Shadowhunters e la comunità LGBTQ+, rappresentazioni nella saga

Shadowhunters e la comunità LGBTQ+

0Shadowhunters e la comunità LGBTQ+, vediamo com’è stata rappresentata e sviluppata all’interno della saga letteraria.

Shadowhunter è una saga letteraria di genere Urban Fantasy ideata dalla scrittrice statunitense Cassandra Clare. La saga – oltre a essere famosa per i contenuti fantasy e l’imponente spessore letterario che a oggi conta 20 libri pubblicati e 4 ancora inediti – è particolarmente acclamata dalla critica per la gestione dei contenuti LGBTQ+ che caratterizzano tantissimi personaggi della serie, e per la capacità della scrittrice di rappresentare le diverse forme di amore e tematiche correlate. Grazie all’ingente quantità di personaggi che compaiono nella saga – in periodi storici differenti – Shadowhunters è una perfetta rappresentazione della comunità LGBTQ+ nel fantasy moderno.

Analizziamo insieme saga per saga i personaggi di Shadowhunters che abbracciano la comunità LGBTQ+ o che rappresentano diverse forme d’amore

Shadowhunters e la comunita LGBTQ+: The Mortal Instruments

É la saga che dà inizio al franchise col primo libro di sei pubblicato nel 2007, ambientata a New York nello stesso anno. Personaggi di rilievo di questa saga che fanno parte della comunità LGBTQ+ e che sono poi diventati una delle coppie più amate dal fandom della saga, sono Alec Lightwood e Magnus Bane. Il primo, Alec, è uno Shadowhunters che all’interno della saga affronta una delle crescite più simboliche tra tutti i personaggi.

Alec, infatti, deve trovare il coraggio per fare coming out non solo con la propria famiglia, ma soprattutto con la società stessa degli Shadowhunters. La loro società non solo negava le relazioni omosessuali, ma le condannava ancora di più quando parte di quella relazione era composta da un membro della comunità dei nascosti, così chiamati i vampiri, i lupi mannari e gli stregoni. Alec è la perfetta rappresentazione di chi arriva nel tempo alla consapevolezza di sé, di chi affronta la paura e il timore di non essere accettati e il coraggio per amare sé stessi.

Magnus, invece, è uno stregone di 800 anni, immortale, e con un passato relazionale lunghissimo in quanto bisessuale. La sua relazione con Alec è subito intensa e travolgente, ma soprattutto emotivamente impattante in quanto in tutta la sua lunga vita non ha mai amato qualcuno come ama Alec. Quest’ultimo dettaglio, inoltre, porta la coppia ad attraversare un periodo di separazione dovuto al dover accettare il fatto che uno dei due vivrà in eterno mentre l’altro no. La rappresentazione della comunità LGBTQ+ è ampliata nella loro storia grazie al modo in cui vengono affrontate le tematiche spinose e sociali riguardo il coming out e l’accettazione di sé. 

The Infernal Devices – Le Origini

Trilogia prequel di The Mortal Instruments ci catapulta direttamente a fine 800 nella Londra vittoriana. Protagonisti della vicenda sono Tessa Gray, Will Herondale e Jem Carstairs. I due ragazzi sono Shadowhunters mentre Tessa scopre nel corso della storia di essere figlia di un nephilimaltro nome usato per indicare gli Shadowhunters – e di un demone. Per via di questo incrocio di sangue Tessa si rivela essere immortale e per di più è in grado di assumere le sembianze di qualunque persona lei voglia toccando un oggetto appartenente a quella persona.

Ciò che ritroviamo in questo contesto è la rappresentazione di una sorta di poliamore. Infatti, nel corso della storia sia Will che Jem si innamorano entrambi di Tessa, e lei dopo varie lotte interiori si rende conto di essere innamorata a propria volta di entrambi i ragazzi. Per di più, Will e Jem sono parabatai, ovvero due Shadowhunters che stringono un patto il cui legame non si riflette solo nel dare la vita l’uno per l’altro, ma dalla capacità di intuire se qualcosa non va nell’altra persona. E’ un rapporto di vicinanza e fratellanza pari che riflette la sofferenza della perdita anche sull’altra persona. Si dice che alla morte di uno è come se morisse anche l’altro.

Nel corso della storia Tessa è combattuta sul dover scegliere tra Will e Jem, ma alla fine riesce a vivere la propria storia d’amore con entrambi, sebbene in spazi temporali diversi. Alla fine della trilogia sposa Will con il quale avrà due figli, mentre Jem – dopo varie peripezie legate anche alla sua malattia – sopravvivrà per oltre cento anni, e nell’epilogo ambientato nel 2008 i due si rincontrano potendo vivere a loro volta la loro storia d’amore.  

