Canzoni dei Cocteau Twins: 5 da ascoltare

I Cocteau Twins sono molto più che una semplice band. Formatisi a Grangemouth, in Scozia, nel 1979, il trio composto da Elizabeth Fraser, Robin Guthrie e (per molti anni) Simon Raymonde è stato per anni un pilastro del dream pop, dell’ethereal wave e in generale di tutta la scena alternativa e indie del panorama musicale europeo. Il loro mondo di riverberi e lingue inventate ha influenzato generazioni intere di musicisti, dai Beach House a Sigur Rós. Le canzoni dei Cocteau Twins sono magia.

Il suono della band è una miscela inconfondibile e mesmerizzante di chitarre avvolgenti, bassi fluttuanti e vocalizzi ultraterreni, spesso senza parole riconoscibili, ma carichi di emozione e di simbolismo. Per chi non li conosce, queste cinque canzoni possono essere l’inizio di un viaggio sonoro fuori dallo spazio delle convenzioni musicali a cui siamo abituati.

Canzoni dei Cocteau Twins
La vocalist Elizabeth Fraser durante un’esibizione dal vivo, 1984 – Fonte immagine: YouTube, canale Top Of The Pops Redubbed

Canzoni dei Cocteau Twins: 5 da ascoltare

  1. “Lorelei” – Treasure (1984)

Un classico dell’album più amato dai fan, Treasure. Le chitarre brillano come cristalli mentre la voce di Elizabeth Fraser vola su melodie celestiali. L’esempio perfetto di come i Cocteau Twins riescano a evocare emozioni puramente sonore pur utilizzando testi composti da parole create da zero o prese in prestito da altre lingue e senza senso logico.

Fraser ha spesso utilizzato parole inventate per dare spazio all’emozione pura, senza mediazioni semantiche. In un’intervista radiofonica del 1994, ha spiegato: I testi sono composti da parole che ho trovato sfogliando libri e dizionari scritti in lingue che non capisco… Le parole non hanno alcun significato finché non le canto. L’ho fatto per poter cantare qualcosa”.

Sul sito ufficiale dei Cocteau Twins, ha aggiunto: “Ho guadagnato davvero tanto (dall’invenzione del linguaggio, ndr). Ma ho dovuto darmi il permesso strada facendo… di non preoccuparmi delle opinioni altrui”. Quella usata da Fraser è una pratica vicina alla glossolalia, o scatting melodico, che elimina il significato per dare spazio alla musicalità stessa.

  1. “Carolyn’s Fingers” – Blue Bell Knoll (1988)

Una delle performance vocali più incredibili mai registrate. È il brano che aperto alla band il pubblico degli Stati Uniti, raggiungendo il secondo posto nella classifica Alternative Airplay. Elizabeth Fraser canta come uno strumento, in un idioma che non ha bisogno di traduzione e proprio per questo emotivamente accattivante.  Steve Sutherland, recensore dell’epoca, arrivò a definirla addirittura “la voce di Dio”. Atmosfera estatica e produzione impeccabile: un capolavoro nel suo genere.

  1. “Heaven or Las Vegas” – Heaven or Las Vegas (1990)

Title track dell’album che prende lo stesso nome, è forse il loro brano più accessibile e pop, ma non per questo meno profondo. Arrivato al nono posto nella classifica Alternative Songs di Billboard nel 1991, ha consolidato il loro successo anche oltreoceano. “Heaven” (il paradiso) e “Las Vegas” (simbolo di eccesso, finzione e consumismo) rappresentano due estremi dell’esperienza umana: la purezza e la trascendenza da un lato, il piacere effimero e l’artificio dall’altro.

Durante la registrazione dell’album, Fraser era incinta della figlia avuta con Jeff Buckley, mentre Raymonde aveva appena perso il padre. Il titolo rispecchia questa oscillazione tra gioia e lutto, tra cielo e mondo, sacralità e caos. Heaven e Las Vegas diventano così due poli emotivi tra cui l’album si muove.

È una sintesi perfetta tra malinconia e incanto, con un testo più comprensibile e una produzione più “lucida”. È stato definito da Paste “il culmine assoluto del dream pop” ed è stato il brano che ha reso i Cocteau Twins un riferimento per chi ama la musica onirica. Nel 2020, a distanza di trent’anni, Heaven or Las Vegas ha vissuto una nuova primavera grazie a TikTok, con oltre 39.000 video creati e un picco di popolarità.

  1. “Pearly-Dewdrops’ Drops” – (1984, singolo)

Pubblicato come singolo indipendente, si tratta di una delle loro canzoni più iconiche. I synth scintillanti e le voci stratificate la rendono un classico della new wave onirica. Diventato il loro singolo di maggior successo, arrivò al n. 29 della classifica UK e al n. 1 nella Indie Chart.

Per la promozione del brano fu prodotto anche il primo vero video della band, girato nella suggestiva Chapel of Holloway Sanatorium e nei dintorni di Virginia Water Park, Regno Unito. Simbolicamente potente, il video era però frutto dell’improvvisazione: secondo Simon Raymonde, la band non era preparata e si ispirò “all’istinto”, risultando insoddisfatta del prodotto finale.

  1. “Pandora (for Cindy)” – Tiny Dynamine (1985)

Un brano minore, ma amatissimo dai fan. Oscuro e incantato, evoca boschi nebbiosi e sogni inquieti. Perfetto per chi cerca l’anima più misteriosa dei Cocteau Twins. Alcuni fan hanno teorizzato che Pandora rimandi alla mitologia greca, con la figura di Pandora come portatrice di caos e bellezza. Il brano, con la sua doppia anima eterea e inquieta, sembrerebbe richiamare proprio questa dicotomia.

Canzoni dei Cocteau Twins, icone ispirate

I Cocteau Twins hanno lasciato un segno indelebile su generazioni di musicisti. Tra loro gli Slowdive, che con chitarre eteree e riverbero diffuso, considerano i Cocteau un modello. Christian Savill ha dichiarato che scoprire “Pearly Dewdrops’ Drops” è stato un momento decisivo. The Weeknd ha dichiarato che Cocteau Twins ha giocato un ruolo fondamentale nel modo in cui suona la mia musica e ha persino nominato un brano Heaven or Las Vegas. Artisti come Madonna e Prince hanno elogiato pubblicamente la band. Prince avrebbe confessato a un amico che la ascoltava per “un’ispirazione musicale”. Altri: Sigur Rós, Beach House, M83, Cigarettes After Sex, My Bloody Valentine, Lush, Ulrich Schnauss, Mazzy Star.

Canzoni dei Cocteau Twins, conclusione

In un’epoca in cui le parole spesso sovrastano le emozioni, i Cocteau Twins ci ricordano che si può comunicare anche attraverso il suono puro, la voce come strumento. Le loro canzoni non chiedono di essere comprese, ma sentite. Ascoltarli oggi non è solo un tuffo nel passato, ma un atto di resistenza all’eccesso di significato. Una lingua inventata per dire l’indicibile. E forse è proprio questo, il segreto del loro incanto.

Fonte immagine in evidenza: YouTube, canale Top Of The Pops Redubbed 

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