Moonlight Shadow di Banana Yoshimoto | Recensione

Moonlight Shadow

Era il 1987 quando un’esordiente Banana Yoshimoto, pseudonimo di Mahoko Yoshimoto, si laureava presso l’Università Nihon presentando come tesi Moonlight Shadow, di fatto il suo primo scritto. In Italia, è stato pubblicato nel 1993 insieme al romanzo Kitchen in un’unica raccolta edita Feltrinelli e tradotta da Giorgio Amitrano. Per quanto breve, il testo esprime già la profonda delicatezza di un’autrice che, fin dagli albori della sua carriera, ha saputo abilmente cogliere le sfumature della sensibilità umana.

Moonlight Shadow: la trama

La vita di Satsuki viene improvvisamente stravolta quando il suo ragazzo, Hitoshi, viene coinvolto in un incidente fatale. Satsuki, appena ventenne, ha ancora tutta la vita davanti, eppure non riesce a immaginare un futuro felice senza la persona che le è stata accanto negli ultimi quattro anni. Cerca con tutte le sue forze di andare avanti, di metabolizzare il lutto tra una corsa mattutina e una chiacchierata con Hīragi, fratello di Hitoshi che sta affrontando anche lui una perdita simile. Lasciar andare il passato le sembra impossibile, fino a che un incontro curioso non la porterà a fare i conti con la sua nuova realtà e a cercare una chiusura.

Moonlight Shadow: i temi e lo stile

Il tema centrale affrontato in Moonlight Shadow è il lutto, in particolar modo quello legato alla perdita della persona amata. Nonostante la giovane età ai tempi della scrittura, Yoshimoto è capace di creare una narrazione sorprendentemente matura, che con delicatezza coglie l’essenza di una realtà svuotata di significato in seguito alla morte di una persona con cui si programmava il futuro. Moonlight Shadow non è, però, solo questo; è anche una novella che racconta il delicato processo di accettazione della perdita e la forza che si può ritrovare nelle persone che restano. Satsuki non è, infatti, sola nella sua condizione. Anche Hīragi, il fratello di Hitoshi, ha perso la sua ragazza nello stesso incidente. Tra i due si crea un rapporto di solidarietà, in cui il senso di smarrimento condiviso diventa un modo per alleggerire quel vuoto incolmabile lasciato dalla morte.

La novella, narrata dal punto di vista della protagonista, Satsuki, presenta un ritmo lento e oscilla tra passato e presente, in un misto di eventi quotidiani e ricordi dolorosi che riaffiorano da piccoli dettagli della realtà. Il tono è carico di malinconia e al contempo di tenerezza, sensazioni enfatizzate dallo stile di scrittura semplice e lineare. In questo modo, Yoshimoto riesce a creare un senso di intimità e introspezione che spingono il lettore a empatizzare con Satsuki, al punto tale da desiderarne la felicità. Significativa è anche l’introduzione di un elemento sovrannaturale che si fa strada nell’atmosfera rarefatta del romanzo, donando alla protagonista un momento di consolazione oltre la razionalità. È un elemento che potrebbe stonare con il realismo sentimentale della narrazione, ma che tutto sommato si insinua con delicatezza, riuscendo a suggerire simbolicamente l’importanza di affrontare il dolore e trovare la forza di andare avanti. Un espediente piuttosto ricorrente nella letteratura giapponese, che non ha la pretesa di stupire bensì di dare forma a sentimenti complessi.

Considerazioni finali

Nonostante la sua brevità, Moonlight Shadow è una novella che lascia un forte impatto, offrendo spunti di riflessione profondi sulla perdita e sull’elaborazione del dolore. Non è una storia che si ricorda, ma un groviglio di sensazioni che sanno farsi strada nel cuore del lettore, aspettando di tornare a galla nel momento giusto. Una piccola perla nella vasta produzione letteraria di Banana Yoshimoto, che in questo esordio narrativo dimostra già la maturità e l’equilibrio delle sue opere successive. Un breve racconto capace di donare uno spiraglio di speranza, consigliato a chiunque necessiti di sentirsi compreso nel proprio dolore.

Fonte immagine: Feltrinelli

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