Portofino Blues di Valerio Aiolli | Recensione

“Portofino blues”, la tragica fine della contessa

La corsa al premio Strega di quest’anno finisce alla dozzina per Portofino blues, scritto da Valerio Aiolli e pubblicato da Voland, casa editrice indipendente di Roma. 

«Lunedì 8 gennaio 2001, verso le sette di sera, nel giardino di Villa Altachiara a Portofino, scompariva la contessa Francesca Vacca Agusta», così recita la quarta di copertina del nuovo libro che indaga le vicende e la tragica fine della «protagonista assoluta del jet set italiano e internazionale». 

Chi è Valerio Aiolli, l’autore di Portofino Blues

Nato a Firenze nel 1961, esordisce come scrittore nel 1995 con Male ai piedi, una raccolta di racconti edita da Cesati. Il suo primo romanzo, invece, è Io e mio fratello pubblicato da Edizioni e/o nel 1999, tradotto anche in Germania e Ungheria. Nel corso degli anni ha pubblicato diversi titoli come Luce profuga (Edizioni e/o, 2001), A rotta di collo (Edizioni e/o, 2002), Fuori tempo (Rizzoli, 2004), Ali di sabbia (Alet, 2007), Radio Magia (minimum fax, 2023) e molti altri.
Per Voland pubblica anche Lo stesso vento (2016) e Nero ananas (2019), anch’esso rientrato nella dozzina del premio Strega di quello stesso anno. 

Il mistero dietro la tragedia della contessa Francesca Vacca Agusta

Con Portofino blues, il lettore si ritrova immediatamente nell’Italia dei primi anni Duemila, in una storia conosciuta e raccontata a menadito dalla stampa italiana di quegli anni: Aiolli, infatti, ricostruisce – o tenta di farlo – la vita della contessa Francesca Vacca Agusta, scomparsa la notte dell’8 gennaio 2001. 
Un fitto velo di mistero avvolge questa scomparsa: la contessa si è suicidata o è stata assassinata

A suo tempo, la magistratura archiviò il caso come un incidente, ma le accuse di omicidio continuarono a risuonare in molte delle interviste fatte ai personaggi vicini alla contessa.
Dunque, in questa pseudo-ricostruzione dei fatti, Aiolli presenta non solo un viaggio nell’Italia di quel tempo, costellata di personaggi e vicende stra conosciute ai più, ma tenta di guidare chi legge anche in un viaggio nell’interiorità dei personaggi stessi della vicenda. 

La storia, d’altronde, è narrata con un ritmo scorrevole, mai piatto, capace di creare curiosità maggiore man mano che si va avanti nonostante si conosca già l’epilogo, essendo un romanzo tratto da una storia vera. Eppure, l’autore riesce a non strafare, a non andare oltre ciò che già è stato detto, aggiungendo però un tocco personale, uno studio profondo dei protagonisti con il solo scopo di dare una caratterizzazione forte a ciascun personaggio citato all’interno del romanzo.  

Un doppio viaggio, “fuori” e “dentro” la tragedia della contessa 

Chi sceglie di leggere Portofino blues, dunque, deve prepararsi ad affrontare un doppio viaggio: “dentro” e “fuori” la storia di ciascun protagonista. Quasi ogni punto di vista viene preso in considerazione, senza mai propendere però per l’uno o per l’altro. 
E alla fine? L’incognita. L’incertezza circa il giudizio finale che, però, non è compito della letteratura emettere ulteriori sentenze. 

Fonte immagine in evidenza: Voland

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