Marco Di Caprio e il suo Horror vacui (Recensione)

Marco Di Caprio

Marco Di Caprio, classe ’89, di Aversa, è l’autore del libro dal titolo Horror vacui, locuzione latina che letteralmente significa “paura del vuoto”, pubblicato da L’Erudita nel 2017. Di Caprio si laurea in Filologia all’Università “Roma Tre” e si occupa di narrativa, saggistica e critica musicale. Ha già pubblicato un romanzo, Il mistero dell’Isola di Pasqua (2008), e un saggio, Cromatismi nella lirica trobadorica (2013).

Horror vacui, il libro psichedelico di Marco Di Caprio

Horror vacui di Marco Di Caprio è il continuo gioco sinestetico, fatto di armonie visuali e di un indistinto fluire sonoro, della mente confusa, paranoica e nevrotica di un uomo, sospeso sempre fra il ruolo di vittima e quello di carnefice. Uno spirito baroccheggiante attraversa ogni pagina, che esala paura di morte, consapevolezza dell’inutilità della vita e disadattamento.

Sono barocco nella mia scrittura e nella mia anima, ma che cos’è l’anima non lo so. Qual è la mia psyche? La mia tyche? Quali assiomi e quali teorie? Urla nevrotiche avvolgono la materia informe nel caos primordiale, e un’energia incolore frena la scomposizione della luce iridescente del prisma. 

Si tratta di un libro psichedelico, che va letto con le cuffie nelle orecchie.
Repentine accelerazioni, riff spaventosi, ritornelli ossessivi, tastiere cupe e assoli costituiscono l’atmosfera oscura e malata di questa surreale sinfonia, la sinfonia di un matto, “nata da frammenti e rottami vari”, che si capisce pagina dopo pagina essere rinchiuso in un ospedale psichiatrico.

L’uomo trova sollievo al suo malessere solo attraverso un rapporto totalizzante e una passione viscerale per il sesso e per la musica.

Nel libro è palpabile il terrore del vuoto, che il protagonista è portato a riempire in modo compulsivo con i suoi pensieri e le sue meditazioni, pasticca di antidepressivo dopo pasticca, con la speranza che la morte lo separi dal suo corpo, presenza che gli risulta troppo molesta. L’atmosfera è sempre tesa. Il linguaggio di Horror vacui parla per immagini, che appaiono disordinate e senza senso, perché frutto di vacui ragionamenti. La sua scrittura richiede attenzione, per la ricchezza di sfumature, e tende a imprigionare il lettore nella malia del nostro eroe maledetto. Quest’ultimo non riesce a coltivare relazioni umane sane, al contrario, esse sono complicate, disperate, a partire da quelle con la sua famiglia. Egli, infatti, vede morire il padre, e la sua morte viene smaniosamente considerata e riconsiderata in tutto il libro, con grosse difficoltà di accettazione. L’assenza del padre strappa al protagonista i  suoi sogni, le sue speranze e ogni illusione che lo teneva in vita, prima di allora. Una volta che il padre spira, la sua mente non conosce più riposo e perde completamente l’ardore dei suoi interessi e la fiducia nel prossimo, intraprendendo  così una nuova vita in cui il tempo gli scorre davanti in un montaggio d’immagini informi e le parole sono vane, arcaiche e non parlano più a nessuno.
Si delinea, poi, il profilo di una madre che l’autore demonizza: una donna che schiavizza il proprio uomo, una macchina di riproduzione del dolore che ha piegato il padre del protagonista alla copula, una femmina dalla natura abietta e meschina, da eliminare con un coltello da cucina alla mano.
Neanche i rapporti fraterni godono di pace e serenità. La sorella è una “strega”, “una che incatena a sé la gente”, un’egoista, una a cui importa solo di sé e della sua solitudine, secondo il punto di vista del nostro disgraziato.

Horror vacui, con ironica vena sperimentale, ci porta in un universo parallelo, in una continua asfissia, nella vita puramente mentale di un uomo totalmente alienato. Un’operazione veramente complessa quella di Marco Di Caprio.

Per concludere: molto pertinente e suggestiva la scelta dei brani musicali che intitolano ogni capitolo. Il libro si sviluppa su un presupposto valido e coinvolgente, ma si contano numerosi refusi e, nonostante l’autore abbia costruito un intreccio promettente e dal gran potenziale, la storia risulta, nel complesso, spinosa da seguire.
Il consiglio è quello di leggere Horror vacui con molta calma, per avere il tempo di metabolizzarne le suggestioni.

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A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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