It’s never too late-a migrant mixtape: la voce dei migranti in un album Hip Hop

It's never too late - a migrant mixtape: la voce dei migranti in un album Hip Hop

Grazie all’Associazione Youthink, nasce il nuovo album “It’s never too late – A migrant mixtape”, in collaborazione con l’MC Mauro Marsu dei Resurrextion.

Il mixtape è il frutto del workshop Hip Hop- a self empowerement, che ha visto la partecipazione di migranti di etnie diverse, tutti con il desiderio di voler esprimere dissenso (“Sputo le mie liriche contro lo stupido razzismo”) e quindi valori come l’amore, la giustizia e la solidarietà. Un album attualissimo e ricco di messaggi necessari, che è stato realizzato seguendo quella che viene definita dallo stesso Mauro Marsu “pedagogia dell’Hip Hop”. La musica è crescita, unione e l’Hip Hop è una disciplina di strada, aggregante e dissacratoria, adattissima a un album come It’s never too late che racchiude in sé una protesta sotto varie vesti: inni, preghiere, incoraggiamenti, appelli. Ma all’Hip Hop si uniscono generi come il reggae o il latin american in un plurilinguismo che è la chiave di lettura di tutto il disco: “Accorciamo le distanze dentro un suono, scansiamo il male e prendiamoci il buono”.

Abbiamo intervistato Raffaella Monia Calia, presidente dell’associazione, e Mauro Marsu, genitori del progetto.

“It’s never too late – a migrant mixtape”: intervista

L’associazione Youthink promuove vari workshop artistico-espressivi; inoltre, non è la prima volta che la musica diventa strumento di integrazione e aggregazione culturale. Come nasce allora la scelta di un progetto Hip Hop, vi siete ispirati a qualcuno?

Raffaella Monia Calia: L’idea nasce dalla lunga amicizia e collaborazione negli anni con Mauro D’Arco (Mauro Marsu), collega sociologo, che all’epoca si laureò alla Federico II con una tesi sull’Hip Hop. Quando abbiamo avviato le attività di mediazione interculturale, nei diversi Centri di Accoglienza della provincia di Avellino, dopo una prima fase in cui il lavoro è stato orientato verso gestione dell’emergenza (cure mediche, beni di prima necessità etc.), orientamento e sostegno, io personalmente, poiché credo fortemente nel potenziale espressivo dei linguaggi artistici, anche in direzione della rimotivazione e del potenziamento dell’autostima, ho pensato che Mauro ed il suo Hip Hop potessero essere delle figure chiave per la realizzazione di uno dei laboratori. Ricordo che lo chiamai e ricordo anche che alcune delle persone con cui parlavo dell’idea mi consideravano quasi una “folle”.

Anche perché l’accoglienza è quasi sempre gestita con una logica assistenzialista che non promuove l’autonomia e che non valorizza le potenzialità dei ragazzi africani e non solo.

Si pensa al migrante con un pensiero stereotipato, senza comprendere che i ragazzi sono tutti portatori di storie diverse, in quanto l’essere umano è unico nella sua complessità, con tratti sicuramente simili, ovviamente, se si proviene dallo stesso mondo culturale. L’Africa è un continente enorme, paragonare un guineano con un nigeriano è come paragonare un italiano con uno svedese. Inoltre, alcuni ragazzi provengono dai villaggi, sono musulmani con bassa scolarizzazione, altri da centri urbani, di fede cristiana e con scolarizzazione media. Altri ancora arrivano dal Bangladesh, dal Pakistan etc. 

Un macrocosmo culturale accomunato, sicuramente, dall’indole pacifica di questi popoli. I ragazzi e le ragazze che abbiamo incontrato sul nostro cammino, oltre ad averci regalato storie del proprio vissuto, di violenza, sforzi e rischio, soprattutto per la terribile traversata del deserto del Niger, ci hanno donato la loro stima ed amicizia ed il loro affetto.

Dai laboratori di storytelling ed Hip Hop sono venute fuori queste storie, anche da coloro che avevano difficoltà proprio di espressione, o per bassa scolarizzazione o per traumi “bloccanti”, e tutti questi fili rappresentano la trama dell’album It’s Never too late.

