Se siete curiosi di scoprire alcune canzoni politiche di Ghali, oltre alla celebre Cara Italia, questo è l’articolo perfetto per voi. Uno dei protagonisti indiscussi dell’ultimo Festival di Sanremo 2024, Ghali Amdouni in arte Ghali è un artista che, sin dalle origini della sua musica, ha sempre espresso con chiarezza ed efficacia messaggi impattanti e sinceri. Nato a Milano nel 1993 da genitori tunisini e cresciuto nel quartiere periferico di Baggio, il rapper italo-tunisino ha saputo toccare il cuore di migliaia di fan con le sue melodie che mischiano trap, rap e pop. La sua musica, caratterizzata dalla particolare fusione di lingue quali arabo, italiano, francese e talvolta anche inglese e spagnolo, racconta il vissuto non facile dell’artista e la sua visione del mondo.
5 canzoni politiche di Ghali che dovreste ascoltare e salvare nella vostra playlist.
1. Wily Wily
Wily Wily (2016) è una traccia contenuta nella compilation Lunga Vita a Sto, che segna gli inizi della carriera dell’artista. In essa Ghali denuncia il pregiudizio di alcuni italiani nei confronti dell’Islam e, in generale, verso gli italiani di seconda generazione. L’iconico videoclip, girato per l’occasione nel deserto di Wadi Rum, in Giordania, nei pressi di Petra, si apre con un’immagine che rimanda simbolicamente all’oppressione e alla discriminazione che l’artista ha subito in prima persona: il volto di Ghali schiacciato da uno scarpone, mentre canta «Tu pensi che l’Islam sia l’Isis, perché hai un amico marocchino e ti ha insegnato solo parolacce», per poi elencare gli insulti razzisti che gli sono stati rivolti nel corso della sua vita. Il ritornello ipnotico, un misto di diversi dialetti arabi, francese ed italiano, è motivo di orgoglio per Ghali, che agli inizi della sua carriera è riuscito a far cantare in arabo anche chi non sa parlare questa lingua. Altre barre come «il popolo italiano che si fa bere, mia mamma che guarda la tele» denunciano la propaganda politica portata avanti dai mass media e l’inconsapevolezza delle persone di fronte ad essa, che ingenuamente finiscono per credere ad un’unica versione dei fatti, spesso intrisa di pregiudizi. «Uno stato che cambia presidente, il presidente che non cambia il quartiere» ci invita, con un gioco di parole, a riflettere sull’incapacità dei politici italiani di agire concretamente per lo sviluppo del paese.
2. Mamma
Anche Mamma (2015) è contenuta in Lunga Vita a Sto ed è probabilmente una delle canzoni politiche più commoventi che Ghali abbia mai realizzato. Il giovane artista scrisse il testo del brano ancora minorenne, colpito da un terribile evento che aveva sconvolto la sua famiglia. L’artista era solito visitare la Tunisia in estate per ricongiungersi con i suoi parenti, e in queste occasioni parlava molto a suo cugino di quanto bella fosse l’Italia e di quanto potesse offrirgli una vita migliore. Il cugino, incuriosito, decise di nascondersi nel motore di una barca, diretta in Italia, rischiando di perdere la vita. La sua scomparsa spaventò molto la famiglia, che lo vide tornare coperto di grasso di motore. Mamma è un commovente contributo da parte dell’artista alla tradizione musicale sull’harga, ovvero la traversata in mare da parte dei migranti. Queste canzoni raccontano la sofferenza dei migranti nel separarsi dalla loro famiglia, la paura del terribile viaggio che li attende. Mamma diventa una sorta di preghiera rivolta al mare, nella speranza che possa portare in salvo le persone che lo attraversano.
«Mare oh mare, non ti agitare
Mi raccomando, portalo in salvo
Ahiahiahi, mare oh mare, ti prego non ti agitare o annego
Mi raccomando che arriva, portalo in salvo a riva»
3. Bayna
Impossibile non citare Bayna (2022) tra le più iconiche e toccanti canzoni politiche di Ghali, realizzata con il produttore tunisino Ratchopper. Con questa canzone l’artista ha aperto il suo memorabile medley nella serata delle cover della 74esima edizione del Festival di Sanremo. Brano di apertura anche del suo ultimo disco Sensazione Ultra, Bayna (che in italiano significa “vederci chiaro”) è una vera e propria poesia, come la definisce l’artista stesso, in cui Ghali alterna l’arabo bianco (comprensibile in tutto il mondo arabofono) con l’italiano. Nel brano l’artista affronta nuovamente dei temi a lui molto cari: la traversata dei migranti nel Mediterraneo e l’integrazione. Ghali sogna una nuova Italia, dove gli italiani di seconda generazione possano sentirsi integrati, dove non ci siano discriminazioni per il colore della propria pelle o per il proprio credo religioso. Bayna è inoltre anche il nome di una barca per i soccorsi in mare donata dall’artista a Mediterranea Saving Humans, una ONG con la quale Ghali collabora da diversi anni. La barca ha salvato 227 persone nel Mediterraneo, tra cui un bimbo di soli due mesi, la più giovane vita mai salvata in mare.
4. Ora d’Aria: una delle canzoni politiche più sottovalutate di Ghali
Uno dei brani più sottovalutati dell’artista è senza dubbio Ora d’Aria (2017), contenuta in Album, suo primo album in studio. Questa gemma nascosta della sua discografia è sicuramente una delle canzoni politiche di Ghali di maggior impatto. Accompagnata da un videoclip altrettanto potente, Ora d’Aria è un appello al genere umano. Ghali ci invita a riflettere sulle disparità sociali «Sapevi che l’AIDS si cura e il cancro pure, solo che noi siamo troppo poveri per quelle cure?»; sulla terribile realtà della guerra «Il cielo è ancora nero, fra’, sopra Baghdad. Fare guerra per la pace, ma come si fa?»; e ovviamente sulla discriminazione razziale e gli stereotipi islamofobi «O siamo terroristi o siamo parassiti, ci vogliono in fila indiana tutti zitti».
5. Casa Mia
Casa Mia (2024) è una delle più recenti canzoni impegnate di Ghali. Il brano si è classificato quarto nella 74esima edizione del Festival di Sanremo ed ha fatto molto discutere di sé proprio per il potente messaggio che l’artista ha voluto lanciare dal palco più importante della musica italiana. Supportato da Rich Ciolino, che rappresenta lo straniero che viene percepito come un alieno, Ghali è riuscito a condividere un messaggio di pace e di integrazione. Casa Mia è infatti un dialogo con un extraterrestre, che fa notare a Ghali quanto il mondo sia bello nonostante le tragedie. Nel testo troviamo diversi riferimenti al tema dell’immigrazione «Sogni che si perdono in mare, figli di un deserto lontano» e lo stesso ritornello ci fa riflettere sul concetto di casa e su come nessun essere umano dovrebbe soffrire per il concetto di casa e di confine, invitandoci così all’accoglienza. Non mancano i riferimenti alla terribile realtà del genocidio palestinese, che l’artista denuncia apertamente.
«Ma, come fate a dire che qui è tutto normale
Per tracciare un confine
Con linee immaginarie bombardate un ospedale
Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane
Non c’è mai pace»
Fonte immagine: Cover dell’album Album di Ghali e Sto Records, Warner Music Group
Fonte video: YouTube