Il blues texano di Stevie Ray Vaughan: 5 brani imperdibili

Il blues texano di Stevie Ray Vaughan: 5 brani imperdibili

A cavallo tra anni ’70 e anni ’80, il chitarrista Stevie Ray Vaughan mescolava la sua formazione blues con gli influssi musicali della sua epoca, contribuendo, così, al genere del “blues texano”.

Il blues texano di Stevie Ray Vaughan è sempre stato diverso e originale. In cosa sta questa originalità? Anzitutto, il chitarrista non mancava di guardarsi indietro: Hendrix era una grande influenza per lui, ma era anche uno studente attento di leggende del blues e del rock n’ roll come Muddy Waters, Albert King, Freddie King, Chuck Berry, Lonnie Mack e Otis Rush.

Stevie Ray Vaughan si fece conoscere con la sua band Double Trouble nella scena musicale di Austin, in Texas, e già all’inizio degli anni ’80 aveva colmato un vero e proprio divario generazionale di chitarristi. Mick Jagger fu un suo ammiratore precoce e invitò Vaughan a suonare ad una festa privata, e, dopo una performance nel 1982 al Montreux Jazz Festival, David Bowie fu immediatamente un altro dei suoi seguaci. Vaughan si trovò presto nella posizione insolita di eroe da club frequentato da artisti consacrati già come leggende della musica

Non c’è dubbio che la partecipazione di Vaughan all’album Let’s Dance di Bowie lo fece conoscere in modo che nessun altro artista alle prime esperienze avrebbe mai potuto fare. Vaughan suonò in sei delle otto tracce del disco di Bowie e presto fu siglato un contratto da solista con la Epic Records (dopo un’offerta di tempo di studio gratuito da parte di Jackson Browne). Controversamente, rifiutando l’offerta di fare un tour con Bowie, Vaughan tornò con i Double Trouble e realizzò una serie di tre straordinari album di blues texano, inaugurando una nuova era del blues: Texas Flood (1983), Couldn’t Stand The Weather (1984) e Soul To Soul (1985).

In questo articolo, esploriamo 5 brani indimenticabili del blues texano di Stevie Ray Vaughan e le loro particolarità.

Pride and Joy

Il brano appare nel suo primo album Texas Flood pubblicato nel 1983. La canzone è uno standard di Blues Shuffle a 12 battute nella tonalità di E e la chitarra è accordata mezzo tono più bassa. Stevie mostra la sua tipica tecnica ritmica, alternando tra accordi soffocati e accordi pieni che suonano. Un altro aspetto che caratterizza Pride and Joy è l’intenso utilizzo delle corde a vuoto. La canzone, scritta sulla sua allora fidanzata, presenta un ritmo coinvolgente e una melodia accattivante difficile da resistere. Il lavoro alla chitarra di Vaughan, sia ritmico che solista, dimostra la sua capacità di rendere anche i motivi e i soli più complessi apparentemente senza sforzo, mentre il suo canto grezzo ed emotivo aggiunge un livello di autenticità difficile da trovare in molti artisti, plasmando un genere nuovo, il suo tipico blues texano.

Texas Flood: il trionfo del blues texano

Oltre agli elettrizzanti riff di chitarra, la canzone vanta testi ominosi che paragonano una relazione spezzata ad una tempesta devastante che ha seminato il caos in tutto lo stato del Texas. Ma prima che Vaughan la rendesse uno dei suoi successi distintivi, nonché, probabilmente, l’esempio più eclatante del suo blues texano, fu originariamente registrata dal cantante blues Larry Davis.

Larry Davis, originario dell’Arkansas, era un bluesman che iniziò la sua carriera come batterista, poi passò al basso e infine finì per diventare un chitarrista. Collaborando con Joseph Scott, un arrangiatore e responsabile A&R della Duke Records, i due crearono una metafora oscura e inquietante per una relazione destinata al fallimento.

