Canzoni dei Sigur Rós: 5 da scoprire

canzoni dei sigur ros

Quali sono le canzoni dei Sigur Rós da scoprire?

I Sigur Rós sono una band islandese formatasi nel 1994 a Reykjavík e composta dal cantante e chitarrista Jón Birgisson, conosciuto come Jónsi, il bassista Geórg Holm e dal pianista Kjartan Sveinsson. Non c’è un batterista ufficiale del gruppo per cui, nei live, sono accompagnati dal turnista Ólafur Björn “Óbó” Ólafsson. Si tratta di una delle band e delle personalità islandesi più conosciute dopo Björk, e hanno conquistato la scena musicale post-rock mondiale.

Caratterizzati da sonorità eteree e ambient, create anche attraverso la sperimentazione (si pensi all’utilizzo di un archetto di violoncello per suonare la chitarra, caratteristica di tutti i loro live e quasi tutti i brani), i Sigur Rós hanno pubblicato 18 album. Da sempre i testi sono scritti e cantati nella loro lingua madre islandese oppure in vonlenska, una lingua inventata dallo stesso Jónsi che, in verità, è scevra di significato, è solo un espediente per utilizzare la voce alla stessa maniera di un qualsiasi altro strumento musicale e permette all’ascoltatore di scegliere egli stesso il significato del brano.

In questo articolo, esploreremo cinque canzoni dei Sigur Rós da scoprire

1. Sæglópur (Takk…, 2005) 

Sæglópur, estratta dall’album Takk… del 2005 è una delle canzoni dei Sigur Rós più coinvolgenti e suggestive. Il testo è per la maggior parte in vonlenska, in inglese chiamato Hopelandic, una lingua artificiale creata dal frontman della band la cui radice von in islandese vuol dire speranza, per cui il vonlenska sarebbe la “lingua della speranza”. La porzione di testo in islandese si riferisce ad un navigante, perso in mare (da cui il titolo Sæglópur che, appunto, vuol dire perso in mare), che riesce a tornare a casa sano e salvo.

Le sonorità sono tipiche della produzione musicale e della band islandese: un pianoforte suggestivo che apre la canzone per poi essere sostituito da un arrangiamento e un ritmo che danno l’impressione di un’espansione e di una contrazione, traducendo in suono il movimento del mare. Anche il video, diretto dagli stessi Sigur Rós ed Eva Maria Daniels, riprende il tema del mare, raccontando la storia di un ragazzino che viene trascinato nelle profondità marine da una piovra o da un mostro marino, per poi venire recuperato privo di sensi da un uomo, un sommozzatore, lasciando allo spettatore la scelta di credere se il ragazzino si sia salvato o meno.  

«Sæglópur á lífi 
Kominn heim 
Sæglópur á lífi 
Kominn heim 
Það kemur kafari 
Kominn heim 
Það kemur kafari 
Kominn heim» 

2. Hoppípolla (Takk…, 2005) 

Hoppípolla è forse la più conosciuta fra le canzoni dei Sigur Rós e una delle più emblematiche del loro stile musicale, considerata la canzone più nota del genere. Tratta dall’album Takk… del 2005, si tratta di un brano che evoca nostalgia ma in un senso tenero, felice, che fa ripensare al proprio passato con dolcezza, e non cadendo mai nella malinconia. I protagonisti di questa canzone sono sicuramente il pianoforte, che detta già il tema sognante di tutto il brano, accompagnato dalla voce eterea di Jónsi e dall’arrangiamento quasi orchestrale che rende questa canzona piena di vita e gioia. Il testo è principalmente in islandese, con alcune parti in vonlenska, e parla della gioia dell’essere bambini e saltare nelle pozzanghere (che è, appunto, la traduzione del titolo).

Il video, diretto da Arni & Kinski, vede come protagonisti alcune persone anziane che si comportano come bambini, saltando nelle pozzanghere e facendo delle marachelle i cui destinatari sono proprio i componenti della band. Il gruppo si scontra in un cimitero con un altro gruppo di coetanei, brandendo spade di legno ed elmetti fatti con dei colapasta, fin quando uno dei signori anziani cade e si fa male. Alla vista del naso sanguinante, un riferimento al testo della canzone e alla parte strumentale che segue il brano e che si chiama appunto Með Blóðnasir, con il naso sanguinante, il secondo gruppo scappa impaurito, mente i protagonisti festeggiano la vittoria dello scontro.  