The Dark Artifices

Trilogia sequel di The Mortal Instruments che si svolge cinque anni dopo gli eventi della saga centrale, precisamente nel 2012 a Los Angeles. Qui, ritroviamo, personaggi che non solo fanno parte della comunità LGBTQ+, ma anche la rappresentazione di relazioni sentimentali di cui si sente poco parlare nelle saghe letterarie o che, spesso, si evita anche di menzionare.

Grande spazio in questa saga viene dato ai personaggi di Mark Blackthorn, Kieran e Cristina Rosales. L’intrigo tra i tre ci porta attraverso varie fasi e scoperte di sé fino al congiungimento di una relazione poliamorosa. All’inizio della saga, infatti, Mark che è metà Shadowhunter e metà fata torna a Los Angeles dopo aver passato cinque anni nel regno delle fate. Fin da subito sembra esserci un avvicinamento e un interessamento nei confronti di Cristina – una Shadowhunter di Città del Messico – un interesse che sembra essere ricambiato. L’intreccio tra i loro tre personaggi è una parte fondamentale della rappresentazione della comunità LGBTQ+. 

Poco dopo l’inizio della storia, però, entra in scena Kieranun principe del regno delle fate – che nei cinque anni precedenti ha avuto una relazione con Mark interrotta bruscamente all’inizio della vicenda. Man mano che la storia va avanti, la trama sembra portarci verso un vero e proprio triangolo su più direzioni. Kieran e Mark sono innamorati da anni, ma allo stesso tempo Mark inizia a provare sentimenti per Cristina che vengono ricambiati; successivamente, con l’ingarbugliarsi della trama e con la presenza di Kieran che deve aiutare gli altri protagonisti, anche quest’ultimo si avvicina a Cristina iniziando a provare attrazione, ricambiato dalla ragazza.

Alla fine della storia, i tre costruiscono una relazione poliamorosa dando spazio ai sentimenti l’uno dell’altro. Il triangolo tra Mark, Kieran e Cristina non è solo una rappresentazione di un tipo di relazione amorosa di cui si parla pochissimo e che l’autrice ha invece voluto mettere in primo piano in una saga con milioni di lettori in tutto il mondo, ma è anche, e soprattutto, un’analisi di come viene percepita la sessualità da persona a persona. Infatti, il popolo fatato – di cui fa parte Kieran – è bisessuale di natura, e non si lascia intaccare da concetti come il fare distinzioni di sesso. Entrambi gli aspetti che stanno alla base di questa relazione restano ancora oggi dei tabù nella nostra società, per certi versi, quasi un’utopia di come tutti potrebbero vivere senza pregiudizi.

Altra coppia che fa parte della comunità LGBTQ+ in questa saga è quella composta da Helen Blackthorn e Aline Penhallow. Le due ragazze sono sposate e, proprio come Alec e Magnus, hanno dovuto affrontare a loro volta i pregiudizi della società Shadowhunters.

The Last Hours

Trilogia sequel di The Infernal Devices che vede protagonisti i figli di Will e Tessa e che ci riporta nella Londra di inizio 900. Ciò che più attira di questa saga è che – a differenza delle altre – permette la libertà di espressione della comunità LGBTQ+ in un modo e in un contesto storico, come quello di inizio 900, in cui nel mondo reale non sarebbe mai stato accettato. Difatti, solo tre anni prima rispetto all’anno in cui si svolge la storia, Oscar Wilde veniva storicamente arrestato per omosessualità.

A differenza della trilogia che la precede in cui percorriamo la storia di Tessa, Will e Jem che si intreccia e si risolve in modo ingegnoso – ovvero con Tessa che vive separatamente la sua storia d’amore con entrambi in epoche diverse – e quindi senza intaccare i canoni della società vittoriana, in The Last Hours, invece, tutto viene ribaltato.

Vediamo la rappresentazione della comunità LGBTQ+ nella relazione tra Alastair Carstairs e Thomas Lightwood, ma anche e soprattutto nella relazione tra Anna Lightwood e Ariadne Bridgestock. Le due relazioni sono interessanti nella loro evoluzione per via dell’epoca in cui si svolgono, ma ciò che risulta ancora più accattivante per il lettore è senza dubbio il personaggio di Anna Lightwood.

Anna potrebbe essere considerata come una pioniera di un’immagine di emancipazione femminile, già solo nel suo volersi vestire come gli uomini con pantaloni e panciotto – abiti tipicamente maschili per l’epoca – o ancora, il fatto che a un certo punto vada a vivere in un proprio appartamento, qualcosa, di assolutamente impossibile per una donna nel 900. Questo la rende un personaggio che va oltre il semplice rappresentare la comunità LGBTQ+. 

Questa era una piccola panoramica sul come viene rappresentata la comunità LGBTQ+ all’interno della saga di Shadowhunters. Eravate già fan della saga? Oppure, vi abbiamo appena convinto ad iniziarla?  

Fonte immagine: Wikimedia Commons

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