Acini, Paolo Saporiti: il mondo che ruota intorno al live

Paolo Saporiti

«Siamo di fronte ad un lavoro, che live può avere un ottimo riscontro, anche per la scelta degli strumenti, che ben si presta all’esecuzione dal vivo», così scrivevo tempo addietro, nella recensione del disco Acini di Paolo Saporiti. Ad oggi, un concerto live è diventato un vero e proprio disco, fisico e digitale, suonato in trio, in maniera asciutta come il cantautorato vuole. Uscito il 21 febbraio per Orange Home Records, Acini Live è realizzato da Paolo Saporiti insieme al chitarrista Alberto Turra e il batterista Lucio Sagone.

L’album è frutto di un live, registrato in presa diretta, che dà la possibilità di comprendere il respiro di una sessione dal vivo di Saporiti: attraverso i commenti dei brani, il rumore di sottofondo, gli scricchiolii degli strumenti, ci si immerge in qualcosa che va oltre l’acustico.

Cosa c’è dietro Acini nella versione live? Qual è stata l’esigenza di fare una versione diversa da quella in studio?

L’aspetto di questo disco è una forma di celebrazione a quello che è successo. Acini era un disco campionato, fatto in studio, ciò che mi interessava di più era portarlo in giro, insieme al chitarrista Alberto Turra e al battterista Lucio Sagone. Live dopo live sono arrivato, insieme ai musicisti, ad una qualità della sensazione molto alta, avvertivo il bello che accadeva sul palco. L’idea, quindi, è stata quella di fissare un momento, abbastanza inconsapevole di quale sarebbe stato il risultato; sicuramente ero convinto di quello che stava succedendo e di quello che io e gli altri stavamo suonando, ma la riprova del voler stampare l’album in questo modo è stata ascoltare il disco ed essere sicuro di star camminando per la strada giusta.

Come affronti un live? Quali canzoni non possono mancare mai, e cosa non può mancare mai in un tuo live?

Mi piace molto essere sul pezzo, vale a dire, suonare i brani del disco che ho composto; ho sempre suonato anche canzoni di lavori futuri e ripreso dai dischi vecchi, facendo una scelta tra diversi brani che mi piacciono. Un esempio è Rotten Flowers, che non è presente nel disco live a causa di un problema tecnico. Sono solito, a fine concerto, staccare l’alimentazione e finire in acustico, ed è valso anche per questo concerto qui: ero solo con la chitarra in mezzo al pubblico, ma purtroppo il condizionatore era acceso ed ha disturbato la registrazione. In un mio live non può mancare questa versione acustica; si può condividere l’emozione sottile, è un nuovo linguaggio, che provoca e trasforma: abbassando la soglia del rumore, la gente ti concede un nuovo modo di suonare. Un cantautore, deve essere una persona che chitarra e voce riesce a sostenere una situazione, quindi suonare con gli strumenti che hai.

C’è un rituale che fai prima di salire sul palco, come acquisti la concentrazione prima di buttarti nell’esperienza del live?

Vari rituali: dato che arrivo dal teatro, sono passato dal tai-chi, continuando con il training di stampo teatrale. In questo momento, mi concedo una sambuca prima di salire sul palco; è diventato un piccolo rito. Per quanto riguarda la concentrazione, il pubblico spesso non conosce le condizioni di chi si trova sul palco, non comprende la necessità di cessare con il rumore, quando invece basterebbe un po’ di silenzio, che porta qualità, sacralità e così le persone che ascoltano, possono restituirti le emozioni che stanno vivendo.

Rumore, feedback, imperfezioni, parole di introduzione, quanto conta il pubblico, quanto distrae, quanto partecipa ad un tuo live?

Per questo disco live volevo ci creasse una fotografia concreta, un live vero e proprio, registrato; una situazione molto ben riuscita, andata avanti al meglio proprio come accade per tutte le cose magiche. Il rapporto con il pubblico è bellissimo ma complesso: sono in una fase in cui immagino il live, so che avrei bisogno di più spazi di livello, poiché vorrei che il pubblico fosse costretto a essere concentrato, non passivo. Non vivo una situazione facilissima sotto questo profilo, non è una produzione così ricca, non suono in teatri e non avere un ambiente che accoglie la mia musica dispiace, perché è poetico quello che faccio e la poesia difficilmente sta bene con il rumore. Prima provavo rabbia, ora ho la fortuna di avere musicisti che mi proteggono e il pacchetto che abbiamo creato è quasi autoimmune, suoniamo in qualsiasi situazione. Qualsiasi cosa accada, passiamo sopra anche se stiamo facendo una cosa delicata.

Se volessi far entrare nel mondo di Acini Live una persona che non ha mai ascoltato la tua musica, in quale modalità faresti ascoltare i tuoi brani?

Credo che il formato di questo trio sia eccezionale, un prodotto live che mi ha sconvolto per quanto fosse bello. Io sono consapevole che i miei brani nascano chitarra e voce, che quella sia la mia chiave. Allora per accondiscendere a questa modalità, nel disco digitale e cd, mi sono preso la briga di un cartoncino QR code, che apre le porte all’ascolto di un live chitarra e voce a Oblizza, per un’ associazione chiamata Potok. Fu un live ispirato, intenso, poiché percepivo l’interesse nell’avermi lì a suonare, ed ora che l’associazione è chiusa, io attribuisco una poetica maggiore a questo live, nonché un ringraziamento per aver organizzato il concerto.

 

Immagine in evidenza:  ufficio stampa, FLEICH AGENCY

A proposito di Alessandra Nazzaro

Nata e cresciuta a Napoli, classe 1996, sotto il segno dei Gemelli. Cantautrice, in arte Lena A., appassionata di musica, cinema e teatro. Studia Filologia Moderna all'Università Federico II di Napoli.

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