Maxine Hong Kingston: The Woman Warrior | Recensione

Maxine Hong Kingston: The Woman Warrior | Recensione

The Woman Warrior è il primo libro di Maxine Hong Kingston, pubblicato per la prima volta nel 1976. Il libro di memorie fonde l’autobiografia della Kingston, come donna cino-americana negli Stati Uniti, con le talk-stories: leggende orali cinesi che combinano la mitologia con la storia. The Woman Warrior è spesso considerato un testo femminista, poiché esamina l’oppressione delle donne, sia nella società cinese che in quella americana. Il libro di memorie è suddiviso in cinque capitoli, e in ognuno di essi Maxine Hong Kingston cerca di scoprire la propria identità e di dare voce alle donne della sua famiglia che sono state oppresse dalla cultura patriarcale dominante.

Ma, quindi, di che genere si tratta?

The Woman Warrior è un testo problematico, perché mette in discussione l’idea di autobiografia attraverso l’uso di miti e talk-stories. Il genere di The Woman Warrior è una miscela di fiction e nonfiction, ispirata in gran parte alle leggende popolari cinesi, ma che include elementi reali della vita di Kingston. Con questa miscela, la scrittrice cerca di fornire al suo pubblico il contesto culturale, familiare e personale necessario per comprendere la sua posizione unica di donna cino-americana di prima generazione.

La trama di The Woman Warrior

Maxine Hong Kingston riporta, nel suo libro di memorie, tutta una serie di storie raccontate a lei dalla madre, filtrate dal ricordo e, talvolta, dalla fantasia. Le talk-stories, con le quali la Kingston cresce, sono completamente contraddittorie: ritraggono donne forti e sciamane, come Fa Mu Lan e Cai Yen, ma a Kingston viene detto di essere pudica e sottomessa, rafforzando l’idea che le ragazze siano una delusione per i loro genitori, nonostante ciò che possono realizzare. La preferenza per il figlio maschio è motivata dal fatto che, nella cultura tradizionale cinese, la propria generazione è mandata avanti dai figli maschi, mentre le femmine entrano a far parte delle famiglie dei loro mariti nel matrimonio. In Cina e negli Stati Uniti, il patriarcato limita il potere di una donna attraverso rigide aspettative sociali, opportunità di lavoro ineguali e la svalutazione dei ruoli tradizionalmente femminili. Nonostante siano le figure più presenti e di spicco in queste storie, le donne stesse sono complici nel sostenere lo status quo. Maxine Hong Kingston si rifiuta di essere vista solo come la moglie di suo marito; pertanto, non sorprende che, nella rivisitazione fantasy del mito di Fa Mu Lan, la guerriera è in grado di soddisfare il ruolo di moglie e madre, pur conducendo il suo popolo alla vittoria in battaglia.

Ciò che emerge dai suoi racconti è la fatica che Maxine prova nel conciliare le sue identità contrastanti di donna cino-americana di prima generazione. Essere cino-americani spesso significa essere divisi tra i due mondi, senza far parte realmente di nessuno dei due; si sente, in qualche modo, estranea sia alla cultura cinese che a quella americana, poiché non può conformarsi completamente a nessuna delle due.

Il conflitto principale, quindi, è quello tra Kingston e la sua società, che cerca di metterla a tacere e alla quale non sente di appartenere veramente. Questo tema appare per la prima volta nel capitolo di apertura, quando a Kingston è proibito parlare di sua zia, colei che si è suicidata per evitare la violenza e l’ostracismo dopo aver avuto un figlio illegittimo. Ciò è alquanto paradossale, perché gran parte di ciò che Orchidea Coraggiosa insegna a Maxine si basa sul raccontare, dando voce ai costumi, alle tradizioni e alle vite cinesi del passato. Tuttavia, Maxine Hong Kingston infrange il voto di silenzio della sua famiglia e sceglie di scrivere di sua zia, la Donna senza nome. Kingston immagina cosa le possa essere realmente accaduto dandole, così, la voce che le è stata a lungo negata.

Chi è la donna guerriera secondo Maxine Hong Kingston?

La donna guerriera è una metafora di come le donne possono combattere i modi in cui vengono messe a tacere e per ridefinire la propria identità. Il concetto della donna guerriera è un topos estremamente importante del libro di memorie di Maxine Hong Kingston, riferendosi ad eroine del passato come Fa Mu Lan e Cai Yen, ma anche Orchidea Coraggiosa e alla stessa Maxine Hong Kingston. Orchidea Coraggiosa, a volte guerriera, a volte fonte d’ispirazione per sua figlia, a volte acerrima nemica, è chiaramente la donna più energica nel libro di memorie, nota come la distruttrice di fantasmi.

La battaglia tra il silenzio e l’espressione incombe sull’intero libro di memorie; perciò, è significativo che l’ultimo capitolo si concluda con Cai Yen, che è sia una guerriera che una poetessa: per quanto Maxine Hong Kingston possa desiderare di essere una feroce guerriera, aspirando alla grandezza di Fa Mu Lan, sa che il suo vero potere è nelle sue parole. Quindi come farà Maxine a definire la sua identità e a ritrovare la voce di tutte le donne messe a tacere? Sorprendentemente, l’atto stesso di scrivere la sua storia diventa il suo modo di trovare una voce.

È un libro molto affascinante perché permette al lettore di immergersi completamente in quella che è la mente tormentata di una ragazzina che vive a metà tra il considerarsi pienamente americana o esclusivamente cinese. Tuttavia, ciò che talvolta risulta disturbante è la confusione che si viene a creare all’interno del testo, dovuta alla mescolanza tra fatti storicamente accaduti ed episodi che sono unicamente frutto dell’invenzione dell’autrice. D’altro canto, Maxine Hong Kingston stessa riconosce questo suo “difetto”: nel capitolo Canto per uno zufolo barbaro è la stessa Maxine che accusa sua madre di mentire quando racconta storie, e questo le provoca particolare difficoltà nel distinguere le cose vere da quelle inventate.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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