Stephan Jones, Gli unici indiani buoni I Recensione

Stephan Jones

Stephan Jones, scrittore nativo americano, è l’autore di Gli unici indiani buoni (The Only Good Indians, tradotto da Giuseppe Marano). Edito da Fazi e pubblicato lo scorso maggio nella collana Darkside, Gli unici indiani buoni è un thriller che vede come protagonisti quattro amici nativi americani e il conflitto identitario tra il loro essere nativi e “statunitensi”. 

Stephen Graham Jones. Nativo americano appartenente alla tribù dei Piedi Neri, ha scritto più di venti romanzi tra cui ricordiamo The Floating Boy and the Girl Who Couldn’t Fly con Paul G. Tremblay (2014); Mongrels (2016); My Heart Is a Chainsaw (2021). Nei suoi scritti tratta le tematiche legate alla sua cultura d’origine. Con Gli unici indiani buoni, grandissimo successo di pubblico e critica, ha vinto lo Shirley Jackson Award e il Bram Stoker Award.

Gli unici indiani buoni è un romanzo ambientato ai confini del Canada che vede come protagonisti quattro amici, tutti nativi americani, che hanno condiviso una battuta di caccia molto inquietante, un episodio del passato con il quale non riescono ancora a fare i conti. Come per gli altri romanzi di Stephan Jones, Gli unici indiani buoni è incentrato sulle tradizioni e  credenze caratteristiche dei nativi americani  che vanno a confliggere con l’identità “occidentale” acquisita.  

«I wapiti sono solo wapiti, punto e basta. Se gli animali tornassero a perseguitare chi li ha uccisi, allora i Piedi Neri di una volta avrebbero avuto nell’accampamento tanti di quei bisonti fantasma da non non riuscire nemmeno a camminare, probabilmente».

Gli unici indiani buoni di Stephan Jones, la trama

Siamo ai confini col Canada. Lewis, originario nativo americano, vive con la sua fidanzata Peta, che è americana  e quindi non ha niente a che fare con le tribù native e le loro credenze; vivono con il loro cane Harley, abbastanza malridotto perché anni addietro aveva avuto un calcio da un cavallo. Lewis e i suoi amici, anch’essi nativi, Gabe e Cassidy,  custodiscono un segreto di un evento accaduto molti anni prima e con il quale prima o poi dovranno fare i conti, finché  Lewis inizia a percepire una presenza inquietante a casa sua. 

«Ma era solo una battuta di caccia, si disse. Per i wapiti era solo sfortuna. Avrebbero dovuto sistemarsi per la notte con il vento a favore. Avrebbero dovuto spingersi in una zona in cui i cacciatori non avevano accesso…che i pick up non potevano raggiungere, comunque».

Gli unici indiani buoni di Stephan Jones è un romanzo per certi tratti più legato alla letteratura americana del Vecchio  West, dove il linguaggio appare rude e diretto. Coinvolgente e disarmante, è consigliato a chi ama il genere. 

Fonte immagine: Sito web Fazi Editore

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A proposito di Rita Giordano

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche e mi occupo di progettazione sociale per il No Profit. Mi definisco curiosa e appassionata verso l’arte in tutte le sue forme: amo scrivere, dipingere ma soprattutto leggere, tanto da andare in astinenza se non leggo per più di un una settimana. Ho collaborato con varie riviste specializzate (Storie, Cevitasumarte, Guerra e Pace, Eco delle città).

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