«Brosandi 
Hendumst í hringi 
Höldumst í hendur 
Allur heimurinn óskýr 
nema þú stendur 

Rennblautur 
Allur rennvotur 
Engin gúmmístígvél 
Hlaupandi í okkur ? 
Vill springa út úr skel» 

 3. Untitled #1 (Vaka) [ ( ), 2002] 

Nel 2002 i Sigur Rós hanno pubblicato un album, ( ), il cui titolo sono appunto le parentesi; per questo motivo ci si riferisce a questo come Svigaplatan ovvero “album delle parentesi”. Le otto tracce che ne fanno parte sono anch’esse senza titolo ma hanno ottenuto un nome informale da parte della band. Il primo brano, chiamato informalmente vaka, ovvero “svegliarsi, è caratterizzato da un inizio molto dolce, con un piano delicato e un leggero vocalizzo di sottofondo, per poi passare alla voce di Jónsi che pare raccontare una storia, con un tono da cui trapela emozione e, forse, malinconia e difatti questa potrebbe essere una delle canzoni dei Sigur Rós più inclini alla tristezza

La storia della canzone, però, la sceglie l’ascoltatore poiché, così come tutte e otto le tracce di ( ), questo brano è in vonlenska per cui un testo vero e proprio non c’è. Nel libretto che accompagna il CD su cui dovrebbero essere scritti i testi delle canzoni, la band lasciò spazi bianchi, in modo che fosse il pubblico a scriverne le parole, rendendo ( ) un album ad personam per ogni ascoltatore. Il video, diretto da Floria Sigismondi, mostra un normale giorno di scuola elementare per un gruppo di bambini. Quando arriva però il momento della ricreazione, scopriamo che il cielo è rosso fuoco, cade cenere nera come fosse neve e i bambini indossano maschere antigas mentre giocano e si rincorrono; ci rendiamo conto di trovarci in un mondo post-apocalittico.

4. Brennisteinn (Kveikur, 2013) 

L’album Kveikur del 2013, da cui è tratta Brennisteinn, rappresenta un punto di rottura con le sonorità degli album precedenti, più sognanti ed elfiche, per abbracciare invece temi e suoni più post-rock e oscuri. Questo brano, una delle canzoni dei Sigur Ros più innovative rispetto al loro suono distintivo, si apre con un ruggito di basso distorto che immediatamente cattura l’attenzione dell’ascoltatore. La voce distintiva di Jónsi emerge attraverso la densità sonora e il suo canto etereo si staglia contro le pareti buie della musica, aggiungendo un elemento di luce e contrasto e creando così emozione e pathos.

Il testo di Brennisteinn, contenente alcune parti in vonlenska, non è mai stato reso noto al pubblico e, anche per i madrelingua islandesi, è molto difficile discernere esattamente cosa venga detto dal vocalist, che utilizza spesso uno stile di canto piuttosto strascicato. Il video, diretto da Andrew Huang, racconta la storia di un uomo, catturato da alcune persone, la sua fuga e i tentativi dei suoi rapitori di riportarlo in cattività, intervallata da scene della performance live della band. Il video è ambientato in una specie di caverna e girato completamente in bianco e nero, con alcuni sprazzi di colore giallo che riprende il titolo della canzone, che vuol dire zolfo.

5. Ísjaki (Kveikur, 2013)

Ísjaki è il secondo singolo estratto dall’album Kveikur del 2013. Il brano inizia con una melodia di chitarra accompagnata dagli archi, che conferiscono quell’atmosfera di ghiaccio, come richiama appunto il titolo, il cui significato è iceberg. La batteria, che detta un ritmo quasi schioccante, contribuisce ad una sensazione di tensione e di «strettezza» come quando ci si rannicchia per il freddo. La voce di Jónsi interviene, eterea, insinuandosi nel suono degli strumenti per poi divenire protagonista.

Si tratta di una delle canzoni dei Sigur Rós più tendenti al pop fra quelle contenute in questo album, il cui testo tratta dell’allontanamento e della fine dell’amore in una coppia. Non esiste un video ufficiale del brano, nonostante sia stato rilasciato come singolo, ma solo un lyric video, ovvero un video in cui viene mostrato il testo della canzone.  

«Þú vissir af mér 
Ég vissi af þér 
Við vissum alltaf að þetta myndi enda 
Þu missir af mér, 
Ég missi af þér 
Missum báða fætur undan okkur 
Nú liggjum við á 
Öll ísköld og blà 
Skjálfandi á beinum, hálfdauðir úr kulda 
Ísjaki» 

Fonte Immagine in Evidenza: Wikimedia Commons

A proposito di Maria Rescigno

Vedi tutti gli articoli di Maria Rescigno

Commenta