Cos’era il rock italiano prima dei Maneskin

Rock italiano prima dei Maneskin

Rock italiano: alla scoperta dell’evolversi di questo genere musicale 

La vittoria di Sanremo, l’uscita del nuovo disco, la vittoria dell’Eurovision e il conseguente clamoroso boom sul mercato internazionale ha trasformato il gruppo musicale italiano dei Maneskin in un fenomeno di caratura mondiale.

Augurandoci che l’incredibile successo della band sia legato ad un nuovo e genuino, ritrovato interesse per il rock, si propone una sorta di bignami della storia di questo movimento musicale in Italia, cogliendo così l’occasione di poter rispolverare sonorità e lavori che in un modo o nell’altro hanno indelebilmente marchiato il panorama discografico italiano.

Quando si parla di rock ovviamente il primo riferimento è quello americano o britannico; ma l’idea qui è proprio quella di mostrare quei lati della discografia rock italiana che non si sono assoggettati all’egemonia oltreoceanica e che, anzi, sono riusciti a rinnovare, aggiungere, sperimentare.

Perché in realtà la musica italiana, indipendentemente dal genere, quando è riuscita ad isolarsi e a ritrovare in questa attività di autoisolamento la famosa “ispirazione artistica” è riuscita a dar vita ad opere che tutto il mondo ha invidiato e che per questo motivo sono state anche esportate (il “bel canto”, l’opera, la canzone napoletana, il pop anni ’80-’90 e molto altro ancora).

Quando invece si è cercato di emulare semplicemente i prodotti americani importandoli in Italia con dieci anni di ritardo, beh, ecco che lì vien fuori la maggior parte dell’immondizia discografica nella quale ci si ritrova ad annaspare al giorno d’oggi.

Per questo motivo l’origine del rock italiano non si ha col primo uomo nato nello stivale che, ispirato da Chuck Berry, ha iniziato a strimpellare una chitarra elettrica; il rock in Italia è nato nel momento in cui l’Italia è riuscita ad essere essa stessa l’eccellenza.

Quando questo genere nacque in America, infatti, l’Italia le sue eccellenze le aveva già. Erano gli anni d’oro del festival di Sanremo, con le vittorie di Claudio Villa e Domenico Modugno, artisti destinati a segnare un’epoca e ad ottenere un successo clamoroso ben oltre i confini italiani.

Bisogna per questo motivo aspettare pazientemente gli anni ’70 per intravedere per la prima volta dei prodotti musicalmente validi ed artisticamente indipendenti.

Sintetizzare più di cinquant’anni di musica non è per nulla semplice, urge quindi ricorrere ad una visione schematica che possa aiutare a generare una visione d’insieme, il che inevitabilmente porta ad una opera di stringente, e a tratti indecorosa, sintesi.

Qualcuno questo vergognoso compito doveva pur svolgerlo e quindi ecco una personalissima e barbara semplificazione del movimento rock italiano.

Rock italiano: uno sguardo più da vicino

Il rock italiano è stato: il progressive negli anni ’70, il rock cantautorale (‘70-‘80-‘90), la new wave (‘80-‘90) fino alla generazione post grunge dei ‘90-2000.

  • Progressive

 Il come e il perché il progressive italiano sia diventato un’eccellenza assoluta ha quasi dell’incredibile.

Il genere nasce sul finire degli anni ’60, precisamente nel 1969 con l’album “In the court of the Crimson King” dei King Crimson, è estremamente particolare e diametralmente opposto a quello proposto, giusto per dare un riferimento, ai Maneskin citati all’inizio.

Decisamente poco immediato, dotato di una sintassi musicale mostruosamente complessa e ritmiche audaci.

Il tipico brano progressive fa un utilizzo smodato di moog, tastiere, fiati e chi ne ha più ne metta.

Nonostante il genere fosse nato in Inghilterra e negli Stati Uniti, il boom lo fece da noi, al punto che la band di punta, i Genesis di Peter Gabriel, iniziarono a riscuotere successo più in Italia che nella loro madrepatria.

Questo stimolò alcuni gruppi a dar sfoggio del proprio estro per poter partecipare a questa febbre collettiva da progressive rock e quindi ecco sbucar fuori giganti del genere come le Orme, il Banco del Mutuo Soccorso, la PFM (Premiata Forneria Marconi), il Balletto di Bronzo, gli Area, gli Osanna e molti altri ancora.

Le Orme e la PFM crearono dei capolavori di questa categoria musicale che, quando tutto il mondo si aprì al progressive, li portò a fare lunghissime tournée negli USA e a tradurre tutti propri lavori in inglese in modo da facilitarne la fruizione per il mercato estero.

  • Rock cantautorale

Rock cantautorale non significa assolutamente nulla. Si tratta di una dicitura nata col solo scopo di racchiudere sotto l’ombra di un unico ombrellone una vasta gamma di artisti che tra loro condividono poco o nulla se non appunto il fatto di aver fatto rock e di essere dei cantautori. Sarebbe impossibile, infatti, non citare l’epoca d’oro del cantautorato italiano che ha portato una serie di lampanti esempi di rock.

Le prime immagini degli artisti che tenderanno a scorrere, come una sorta di fotogrammi, saranno quelle di Vasco Rossi e di Ligabue; lo storico duo rock italiano.

Nonostante la produzione rock italiana debba tantissimo a questi artisti ne esistono tanti altri che sono riusciti ad imporsi.

