Shirley Jackson (1916-1965) è stata una scrittrice californiana, maestra del racconto breve e del romanzo gotico. Autrice di opere indimenticabili come La Lotteria e L’incubo di Hill House, ha saputo raccontare l’orrore che si nasconde nella normalità della vita quotidiana, influenzando generazioni di scrittori, da Stephen King a Neil Gaiman.
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Vita e tormenti: le origini del suo stile
Il rapporto conflittuale con la madre segnò la scrittrice per tutta la vita. Quest’ultima criticava continuamente il suo aspetto fisico e arrivò a bruciare le prime storie scritte dalla figlia. Il dolore di questa relazione si riflette nelle sue opere: quasi tutte le sue protagoniste sono orfane di madre o incapaci di relazionarsi con la figura materna.
Nel 1940 sposò lo scrittore e critico ebreo Stanley Hyman, in parte per ribellione e sperando di fuggire dall’ambiente familiare opprimente. Queste speranze furono infrante dai continui tradimenti del marito, a cui Shirley scrisse in una lettera:
«Tempo fa mi scrivesti una lettera… dicendomi che non sarei mai più stata sola. Credo che quella sia stata la prima, più terribile bugia, che tu mi abbia mai detto.»
Questa esperienza di false promesse divenne un tema centrale della sua narrativa, applicato soprattutto alla condizione femminile. Shirley Jackson vedeva nella famiglia nucleare una trappola che, dopo aver illuso le donne di essere importanti, le relegava al ruolo di madre e casalinga, privandole di individualità.
Lo stile e i temi: l’orrore dietro la porta di casa
Come scrisse Ottessa Moshfegh, Shirley Jackson «ha un grande talento nell’illustrare le terrificanti incertezze che circondano le leggi basilari della realtà». Lo scontro con un mondo ostile, più che un evento paranormale, si rivela fatale per le sue protagoniste: donne isolate, psicologicamente fragili e spesso esiliate in un loro mondo fantastico. Il genio della scrittrice sta nel costruire un ambiente che prima attrae la protagonista con la promessa di un’appartenenza, per poi tradire ogni aspettativa e toglierle la terra da sotto i piedi.
Le opere fondamentali di Shirley Jackson
Opera | Descrizione e Temi |
---|---|
La Lotteria (1948) | Il suo racconto più celebre. Una disturbante allegoria della violenza cieca della tradizione e del conformismo sociale. |
L’incubo di Hill House (1959) | Considerato uno dei migliori romanzi gotici del XX secolo. La storia di quattro persone in una casa infestata che è in realtà un’indagine sulla psiche umana, la repressione e la solitudine. Ha ispirato un film di Robert Wise (1963) e una celebre serie Netflix. |
Abbiamo sempre vissuto nel castello (1962) | Il suo ultimo romanzo. La storia di due sorelle, Constance e Merricat, che vivono isolate dal resto del villaggio dopo una tragedia familiare. Un capolavoro sull’isolamento, l’agorafobia e la creazione di un proprio mondo per difendersi dall’ostilità esterna. |
Lizzie (1954) | Un romanzo pionieristico sul disturbo dissociativo dell’identità. Racconta la storia di una donna mite che scopre di avere personalità multiple e complesse. |
Focus: La Lotteria, il racconto che sconvolse l’America
Pubblicato sul The New Yorker nel 1948, La Lotteria descrive un rituale annuale in un piccolo villaggio americano in cui un cittadino viene scelto a caso e lapidato a morte dai suoi vicini. La reazione fu senza precedenti: centinaia di lettori cancellarono l’abbonamento alla rivista, inviando lettere di sdegno e confusione. Non riuscivano a credere che una storia così crudele potesse essere ambientata nella rassicurante provincia americana. Il racconto divenne un classico studiato in tutte le scuole per la sua potente critica alla banalità del male e alla pericolosità delle tradizioni seguite senza porsi domande.
Da dove iniziare a leggere Shirley Jackson?
- Per un impatto immediato: inizia con il racconto La Lotteria. È breve, potente e racchiude l’essenza della sua critica sociale.
- Per l’horror psicologico: L’incubo di Hill House è il punto di partenza ideale. È il libro perfetto per capire la sua maestria nel creare suspense e terrore senza mostri espliciti.
- Per un’immersione nel gotico moderno: Abbiamo sempre vissuto nel castello è il suo capolavoro più maturo. È un romanzo dalla voce narrante indimenticabile (quella di Merricat Blackwood) che ti cattura dalla prima all’ultima pagina.
C’è ben poco conforto da trarre dai romanzi di Shirley Jackson, se non nel raro barlume di speranza dato a Natalie (in Hangsaman), a cui viene consigliato di ricercare incessantemente quell’essere puro fatto di colori brillanti che aspetta dentro di sé, sotto le preoccupazioni e i pensieri più oscuri.
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