Tuttavia, nella sua versione, non solo Vaughan conferisce al suono della canzone la propria originalità, ma sembra renderla ancora più potente: la versione di Texas Flood di Stevie Ray Vaughan inizia con un lungo vamp di chitarra che si insinua direttamente nell’anima dell’ascoltatore. Dopo alcuni colpi forti alla porta con la chitarra, Vaughan sfonda la porta con la sua voce. La sua voce esplode di rimpianto, dolore e rimorso. È un lavoro veramente sbalorditivo che avrebbe dovuto fare gonfiare di orgoglio i suoi autori.

Mary had a little lamb

La prima cosa che Thomas Edison registrò nel 1877 fu la filastrocca Mary Had a Little Lamb. Quella registrazione originale è andata perduta, ma una registrazione della filastrocca su una macchina Edison nel 1878, fatta da Mason, un giornalista politico di St. Louis, esiste ancora ed è possibile ascoltarla qui, dopo aver ascoltato i brani proposti nell’articolo. 

In un album del futuro leggendario del blues Buddy Guy, A Man and the Blues, possiamo ritrovare una resa divertente e blues di Mary Had a Little Lamb.

Stevie Ray Vaughan riprende la melodia nel suo album d’esordio del 1983, Texas Flood e ne incide una propria versione. Fu chiaramente quasi per scherzo che Buddy Guy registrò il brano (seppur brillantemente eseguito): Vaughan, tuttavia, sembrava considerarlo in modo simile, ma anche come un altro modo per il suo incendiario gioco alla chitarra di blues texano. Merita decisamente un ascolto.

Cold Shot

Tratta dall’album Could Not Stand the Weather, la canzone è un brano assai orecchiabile con un riff che difficilmente esce dalla testa ma che non risulta mai banale, probabilmente dovuta all’ alternanza di tagli di accordi muti con accordi pieni e squillanti.

Considero l’assolo di metà traccia uno dei più virtuosi di tutto il blues, rendendolo uno dei brani più iconici di Vaughan anche per il divertente video che fu rilasciato in occasione della sua pubblicazione, in cui appare anche molto evidente come la musica venga prima di ogni altra cosa per l’artista…

Crossfire

Tratto dal disco In Step, il brano si apre con una linea di basso funky e un ritmo solido che lascia spazio a un riff di organo e alcuni colpi di chitarra ben collocati. Vaughan ci regala un’interpretazione vocale appassionata e sfodera alcuni assoli di chitarra di buon gusto. Negli ultimi 30 secondi, Vaughan esegue una sequenza molto originale di note staccate che porta la canzone ad un altro livello poco prima che finisca.

La canzone è uno degli esempi meglio riusciti in cui la musica di Vaughan accoglie gli stimoli del pop-rock dei primi anni ’70, pur non dimenticando mai le sue radici musicali legate indissolubilmente al blues, trasformandolo nel suo originale stile “blues texano”. L’uso dei fiati (tromba e sax) rendono la canzone spumeggiante e briosa e si sposa perfettamente con il suono acuto della sua Fender Stratocaster.

Conclusioni: l’originalità del blues texano di Vaughan

La straordinarietà della musica di Stevie Ray Vaughan sta proprio nella fusione di diversi stili e nella trasformazione delle sue influenze blues e rock n’roll in qualcosa di assolutamente nuovo per l’epoca, non tradendo mai le sue origini texane. 

Stevie Ray Vaughan morì in un incidente il 27 agosto 1990, a soli 35 anni, avvenuto poco dopo essersi esibito in un concerto all’Alpine Valley Music Theatre a East Troy, Wisconsin. L’artista era sull’elicottero insieme ad altre quattro persone, tra cui membri del suo entourage e della band di  Eric Clapton, la star ospite a quel concerto. Purtroppo, l’elicottero si schiantò poco dopo il decollo a causa del maltempo, causando la morte di tutti coloro che erano a bordo.

Fonte immagine: Wikicommons

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