Shady e Mohamed Hamadi raccontano la Siria | Recensione

Shady Hamadi racconta

Mohamed e Shady Hamadi per Add Editori: recensione “La nostra Siria grande come il mondo”.

Dopo le pubblicazioni de La felicità araba (2013) e Esilio dalla Siria (2016), esce l’ultimo tassello del ciclo di narrazione della Siria “La nostra Siria grande come il mondo” dello scrittore Shady Hamadi in collaborazione con il padre Mohamed Hamadi per Add Editore.

Questo saggio scritto a quattro mani mostra istantaneamente e in modo distinto le voci dei due autori che si incontrano nella narrazione della Siria, intersecando immagini sia visive che interiori di questa terra, in una sorta di confessione e racconto intimo.
Il libro è suddiviso in 10 capitoli: 5 scritti da Mohamed e 5 da Shady. È interessante notare come, capitolo dopo capitolo, la voce dei due autori converge sempre più, quasi a dipingere quella vicinanza avvenuta solo successivamente nel loro rapporto padre e figlio.

“Sono nato nel 1943 a Talkalakh, primo di nove tra figlie e figli.”

Così si presenta Mohamed, andando a ritroso nei suoi ricordi e raccontandoci la sua città natale, il percorso di crescita, il rapporto con la famiglia, la scuola e, crescendo, il governo.
Ma non solo, perché le sue parole esprimono anche la sensazioni, le emozioni, la mutazione di desideri e sogni per il proprio futuro, intersecato in un qualche modo con quello della Siria, lo specchio in cui immancabilmente si riflettono i pensieri di Mohamed.
Pensare alla Siria a tratti sembra faticoso, perché un addio con la propria terra natale non è del tutto possibile, ma la violenza e la macchina avvelenata e corrotta di un governo ingiusto possono allontanare.
Tuttavia, anche quando il racconto si fa più tetro, la voce di Mohamed echeggia con la forza di chi ha riflettuto nel tempo, riuscendo a raggiungere un proprio equilibrio.

Allora la lingua araba aveva un posto nelle mie orecchie e nel mio cuore, ma non era ancora arrivata alla mia mente né alla mia lingua. Amavo ascoltarla, mi dava tranquillità e una sensazione di familiarità, ma non comprendevo neanche una parola. Era come essere in una casa che sai di conoscere, ma avvolta in un buio impenetrabile dove è impossibile muoversi.”

I capitoli scritti da Shady Hamadi mostrano spesso la sua ricerca nel tempo di “casa”, intesa come legame familiare, ricerca della propria identità, ricerca di una fede, di giustizia, di una patria.
Shady evidenzia, descrivendo vari stadi della sua vita, come la sete di conoscenza e ricerca aumenti fino a diventare insostenibile, fino a quando la nebbia incomincia a dipanarsi grazie anche ad un avvicinamento intimo al padre. È parlando, confrontandosi e discutendo che Shady incomincia a capire e a improntare il suo avvenire anche grazie alla consapevolezza raggiunta, agli obiettivi che da mere idee prendono forma: raccontare la Siria.

Parlare così onestamente ad un pubblico di lettori non deve essere stato semplice, ma Mohamed e Shady hanno raggiunto un equilibrio importante nella narrazione che non passa inosservato.
Il racconto della Siria si incrocia con il racconto della famiglia Hamadi, con il riuscire a ritrovare se stessi, riconoscersi e con la consapevolezza di voler portare con sé la Siria in qualunque luogo essi si trovino.

Fonte immagine: Add Editore

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