Mauro Marsu: Aggiungo solo che si è trattato di un’esperienza fortemente formativa anche per me e le persone che mi hanno supportato nel progetto. Siamo partiti letteralmente da zero e vedere il risultato dell’intero percorso è motivo di grande soddisfazione. Mi sono ispirato alla “pedagogia Hip Hop” d’oltreoceano e a un modo di approcciarmi con i ragazzi diretto, sincero, motivazionale. Ringrazio Monia e l’associazione per la bella opportunità ed avventura.

It’s never too late – a migrant mixtape è un album molto eclettico, mischia lingue e sound diversi tra loro. Ma qual è la musica che più ispira tutti i ragazzi, quella a cui si sentono legati e che ascoltano prima e dopo essere arrivati in Italia?

Mauro Marsu: I partecipanti al workshop avevano già una loro infarinatura musicale. Grazie a loro ho conosciuto artisti africani, come ad esempio Davido, che va molto forte tra loro, o anche Braket, DJ Arafat, ShattaWale, CrissWaddl e tanti altri altri, che mi facevano ascoltare. Alcuni facevano parte anche di crew nel loro paese d’origine. Con altri si è partiti da zero ma con impegno siamo riusciti ad arrivare a un buon risultato. Oltre a beat marcatamente Hip Hop hanno utilizzato anche strumentali raggae o afro-beat per i loro testi.

Nomi come Martin Luther King, inni alla libertà, rigorosa fede in Dio: tutti i migranti che hanno lavorato a questo progetto sembrano avere forti valori. Cosa li ha stimolati nel creare brani e impegnarsi in questo workshop? Qualcuno ha scoperto particolare  passione o talento mai coltivati prima?

Mauro Marsu: In alcuni casi, dei ragazzi, da semplici appassionati del genere sono diventati degli mcs di buon livello. Un ragazzo, in particolare, è partito da zero ed è riuscito sia a rappare sia ad intonare ritornelli, davvero una bella crescita! Per quanto riguarda i testi, hai ragione, in alcuni casi sono davvero profondi o poeticamente crudi ma non mancano i momenti festaioli. Spesso torna il tema religioso e la forza di andare avanti, grazie alla fede e alla determinazione di aggrapparsi alla vita per cercare una propria rivincita personale, che auguro a tutti di trovare. I valori dell’Hip Hop e il mezzo espressivo del Rap hanno fatto da collante a questa miscela già insita in loro, che aspettava di trovare una forma d’espressione. Sono molto contento dei risultati che siamo e sono riusciti ad ottenere, anche nelle performance dal vivo, dove c’era sempre grande energia.

Noi e il razzismo siamo due cose distanti come Salvini e un centro migranti“. Quando arrivano qui in Italia, con ogni probabilità i migranti conoscono già Salvini. Qual è l’idea che hanno di lui e della sua politica? 

Raffaella Monia Calia: Oggi, date le politiche restrittive, è oramai passata l’ondata dell’emergenza, in più, quei pochi migranti che arrivano, quasi sempre, rispetto a quelli che arrivavano prima, hanno più conoscenza dell’Italia e dell’Europa. Infatti i ragazzi che già sono in Italia, o che oramai hanno raggiunto altri Paesi Europei, consigliano ai loro amici di non partire, almeno questo è quello che ci riferiscono. Arrivare in Europa è stato sempre pericoloso ed ora lo è ancora di più, data la traversata in mare e tutti i pericoli della tratta migratoria, Libia compresa.  

Appena arrivavano, almeno i ragazzi della prima ondata, parlo del 2015/2016, non sapevano nemmeno di essere arrivati in Italia!!!! Questi ultimi soprattutto, che hanno vissuto il prima ed il dopo Decreto Salvini, stanno vivendo questo periodo storico e politico con molta ansia. Di base, l’emozione nei confronti di Salvini è quella della paura.

Hanno perfino paura di partecipare alle manifestazioni, l’abbiamo potuto sperimentare in diverse occasioni, perché sono in attesa del loro permesso di soggiorno e cercano, dunque, a dispetto delle chiacchiere di corridoio, che dipingono i ragazzi migranti come violenti e pericolosi (si tratta di pochi casi isolati), di avere un comportamento ligio alle norme italiane. Ovviamente vi sono anche ragazzi più impegnati e “temerari”, che si espongono maggiormente ed esprimono il loro dissenso nei confronti di Salvini, con video che girano su facebook o con frasi ed immagini di dissidenza, ma sono davvero casi isolati. La maggior parte di loro ha paura di parlare male di Salvini, poiché teme l’espulsione.  

