Il sogno e la musica in Saturn’s Children di Alessandro Orlandi

Saturn's Children

A giugno 2018 è stato pubblicato l’album Saturn’s Children, alias Stilla di stelle nella versione italiana. Trentadue canzoni del cantautore romano Alessandro Orlandi, artista con una variegata biografia che lo vede compositore, cantante, matematico, scrittore ed editore (nel 2016 fonda la La Lepre edizioni musicali per artisti emergenti). In attività dal 1971, ha all’attivo “Né swing, né slow” (1989), “Il bambino e la balena bianca” (2001), “Shades of time” (2001), “Mille sentieri nell’ombra” (2007). Ritorna ora sulla scena dopo oltre dieci anni con un album di trentadue canzoni, sedici in italiano e sedici in inglese, eseguite da una band composta da Alessandro Orlandi, Laura Zara, Claudio e Massimo Rosari ed Egidio Marchitelli.

Il titolo “Saturn’s children”, “I figli di Saturno”, è legato alla mitologia per due motivi. Secondo il mito il dio inghiottì e tenne in pancia i figli per anni prima di darli alla luce, e questo rispecchia il lavoro dell’autore sui brani, nel cassetto da anni. L’altro motivo è dovuto al ruolo di Saturno nella mitologia: egli priva l’uomo dell’inessenziale, e questo è lo scopo dell’album “Saturn’s Children”, ricercare l’essenza nei brani.

Saturn’s Children: trentadue tracce nel sogno

Trentadue le tracce, di cui in inglese: “If love”, “Roots”, “A million of years”, “Arabian Nights”, “Atomic war”, “Overcoming”, “Dream killer!”, “All my dreams”, “Keep all fly away”, “All my life”, Picture show”, “Until the end”, “Dead people”, “A blink of love”, “The black stone”, “Frozen words”. Le sedici italiane invece sono: “Stilla di stelle”, “Cada il re”, “Il bambino e la balena bianca”, “Nessuna stella”, “Solo un blues”, “Acqua e sapone”, “Perdere il cielo a dadi”, “Un segreto tra di noi”, “Ninna nanna in sol”, “Nel dormiveglia”, “Il segreto di Anna T.”, “Attraverso lo specchio”, “Un militante del centrosinistra”, “Non è questa la città”, “Un biglietto per l’America Latina”.

L’album è dichiaratamente ispirato a pop e rock angloamericani, il tono che lo pervade è però quasi fiabesco, sognante. La parte principale è costituita dalla narrazione di Orlandi, a tratti più affine ad un racconto orale che ad un canto vero e proprio, come si può notare in Arabian Nights. L’album è pervaso da un tono leggero e sdistaccato, a tratti ironico, anche nei brani che trattano di argomenti più impegnati, come Atomic war, che ipotizza una guerra nucleare e descrive l’inutilità dei singoli nell’evitarla. In altre, come Un militante di centrosinistra emerge anche una vena canzonatoria, sempre immersa nelle atmosfere ovattate e lente che pervadono l’intero album. Questo non esclude la presenza di ritmi più vivaci ed allegri come in Dream Killer!, in questo caso in contrasto con il testo che parla di una “assassina di sogni”. In conclusione Saturn’s Children risulta un interessante connubio di musica sognante e narrazione, ideale per rilassarsi e riflettere, un album da ascoltare con attenzione.

Francesco Di Nucci

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Studente, appassionato di musica e libri.

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