A Brave Interview to: KEEMOSABE, Look Closer (2020)

Sono Brave.

Benvenuta e benvenuto.

Per piacere: come sempre, prima di continuare nella lettura, indossa le tue cuffie.

Molto bene.

Oggi ho una piccola sorpresa per te. Tu ti aspetti un altro album di elettronica, uno di quelli che solo Brave ti propone. Ma a Brave piace sorprenderti. Ti regalo una perla che devi condividere con le/i tue/tuoi amiche/amici più intelligenti, quelle persone che al fetido tepore del già noto preferiscono esplorare, ridisegnare i confini della propria conoscenza e scoprire inedite configurazioni di sé e del reale.

Io, ovviamente, sono una di quelle persone.

Se lo sei anche tu, prosegui la lettura. Se non lo sei, chiudi tutto e torna sotto al piumone.

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Il progetto di cui oggi ti parlo si fatica a definirlo italiano. È gente che si muove con disinvoltura tra Milano, New York e gli Abbey Road Studios di Londra (se mi leggi, già sai), precedentemente attraversati dalla loro musica nel 2019. Dietro al disco che ascolterai ci sono a) anni di tour europeo e mesi di reclusione b) una baita sul lago Maggiore senza internet né cellulari c) la mano di professionisti che hanno prodotto i Muse. E mi fermo qui.

Oggi ti regalo la viva voce dei ragazzi di cui voglio parlare, che hanno avuto il piacere di rispondere alle mie ardite domande. Fa’ attenzione. Ti sto proponendo una gemma rara e che ti insegna una cosa importante: sintetizzatori non vuol dire automaticamente Elettronica.

Cominciamo.

https://open.spotify.com/album/5yJB0OPvInpbpGDwMjQGbu?si=aldK7yl7Qb279T-ssDvdbA

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Domanda n. 1

Ogni nuovo sentiero parte da una strada esistente. A quali artisti italiani e stranieri vi ispirate?

Dunque, abbiamo artisti di riferimento in veramente tanti generi e stili diversi, proprio perché ci piace prendere ispirazione dalle qualità di ognuno e rielaborarle. I primi tre nomi che ci vengono in mente sono Queens of the Stone Age, Tyler the Creator e Motta.

Domanda n. 2

Come sono nate le tracce del nuovo disco (Look Closer, ndr)? Raccontatemi un aneddoto.

Queste canzoni sono il risultato di quattro anni vissuti insieme intensamente, con concerti, sessioni e giri per l’Europa che hanno influenzato il nostro modo di essere e pensare. Sono nate da veramente tante situazioni diverse, da sessioni notturne in mezzo ai boschi a feste post concerto.

Un aneddoto è su AnythingAnything, quinto brano del nostro disco che ha una struttura molto complessa ma che è venuto fuori letteralmente in dieci minuti di prove in studio. Ancora oggi ci ricordiamo di quel momento come uno strano istante di connessione mentale.

Domanda n. 3

Perché avete deciso di cantare in inglese piuttosto che in italiano?

La scelta in realtà è stata molto naturale. Io (Alberto, voce/chitarra) e Sebastiano (batteria) abbiamo iniziato a mettere le basi di questo progetto quando vivevamo a New York, e già dal principio avevamo deciso di provare ad avviare questa band a Londra, perciò è stato spontaneo per noi pensare ad una musica che fosse accessibile a quel tipo di pubblico. Inoltre siamo cresciuti principalmente con il Rock e Funk americano ed inglese. Adoriamo anche la scena italiana ma semplicemente ci sentiamo più completi nel comunicare in lingua inglese.

Domanda n. 4

Se nella vita siamo ciò che mangiamo, in musica siamo quello che (e come lo) suoniamo. Quali elementi definiscono il suono KEEMOSABE?

Il nostro nuovo disco è principalmente caratterizzato da groove di batteria molto profondi, riff di chitarre taglienti e tanta atmosfera di synth. È un omaggio a tutta la musica Rock che ha influenzato la nostra giovinezza, che abbiamo voluto però rielaborare con diversi esperimenti. Ci piace cambiare le carte in tavola e siamo già certi che il nostro sound in futuro potrà subire profondi cambiamenti a seconda della nostra evoluzione.

Domanda n. 5

Chi è il vostro ascoltatore ideale e quale il vostro concerto ideale?

Domanda molto interessante e alquanto difficile! (È ovvio. È una domanda di Brave, ndr) Abbiamo una fan base molto eterogenea e quindi la qualità del nostro ascoltatore principale potrebbe essere quella di essere aperto al “diverso” ed al cambiamento, perché è quello che cerchiamo di veicolare attraverso la nostra musica. Per il concerto ideale invece non abbiamo dubbi: piccolo locale, gente ammassata intorno al palco, amplificatori, birre, tante luci e tanto sudore. Dopo questo anno sembra quasi un miraggio, ma siamo sicuri che ritorneremo a farlo quanto prima!

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Ti starai rendendo conto che non sei di fronte all’ennesimo disco italico alternativo che esce in sordina e ci rimane. L’esperienza dei piccoli medi e grandi palchi che questi musicisti hanno calcato è scritta in ogni onda sonora. Non ci sono i 4 accordi e il 4/4, non ci sono solo chitarre distorte e urla. E non solo la musica: sei di fronte a un disco concettualmente uno (il cammino di liberazione di una Donna) e trino (fuga, rivelazione, ritorno), in cui le parole e le note parlano insieme significati conoscibili soltanto da chi ne sappia leggere il valore simbolico.

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Concludo il nostro viaggio insieme, lasciandoti di nuovo al tuo cammino personale, che è quello che conta veramente.

Ma non pensare che non me ne sia ricordato.

Anche oggi, come sempre, ti propongo 5 regole all’ascolto di Look Closer. Stavolta, però, ti offro il privilegio raro di affidare il tuo cuore a quella che il compianto Professore ha chiamato l’intentio auctoris: lasciarti guidare tra le emozioni da chi quelle emozioni le ha vissute e le ha suonate.

Dateci cinque regole all’ascolto del vostro disco.

Regola n. 1

Aspettate il tramonto

Regola n. 2

Salite in macchina (solo se siete in zona gialla/arancione e fino alle 22, ndr)

Regola n. 3

Imboccate una strada poco trafficata

Regola n. 4

Sparatevi Look Closer a tutto volume

Regola n. 5

Godetevi il presente, l’unica cosa che possiamo davvero stringere, lasciandovi accompagnare (se volete) dalla nostra musica.

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Prego.

Brave

 

 

 

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