Mauro Marsu: Il verso su Salvini è tratto da una delle poche barre mie del disco ed è stato scritto due anni prima che diventasse vicepremier, quando una sua ascesa al potere era pura fantapolitica. Purtroppo ora suona più attuale che mai e, “grazie” alle nuove politiche, molte attività come la mia hanno perso l’occasione di esistere, molti centri che offrivano attività diverse e variegate si sono viste ridurre drasticamente i fondi, con la conseguenza che ”prima gli italiani” hanno perso il lavoro e, poi, molti ragazzi non hanno più il modo di trascorrere il tempo in maniera più costruttiva e diversificata, facendo musica o una delle altre e varie attività che proponevano realtà come Youthink o tante altre associazioni sparse sul territorio nazionale. Ricordo con tristezza il giorno in cui dovemmo smontare la cabina di registrazione che costruimmo tutti insieme in uno dei centri migranti ma anche con la fierezza di aver “costruito” qualcosa che resterà nel tempo. Bisogna lottare quotidianamente contro stereotipi costruiti ad hoc per alimentare la paura e il dissenso a priori verso il migrante, conoscere le loro storie, capirle e poi parlarne con cognizione di causa, senza fare l’errore di fare di tutta l’erba un fascio, sia in negativo sia in positivo.

Youthink è un’associazione ricca di progetti e iniziative che dà molta speranza ai migranti. Tuttavia ancora tanti ne vengono esclusi. Quale dovrebbe essere il passo successivo, su scala nazionale?

Raffaella Monia Calia: A livello nazionale si dovrebbe pensare a delle politiche attive di “inclusione” e “integrazione”, che coinvolgano sia le istituzioni, il mondo associativo ed imprenditoriale, sia i migranti e tutta la cittadinanza. Bisogna agire in direzione culturale, con azioni di sensibilizzazione e formazione, anche nelle scuole materne ed elementari, negli Istituti superiori e nelle università, che coinvolgano studenti, docenti e famiglie, al fine di combattere i pregiudizi e gli stereotipi e promuovere la fratellanza e la tolleranza. Tali azioni dovrebbero essere rivolte a tutta la cittadinanza. 

Quello che sta accadendo, per esempio, con la chiusura dei centri di accoglienza, è molto grave. Tanti ragazzi finiscono con il vivere per strada, diventano emarginati e spesso possono scivolare in traiettorie devianti, magari adescati dalla criminalità.

Com’è possibile, nel 2019, in un’area, quella europea, che dovrebbe essere “sviluppata” e “democratica”, assistere inermi a tali ingiustizie sociali?

Bisognerebbe prevedere sostegni economici, di detassazione per il mondo produttivo, per l’inclusione lavorativa dei migranti e delle persone italiane a rischio di esclusione sociale, al fine di non creare dissenso sociale. 

In questo scenario il Terzo Settore dovrebbe avere un ruolo prioritario, data la mission che lo contraddistingue, in direzione della cooperazione, dell’uguaglianza e del sostegno alle fasce più “deboli” ed a rischio, con azioni culturali e concrete di inclusione, sostenute economicamente dall’Unione Europea. In effetti le opportunità già ci sono, pensiamo al FAMI, al Rights, Equality and Citizenship, a tutte le azioni promosse dall’AICS, dal Ministero dell’interno ma spesso per accedere ai fondi si ha bisogno di alte credenziali, oltre che di una preparazione scientifica e tecnica molto elevata. Noi, come Youthink, offriamo anche consulenza per la progettazione e la ricerca di bandi, siamo molto attivi anche in questo. 

Insomma, le azioni dovrebbero essere congiunte, al fine di migliorare la qualità della vita di tutti e di sviluppare un’attitudine culturale ed un pensiero più democratici, perché in fondo, come dice Amartya Sen, “lo sviluppo è libertà” ed un sistema sociale dovrebbe garantire le pari opportunità, intese come “parità di accesso alle risorse economiche, informative, culturali e formative”.

Grazie per l’attenzione riservata alla nostra associazione, ci rendiamo disponibili per eventuali progettualità. 

 

Link per ascoltare”It’s never too late – a migrant mixtapequi.

Immagine in evidenza: cover album (https://soundcloud.com/user-876281541/sets/its-never-too-late-a-migrant-mixtape)

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