Spoglia, di Sara Verdolino: l’intervista all’autrice

Per la casa editrice Dialoghi è in preordine Spoglia, di Sara Verdolino: il debutto dell’autrice nel mondo della poesia.

L’editoria indipendente: largo alle giovani penne!

La casa editrice Dialoghi, nata nel 2017, si apre alla narrativa e alla poesia dal 2019, mantenendo da editoria indipendente uno spirito guida dinamico con un catalogo capace di accontentare il maggior numero di lettori possibile. Si pone al passo con uno scambio proficuo tra classica e nuova editoria e offre al suo pubblico la scoperta di penne giovani. Una di queste è Sara Verdolino, giovanissima autrice, che con il suo libro di componimenti, Spoglia, debutta nel vasto e complesso mondo della poesia.

Spoglia è un’antologia di cinquanta componimenti. L’autrice riscopre il fulcro comunicativo della poesia mettendosi totalmente a nudo, attraverso un importante esercizio di sensibilità ed empatia collettiva. Ma è Sara Verdolino stessa a raccontarci di più nell’intervista che segue. Il libro è in preordine e al termine della tiratura di cinquanta copie verrà stampato e spedito.   

L’intervista a Sara Verdolino: Spoglia, una raccolta intima di poesie

Spoglia è il tuo primo libro. Una raccolta di poesie in cui metti a nudo le tue emozioni e vulnerabilità profonde. Ma prima di arrivarci, raccontaci un po’ di te: come ti sei avvicinata alla poesia?

A dire la verità non c’è mai stato un momento della mia vita senza la poesia. Ho ancora un quaderno risalente alla 3 elementare in cui scrivevo delle poesie – anzi, forse è meglio chiamarle filastrocche. È sempre stato qualcosa di innato in me. Verso i 13 anni ho iniziato seriamente a scrivere, molto influenzata dai primi approcci allo studio della letteratura.

Secondo te, quale valore ha la poesia nel panorama letterario contemporaneo? Ovvero, come strumento di comunicazione quali orizzonti e prospettive è in grado di aprire?

Credo che la poesia stia pian piano riacquistando la sua importanza, soprattutto tra noi giovani. Vedo tanti miei coetanei – tanti miei amici – provare a cimentarsi nella stesura di versi, perché la poesia non è più vista come qualcosa di irraggiungibile, ma come uno strumento per parlare di sé e del mondo. Ritengo che essa possa fornirci dei nuovi modi di vedere la realtà e, nella sua complessità, ci aiuta a comprendere concetti più articolati.

Passiamo a Spoglia. Già dal titolo, molto evocativo, si evince l’idea di un’antologia in cui quasi ti confidi intimamente. Cosa ti ha portato a questo processo creativo? Cosa significa per te questo «mettersi a nudo»?

Per me la poesia è sempre stata qualcosa di molto personale, un modo di esprimere i miei sentimenti e le mie emozioni per decifrarle meglio: da qui il titolo Spoglia. Inoltre, nella mia poetica ci sono molti riferimenti alla natura; infatti, il titolo assume anche un altro significato: spoglia come gli alberi spogli durante l’autunno.

Se dovessi descrivere la poetica che hai scelto per questi cinquanta componimenti, come lo faresti? Scegli almeno due aggettivi e prova a raccontare come si dipanano le tue poesie.

Ritengo che sia una poetica semplice, ma efficace. Non sono la persona che utilizza termini desueti o immagini troppo complesse. In fondo la mia è una poesia di quotidianità, sia per i temi che per lo stile.

Nella sinossi si legge anche che, in combinazione a quella parte più personale, provi a toccare diversi temi. Quali hai scelto?

Ho scelto tematiche attinenti all’esperienza umana, sebbene alcune io non le abbia vissute in prima persona. Per esempio, la vecchiaia, la guerra e la violenza. Nonostante questo, le poesie sono quasi sempre scritte dal mio punto di vista perché mi piace immedesimarmi e fare miei i temi, anche se talvolta sono cupi.

Hai deciso un ordine narrativo particolare per il susseguirsi dei componimenti all’interno di Spoglia? Se sì, quale?

Ho deciso di non dare un ordine specifico alle poesie perché volevo che riflettessero il mio quaderno e le mie note del telefono in cui esse sono chiaramente in ordine sparso. Forse l’unico pseudo-ordine presente è uno cronologico, ma è possibile trovare anche poesie più recenti fra alcune vecchie.

Ci sono poeti che hanno influenzato il tuo modo di scrivere? Se sì, quali e in che modo?

Non direttamente. Tuttavia, credo di essere una spugna e di assorbire molto le cose che leggo, infatti penso che fra le mie maggiori influenze ci siano Saffo ed Emily Dickinson.

C’è almeno una poesia che è stata difficile da scrivere e condividere ma che, allo stesso tempo, pensi renda sensibilmente il senso di Spoglia?

Indubbiamente alcune sono state difficili da condividere poiché riguardano degli aspetti estremamente personali della mia vita. Tuttavia, credo che ognuno nelle mie poesie – in generale nella poesia – debba leggere le proprie esperienze, dunque certe tematiche risuoneranno in qualcuno, mentre altre no, ma lascio al lettore il piacere della scoperta.

Fonte immagine: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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