Manyoshu: la prima grande raccolta di poesie giapponesi

Manyoshu: 1° grande raccolta di poesie giapponesi

Il Manyoshu è la prima grande raccolta di poesie giapponesi e risale alla seconda metà del  secolo VIII.

‘Manyoshu’ sta a significare 10.000 foglie, quindi “raccolta di 10.000 foglie”. Alcuni studiosi hanno captato nella parola “foglie” un riferimento a una tipologia di componimento poetico, altri studiosi lo hanno inteso nel senso di “generazione”, e dunque “raccolta che potrà essere letta per 10.000 generazioni”, quindi eternamente valida.

Il Manyoshu comprende quasi 4.500 poesie che vanno dalla seconda metà del V secolo al secolo VIII. Apparentemente sembrano essere organizzate in un ordine cronologico o per categorie in 20 libri, ma ci sono anche raccolte unite per un tema comune o mediante dei criteri non precisabili.
All’interno del Manyoshu si trovano oltre 500 poeti tra cui ben 70 donne. Man mano che si va avanti nel tempo vediamo che i casi di autrici donne diventano sempre più rari. Questi 500 poeti includono anche autori provenienti dai livelli di classe sociale più bassi. Molti studiosi ipotizzano che dietro di loro si nascondessero degli aristocratici.

Tra i compilatori del Manyoshu, sicuramente troviamo Otomo no Yakamochi, autore e compilatore, poiché sono presenti numerose opere che risalgono a lui.
Per la scrittura si usano i Kanji che molto spesso si creavano usando due o più caratteri cinesi per il loro significato.

La struttura del Manyoshu

Il Manyoshu è costituito da diversi tipi di poesie:

  • Zoka, che trattano di vari argomenti, tra cui troviamo anche i mando-uta, sono poesie di domanda e risposta;
  • Somonka, nei quali si raccontano sentimenti reciproci di amore e amicizia;
  • Banka, delle elegie dal carattere funebre;
  • Shiki kusa-gusa no uta, che sono poesie riferite alle 4 stagioni. Famosa è infatti la sensibilità dei giapponesi per ogni passaggio di stagione;
  • Shiki Somon, nei quali si uniscono stagioni e sentimenti attraverso panorami.

Inoltre, le poesie del Manyoshu possono essere delle Tanka (circa 4200), cioè poesie molto brevi, oppure delle Choka (circa 260), poesie molto lunghe, e Sedoka (circa 60), costituite da 2 gruppi diversi di 3 sillabe ognuno, per un totale di 6 versi.

La poetica

Il Manyoshu è caratterizzato da una grande ricchezza di temi, presenta delle emozioni genuine, si sente nel poeta l’esigenza di esprimere le proprie emozioni in poesia, in maniera semplice non costruita ma con sincerità e immediatezza. In Giappone si parla di “Makoto” cioè il sentimento che si trasforma in poesia senza un linguaggio particolare.
Altra caratteristica del Manyoshu è il “Masurao buri”, la mascolinità, tipo di linguaggio diretto, ancora oggi visto come non troppo elegante poiché la lingua giapponese è molto indiretta.
Altro elemento della poetica giapponese è il Kotodama: si pensava che le parole avessero un potere magico, educativo, la capacità di evocare gli spiriti. Infatti la poesia era considerata il linguaggio delle divinità.

I 4 periodi del Manyoshu

1° periodo

Comprende le poesie contenute nel Manyoshu che vanno dai primi anni del 600 al 672.
Si passa da una poetica impersonale, collettiva, a una poesia lirica che trasmette una conoscenza individuale e personale.
La prima poesia del Manyoshu tratta dell’imperatore Yuroku, rude e violento guerriero, il quale chiede a una fanciulla alcuni dati personali, generalmente da custodire gelosamente perché si pensava che potessero cadere in mani sbagliate e portare alla rovina la casata di appartenenza. Questo atteggiamento può essere tradotto anche come una sorta di dichiarazione o come una proposta di matrimonio.
Un elemento importante contenuto nel Manyoshu è il “Kunimi”: l’imperatore si reca sul punto più alto della città, il monte di Kaguyama, per guardare il suo paese. A un certo punto, egli vede che si alzano spire di fumo e dal mare arrivano i gabbiani: tutto ciò sta a significare la ricchezza del paese. Inoltre possono essere dei riferimenti a dei defunti quindi in quanto imperatore, la cui origine è divina, unisce nella sua persona viventi e defunti, fungendo da tramite.

2° periodo

Dal 672 al 710, periodo nel quale sale al potere l’imperatore Tenmu che dà spazio all’arte, crea un senso di unità senza tener fuori culture lontane.
Nasce la figura del poeta professionista, tra cui Kakinomoto no Hitomaro, considerato il saggio della poesia, la cui opera è testimoniata nel Manyoshu. Scrisse sia per grandi occasioni pubbliche che private. La maggior parte delle sue poesie sono elegie, in cui mette a confronto la morte di principi con la morte della moglie, esprimendo il proprio dolore.

3° periodo

Dal 710 al 733, la poesia diventa uno strumento di godimento estetico, non più solo un modo per esaltare o ricordare occasioni ufficiali: è bello comporre e leggere poesia, la quale dà piacere grazie a una sensibilità più sottile. Sono importanti in questo periodo i temi del viaggio e della natura.
Nel 733 muore l’importante poeta Yamanoe no Okura, nome legato a composizioni che trattano temi che non ritroveremo più in letteratura. Nei suoi componimenti contenuti nel Manyoshu si sofferma su problematiche della vita: ad esempio, nel Dialogo sulla povertà immagina una conversazione tra due uomini che lamentano della loro povertà, il primo si lamenta che è povero e il secondo dimostra che c’è gente ancora più povera.
Sono temi che spariranno e si andrà a guardare solo ciò che è esteticamente bello.

4° periodo

Dal 733 al 759 cambiano la sensibilità, i contesti e si avvicinano alla poesia del periodo Heian che porta piacere e si parla di sofisticazione letteraria.
Vince nel Manyoshu la purezza letteraria, idea di composizione pensata, premeditata, non c’è più l’immediatezza di un tempo e comincia ad esserci una coscienza critica.

Il Manyoshu è un’opera importantissima poiché ci offre tanta ricchezza, anche dal punto di vista enciclopedico: compaiono vocaboli relativi alla geografia, alla botanica, ma anche i miti, le storie locali e tante informazioni sul Giappone. 

Fonte immagine: Wikipedia

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