Intervista a The Niro in uscita con La Nascita

The Niro

La Nascita, uscito lo scorso 14 novembre su store digitali ed in vinile per l’etichetta Esordisco, sancisce il ritorno alla musica del cantautore e polistrumentista romano The Niro. La Nascita è il quinto album di The Niro che con i suoi 11 inediti, cantati in parte in italiano e in parte in inglese, ci regala una preziosa fotografia delle emozioni che l’autore sta vivendo in questo particolare momento, una dimensione a metà strada tra pubblico e privato dove le fragilità personali si confondono e sovrappongono a quelle collettive. L’album vede un coinvolgimento di The Niro a tutto tondo, il cantautore, infatti, oltre ad aver scritto le canzoni e suonato tutti gli strumenti del disco, è anche per la prima volta produttore dell’album. Abbiamo intervistato il cantante per andare più a fondo nei significati e nei contenuti della sua ultima fatica.

Intervista a The Niro in uscita con La Nascita
Il cantautore The Niro (Ufficio Stampa – Ph Elisabetta Lazzè)

Il 14 novembre è uscito il tuo quinto album dal titolo La Nascita; con i suoi 11 inediti, l’album fa una fotografia del particolare momento che stai vivendo e delle sensazioni che ricevi dal mondo circostante, come descriveresti questo album e il contesto emotivo che l’ha generato?

Il disco nasce in un periodo di smarrimento e di profonda ricerca di nuovi stimoli esistenziali. Dopo l’esperienza pandemica ho per la prima volta avuto un rifiuto verso la musica. Così ho iniziato a disegnare e a esporre in giro per l’Italia con il moniker “Illustri Illustrazioni”. Dopo un anno ho iniziato a notare che mentre disegnavo canticchiavo melodie inventate e registravo spunti sul telefono. Grazie al disegno la musica è tornata e non ho avuto il timore di raccontarmi toccando anche temi quali la solitudine e lo sconforto che mi stavano attraversando. Fortunatamente l’album è un arcobaleno di emozioni, perché in questi anni credo di aver esplorato grandi abissi, ma anche raggiunto grandi picchi emozionali. 

Con La Nascita hai un po’ mischiato i tuoi abituali registri linguistici alternando inglese e italiano, cosa ha guidato le tue scelte linguistiche e l’associazione alle emozioni che ciascuna canzone descrive?

Ho preferito scegliere di volta in volta quale fosse l’idioma più adatto per raccontare uno stato d’animo. Ci sono più brani in inglese, ma è stato un caso. 

L’album La Nascita si apre proprio per l’omonimo brano che racconta di un viaggio nel passato per risalire alle radice della tua esistenza prive di errori, cosa significa per te questo brano e in che modo si ricollega agli altri tessendo il filo conduttore di tutto l’album?

La Nascita dall’inizio è stato il brano attorno al quale sapevo che avrei costruito l’album. Il motivo è che avevo bisogno di una nuova nascita, non di una rinascita: avvertire che qualcosa di nuovo fosse in procinto di attraversare la mia vita. La musica c’è sempre stata, ma ho vissuto l’esperienza di questo album in modo nuovo, anche nella sua lavorazione. La Nascita termina con il momento del concepimento.

Strettamente collegato a La Nascita è il brano Ulisse, dove ti interroghi sulla ricerca del porto sicuro che non ha avuto ancora un suo completo successo per te, come te lo immagini il tuo porto sicuro?

Il porto sicuro sono gli affetti. Non riesco a concepire una vita senza amore. 

Molto attuali e significative sono le canzoni Bergman e My Desires, la prima parla dell’assenza di empatia che permea i nostri tempi e la seconda, quasi una naturale reazione a questo stato di cose, propone la solitudine come strumento di protezione verso chi è accanto a noi, quanto ti riconosci in queste canzoni? Qual è secondo te l’antidoto al contesto che descrivi in esse?

Mi riconosco in tutti i brani che ho scritto. Ho voluto raccontare in prima persona anche i “mostri”, come Tarantola, Bergman o Borderline, perché nessuno è immune dal potere di ferire, anche chi si sente quotidianamente vittima. My Desires ha fotografato un periodo di forzato isolamento nel quale mi ero rifugiato ultimamente.

La Nascita vede un tuo coinvolgimento totale, perché oltre a suonare tutti gli strumenti dei brani esso contenuti, hai anche curato arrangiamenti e produzione artistica, è il segno di una maturità artistica e di un percorso ormai consolidato, in che punto della tua carriera sei ora e quali progetti hai all’orizzonte?

Sì, per questo album ho deciso di curare io stesso la produzione e gli arrangiamenti, mi sono sentito pronto. Per il futuro, sono già al lavoro su un progetto in cui verranno coinvolti musica, disegni e racconti, A breve racconterò di più.

 

Fonte immagine in evidenza: Ufficio Stampa – Chiara Giorgi

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A proposito di Rossella Siano

Napoletana di nascita e per vocazione. Appassionata di letteratura e scrittura nonostante la scelta di una professione molto poco poetica. Provo ad aggiungere poesia attraverso la condivisione di pensieri ed emozioni in queste pagine.

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