Canzoni dei Pink Floyd: 5 da ascoltare

Canzoni dei Pink Floyd: 3 da ascoltare

I Pink Floyd sono stati un gruppo musicale rock britannico fondato a Londra nel 1965 dal cantante e chitarrista Syd Barrett, dal bassista Roger Waters, dal batterista Nick Mason e dal tastierista Richard Wright. Nel gennaio 1968 si unì al quartetto anche il chitarrista e cantante David Gilmour che, in seguito, prese il posto di Barrett. Il gruppo, pioniere della musica psichedelica e del rock progressivo, ha riscritto le tendenze artistiche della propria epoca, diventando una delle band più influenti nella storia della popular music. La loro carriera è stata segnata da album concettuali, testi filosofici ed elaborate esibizioni dal vivo. I componenti della band cessarono la collaborazione nel 1995, dopo aver venduto circa 250 milioni di dischi in tutto il mondo. Ma quali sono le canzoni dei Pink Floyd da ascoltare assolutamente per comprendere la loro grandezza?

Canzoni dei Pink Floyd: una selezione ragionata

1. Comfortably numb


La prima delle canzoni dei Pink Floyd che vale sicuramente la pena ascoltare è Comfortably numb, tratta dall’album The wall del 1979. È una canzone che parla della disconnessione dalla realtà e dell’intorpidimento causato dal dolore della vita. In particolare, descrive come il protagonista, una volta diventato adulto, sia arrivato a sentirsi alienato da se stesso e dal mondo che lo circonda. Il brano affronta le difficoltà della crescita e della condizione umana, domandandosi se valga la pena rimanere connessi a un mondo che può essere così doloroso. La struttura, un dialogo tra un medico e il protagonista Pink, e l’assolo di chitarra di David Gilmour ne fanno un capolavoro assoluto.

2. Wish you were here


Un’altra delle canzoni dei Pink Floyd da non perdere è Wish you were here, title-track dell’omonimo album del 1975. Si tratta di uno dei brani più conosciuti al mondo. Apparentemente potrebbe sembrare che questa canzone parli d’amore, ma in realtà il tema centrale è l’assenza. Il brano può essere visto come una dedica a Syd Barrett, fondatore ed ex frontman della band allontanato nel 1968 a causa di gravi problemi mentali aggravati dall’abuso di sostanze. Il testo di “Wish you were here” è ispirato proprio al senso di vuoto lasciato da Barrett. Nonostante la dedica specifica, il brano presenta un messaggio universale: parla di come a volte ci lasciamo trascinare dai ritmi e dalle abitudini, senza accorgerci di quanta vita stiamo perdendo. Nel 1996, la band fu introdotta nella Rock & Roll Hall of Fame e per l’occasione eseguì proprio questo brano.

3. Another brick in the wall, part II


Parlando di canzoni dei Pink Floyd è impossibile non citare Another brick in the wall, part II, tratta dall’album The wall del 1979. Si tratta di una canzone di protesta degli studenti contro un sistema educativo rigido e oppressivo, che reprime la creatività e la libertà di pensiero individuale. Il testo, tra le altre cose, denuncia la scuola come un luogo di controllo del pensiero, in cui gli insegnanti cercano di omologare gli studenti e di impedire loro di esprimere la propria individualità. Divenne il singolo di maggior successo commerciale della band, raggiungendo la vetta delle classifiche in numerosi paesi.

4. Shine on you crazy diamond

Composizione monumentale divisa in nove parti che apre e chiude l’album Wish You Were Here, Shine on you crazy diamond è un altro omaggio sentito e complesso a Syd Barrett. Il brano esplora i temi del genio, della malattia mentale e della frammentazione della personalità. La sua struttura musicale progressiva, che alterna momenti atmosferici a sezioni più intense, riflette il viaggio mentale del “diamante pazzo” a cui è dedicata. La leggenda narra che un irriconoscibile Syd Barrett visitò i componenti della band negli studi di Abbey Road proprio mentre stavano registrando questo pezzo, un evento che aggiunge un ulteriore strato di commozione alla storia del brano.

5. Money

Tratta da uno degli album più venduti della storia, The Dark Side of the Moon (1973), Money è immediatamente riconoscibile per l’iconica apertura creata con un loop di suoni di registratori di cassa e monete. La canzone è una critica tagliente e ironica all’avidità e al consumismo. Con un tempo inusuale di 7/4 e un celebre assolo di sassofono, il brano è diventato un inno anti-establishment e uno dei pezzi più riconoscibili del repertorio dei Pink Floyd. Per informazioni ufficiali e discografia, è possibile consultare il sito ufficiale dei Pink Floyd.

 

Brano Album e anno di pubblicazione
Comfortably numb The wall (1979)
Wish you were here Wish you were here (1975)
Another brick in the wall, part II The wall (1979)
Shine on you crazy diamond Wish you were here (1975)
Money The dark side of the moon (1973)

Fonte dell’immagine di copertina: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 19/09/2025

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