultima diva di Flaminia Marinaro I Recensione

L' ultima diva

Recensione de L’ultima diva, opera prima della giornalista e critica Flaminia Marinaro pubblicata da Fazi Editore.

Fazi editore ha pubblicato L’ultima diva, primo romanzo di Flaminia Marinaro. Laureata in giurisprudenza, è conduttrice radiofonica e giornalista per diverse testate, tra cui Il Foglio. È esperta di moda e cinema e lo studio di questi due ambiti ha portato alla pubblicazione de L’ultima diva, romanzo che ripercorre la biografia di Elena Seracini Vitiello, nota con lo pseudonimo di Francesca Bertini (1892 – 1985).

L’ultima diva – Recensione

Il romanzo ripercorre la vita di Francesca Bertini dall’infanzia fino alla maturità. Originaria di Prato, trascorse l’infanzia a Napoli. Il destino vuole che la sua compagna di scuola fosse Maria Scarpetta, figlia di Edoardo Scarpetta, che la fece debuttare sul palco e le dette anche il nome d’arte con cui verrà conosciuta.

Nel 1910 Francesca Bertini si trasferisce a Roma dove debutta in una riduzione cinematografica de Il trovatore di Giuseppe Verdi. In soli due anni la diva raggiunge un enorme successo grazie anche al suo fascino, enfatizzato dal suo sguardo acceso e passionale, che le permise di lavorare con i più grandi registi italiani ed europei dell’epoca, tra cui Gustavo Serena che la scritturò per Assunta Spina, film del 1915 tratto dall’omonimo dramma di Salvatore di Giacomo e alla cui sceneggiatura collaborò la stessa Francesca.

Con l’introduzione del sonoro nel cinema, la carriera di molti attori del muto finì nel dimenticatoio. Una sorte che toccò alla stessa Francesca, a causa della sua voce gutturale e per niente armoniosa, la quale si ritirò dal mondo del cinema fino al 1976, anno in cui Bernardo Bertolucci le affidò una piccola parte nel monumentale Novecento.

Con uno stile semplice e lineare, L’ultima diva fa conoscere al grande pubblico la carriera di una delle attrici più importanti del periodo muto, nota soltanto agli esperti e ai cinefili più accaniti. La narrazione procede, è il caso di dirlo, come le scene di un film che scorrono veloci, sullo sfondo di una Napoli e di una Europa illuminate dalle luci del progresso della Belle Époque, di cui l’invenzione del cinema fu uno dei suoi simboli,  fino a ripercorrere le ombre e la miseria della Seconda guerra mondiale.

Consigliato sia agli appassionati di cinema che ai curiosi.  

Immagine di copertina: Fazi Editore

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A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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