Spezzate, il voyeurismo verso le donne che deragliano | Recensione

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Edito in Italia da Tlon con il titolo Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, il saggio femminista di Jude Ellison S. Doyle descrive la crudeltà con cui i media parlano delle trainwreck, donne che deragliano dai binari dell’ideale di femminilità imposto dalla società.

L’autore vive nello stato di New York e ha scritto per il Guardian, Elle, The Atlantic di femminismo, cinema, letteratura e cultura pop. La casa editrice Tlon ha precedentemente pubblicato in Italia il suo saggio Il Mostruoso Femminile.

Tradotto da Laura Fantoni e Andrea Salomone con il titolo di Spezzate, il saggio delinea la figura della trainwreck, termine traducibile come “deragliamento di un treno” accostato a donne sregolate già nel 2015 da Judd Apatow, nel suo omonimo film.
Jude Ellison S. Doyle ne fa un identikit, la trainwreck non ha delle specifiche qualità fisiche o intellettuali, è semplicemente una donna all’apice del suo successo che subisce la frustrazione della massa inferocita alla sua prima caduta. Quanto più alta sarà la vetta che hanno raggiunto, tanto più lo schianto sarà devastante e la sua risonanza non avrà fine.

Ed è così che le spezzate si trasformano in un tweet meschino, un thread di Reddit, un articolo su un blog scandalistico o una foto in cui si intravedono le parti intime ritratte da un paparazzo; un ronzio continuo, interminabile che si distorce in una storia sempre più contorta e crudele di una donna che ha sbagliato e, in quanto tale, deve essere punita per il suo errore.
Come cita la spezzata Taylor Swift nel brano del 2020 Mad Woman tratto dall’album Folklore “Nulla è come una donna pazza, che peccato che sia impazzita, a nessuno piace una donna fuori di sé, l’hai resa così”.

La cantante statunitense ha marchiato sulla propria pelle l’etichetta di mad woman e con questo suo pezzo sembra voler rivendicare la sua rabbia (“ogni volta che mi chiami pazza, divento più pazza”), riappropriarsi di quell’opinione che le hanno cucito addosso, per sfruttarla alle sue condizioni.
Non è un caso che Taylor Swift venga citata in proprio questo saggio per la sua fama di ex psicopatica e che la lista dei suoi ex amanti sia infinita per avere sempre materiale fertile per le sue canzoni.
Nel novembre 2021 ha rilasciato, dopo quasi dieci anni, una nuova versione del suo famoso singolo All Too Well della durata di 10 minuti con strofe inedite, che presumibilmente racconta la sua storia d’amore con l’attore Jake Gyllenhall. Il singolo ha avuto una reazione divisiva, da una parte una fetta di pubblico ha recepito una sovversione dello stereotipo di fidanzata appiccicosa e una advocacy nei confronti delle giovani donne che hanno avuto delle relazioni tossiche, dall’altra parte è stato sottolineato il suo ideale di ex fidanzata psicopatica e rancorosa.
Dopo cinque anni, le pagine scritte da Doyle sono ancora estremamente significative e attuali, pregne di quello che è un pregiudizio riguardante le donne, che siano alla vetta delle classifiche, o sui cartelloni pubblicitari, nei film di punta o abbiano una carica politica di rilevanza: il minimo comune denominatore risiede nella loro risonanza, sono donne che fanno parlare di loro stesse e quel discorso viene sovvertito come un’arma contro di loro.
L’autore fa una rendicontazione minuziosa e aggrega una grande quantità di fonti, per raccontare figure storiche che hanno influito sulla rivendicazione dei diritti delle donne come Mary Wollenstonecraft, Harriet Jacobs, autrice di Incidents in the Life of a Slave Girl, fino a politiche influenti come Hillary Clinton e pop star il cui discorso sul loro corpo ha una matrice politica come Britney Spears e il processo sulla sua conservatorship detenuta da suo padre fino al 2021.
Una montagna russa tra passato e presente, il cui fil rouge che le lega è l’odio gratuito, la mortificazione su maxischermo per non aver adempito a uno standard patriarcale.
Spezzate è un saggio quanto mai attuale, Jude Ellison S. Doyle chiama a cambiare lo sguardo intrinsecamente misogino che viene rivolto alle donne, che siano famose o meno, e a leggere tra le righe della loro vita una volontà ad emanciparsi, rispetto una cultura che impone loro di subire passivamente le pressioni altrui e di essere incapaci di manifestare il proprio volere.

 

Immagine a cura di Tlon

A proposito di Dana Cappiello

Classe 1991, laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione. Ho sempre sentito l’esigenza di esprimermi, impiastricciando colori sui fogli. Quando però i pensieri hanno superato le mie maldestre capacità artistiche, ho iniziato a consumare decine di agende. Parlo molto e nel frattempo guardo serie tv e leggo libri.

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