Non si può infatti non ricordare quello che è stato fatto per buona parte della carriera da Zucchero e da Pino Daniele, due giganti del blues italiano. Giganti perché la matrice blues era evidente ma il contorno era tutto italiano, dato che entrambi riuscirono a dimostrare una coerenza artistica impressionante nelle loro produzioni. La grandezza di questi artisti è stata poi confermata anche dalla mole di collaborazioni internazionali con i grandi della musica di cui hanno potuto godere nell’arco della carriera.

Altri personaggi di spicco nel genere sono il primo Ivano Fossati e Lucio Battisti, Eugenio Finardi ed Edoardo Bennato.

Per concludere infine è doveroso ricordare anche le grandi donne del rock italiano: Gianna Nannini e Loredana Bertè.

  • New Wave

Decisamente di meno successo (sia in ambito nazionale che internazionale) ma di estremo valore artistico, la New Wave trae ancora una volta ispirazione da un fenomeno musicale degli anni ’80 nato negli Stati Uniti.

In Italia quando questo “caso” musicale iniziò a diffondersi, subì una serie di contaminazioni legate ad una tradizione cantautorale ormai ben radicata nel Bel Paese, che diede vita ad una scena musicale estremamente prolifica.

Il genere venne portato in Italia grazie a delle band fiorentine, i Litfiba ed i Diaframma e nasce dall’intrigante connubio tra musica rock, elettronica e cantautorale, caratterizzata principalmente da atmosfere cupe alternate a sonorità graffianti.

Insieme alla scena fiorentina si affiancarono poi anche altre band come i Prozac +, i Decibel di Enrico Ruggeri ed i CCCP.

  • Post Grunge

Avanzando di circa dieci anni, invece, troviamo un’ulteriore generazione di straordinari artisti che ha gettato le basi per fare rock in Italia in modo completamente differente rispetto agli altri paesi e dal quale hanno poi attinto tutte le band che sono venute dopo.

Le produzioni incentrate su un ancestrale bisogno di immediatezza nella musica a partire dal 1995 in America sono state spesso chiamate post-grunge (ipotizzando che possa essere il suicidio di Kurt Cobain a fungere da spartiacque).

In Italia l’idea di proporre un genere molto più ruvido e diretto è stata declinata in un modo molto differente rispetto a tanti altri paesi. Le produzioni di questo periodo infatti sono caratterizzate da testi molto lavorati e da produzioni a tratti anche molto complesse, con la solita vena cantautorale che contamina i brani, stavolta però in modo quasi esasperato.

I pionieri di questo nuovo modo di fare musica furono senza alcun dubbio gli Afterhours e i Verdena, seguiti poi dai Marlene Kuntz, Bluvertigo, Baustelle, Timoria e Zen Circus.

Queste band hanno fatto breccia tra le mura invalicabili della discografia italiana, che sembrava voler categoricamente escludere la possibilità di vedere un rock “duro” nel nostro paese che potesse in qualche modo armonizzarsi anche con le sue tradizioni socio-culturali.

Il contributo di tali band fu straordinario, motivo per il quale sono state prese da esempio anche dalle generazioni successive, vedi per esempio il rapporto di grande complicità artistica tra i Maneskin e Manuel Agnelli degli Afterhours.

  • Il rock italiano degli ultimi 10 anni

Negli ultimi anni non si sono contraddistinte delle correnti ben delineate, né gruppi che abbiano dato vita ad un vero e proprio “movimento” come accaduto in passato.

Ci sono però diversi casi di artisti che hanno offerto una propria interpretazione (molto spesso anche assai convincente) della possibilità di poter sperimentare in Italia portando nuove sonorità, senza avere però l’esterofila convinzione di dover necessariamente “importare” un prodotto made in USA per poter spaccare.

I Linea 77, ad esempio, hanno introdotto in Italia il Nu Metal, proponendo sonorità rapide, dirette e taglienti, sostenute da strofe tendenti al rap (come previsto dal genere, vedi i Linkin Park).

I Subsonica hanno dato vita a delle meravigliose produzioni di musica elettronica, ispirando anche tanti altri artisti ad intraprendere un percorso di questo tipo, dopotutto Giorgio Moroder insegna che gli italiani anche sull’elettronica ci sanno stare alla grande.

Altri come i Negrita hanno invece scelto percorsi più melodici riuscendo ad ottenere grande successo sia attraverso dei lavori pop sia rock.

Ci sono poi realtà “di nicchia” incentrate su un genere strumentale, nel quale l’Italia è riuscita sempre a brillare.

I Calibro 35 da anni propongono produzioni ispirate alla cinematografia dei vecchi film western o dei polizieschi, realizzando brani capaci di catturare l’ascoltatore dopo la prima nota.

Se invece si vede la musica più come un atto contemplativo, il rock italiano può contare su delle straordinarie eccellenze di un genere decisamente poco conosciuto come il post-rock.

I Giardini di Mirò o i Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo sono degli esempi ma i gruppi di spessore in tal senso sono veramente tanti. Le sonorità in questione sono estremamente rarefatte, con dolci assoli di chitarre che tendono a salire di tono, quasi come si trattasse di una suite, portando i vari strumenti ad interconnettersi nel corso dello sviluppo del brano.

Dall’espansione della musica indie italiana sono nate poi anche band che sono riuscite a declinare questa impostazione artistica in modo decisamente più duro, come recentemente fatto dai Fine Before You Came o dai, più noti, Fast Animals and Slow Kids, che negli ultimi anni hanno sfornato dei veri e proprio capolavori.

Infine poi ci sono gli ottimi Maneskin.

Ma solo infine.

 

Fonte Immagine: xl.repubblica.it

A proposito di Adriano Tranchino

Studente di Ingegneria Chimica di 24 anni

Vedi tutti gli articoli di Adriano Tranchino

One Comment on “Cos’era il rock italiano prima dei Maneskin”

Commenta