Joanna Gemma Auguri: What We Call Love | Intervista

Joanna Gemma Auguri: What We Call Love | Intervista

In occasione del nuovo album intitolato “Hiraeth” in uscita a Giugno, la redazione di Eroica Fenice ha avuto il piacere di ascoltare “What We Call Love” il nuovo singolo di Joanna Gemma Auguri, e di discutere con l’artista riguardo al nuovo album e il concetto di musica che questo progetto vuole comunicare agli ascoltatori.

Intervista a Joanna Gemma Auguri:

Salve Joanna! Il nuovo singolo “What We Call Love” disponibile su tutte le piattaforme anticipa il suo nuovo album dal titolo “Hiraeth”, la cui uscita è in programma per giugno 2024: cosa è cambiato dal punto di vista musicale rispetto al suo primo lavoro da solista “11” pubblicato nel 2021? In questi tre anni ha avuto modo di sperimentare nuovi generi e melodie o il lavoro è una sorta di proseguimento di un preciso percorso artistico?

Hey, grazie per le belle domande. Il nuovo album è sicuramente una estensione del precedente. Beh, Immagino di aver trovato il mio vero linguaggio espressivo già da qualche tempo. I brani possono avere una simile atmosfera e una simile drammaturgia, che al contempo è diventata musicalmente molto diversa. Poiché vengo dal teatro, la musica ha sempre avuto qualità narrativa e la poesia dei testi ne era un aspetto essenziale. Da bambina ho letto molta poesia e ascoltato musica corale. Questo può aver influenzato il mio modo di scrivere musica. Sì, la musica del nuovo album si è espansa. I differenti strumenti e la complessità della musica enfatizzano il confronto interiore con autenticità e identità, on la perdita e la speranza così come con solitudine e desiderio.

Il nuovo album è stato interamente registrato a Berlino ed ha coinvolto la collaborazione di un gran numero di musicisti: lavorare al progetto in questa determinata città ha in parte contribuito alla struttura del disco in termini di influenze musicali oppure lei è un’artista che non si lascia facilmente influenzare dal contesto che la circonda e prosegue spedita su una sua idea di musica?

Il precedente assolo puro è diventato un ensemble. Sono stati aggiunti molti nuovi strumenti e potevo sviluppare nuove direzioni con la collaborazione dei musicisti e del coro. Molto è successo nel processo delle registrazioni, ciò nonostante la fragilità delle canzoni rimane. È stato un viaggio super emozionante per portare la musica adesso sul palco. Ma le canzoni si reggono da sole, funzionano nel contesto di uno spettacolo in solo, ma anche con un’ orchestra.

Il testo del suo nuovo singolo racconta la trasformazione di un sentimento in indifferenza, andando a descrivere come, nonostante il piacevole ricordo di un qualcosa che c’è stato e non ritornerà, anche il sogno più bello sia destinato a finire. Joanna Gemma Auguri pensa che il dolore sia in parte necessario per progredire non solo nella vita ma anche nella musica?

Penso che ci siano differenti prospettive: il dolore nella vita aiuta a comprendere, a trasformarci nella versione migliore di noi stessi e a prendere un’ altra direzione, se un particolare percorso non è più giusto. Il cambiamento non è semplice per noi umani, a volte deve far male andare avanti. Dolore, o meglio tristezza e malinconia, con e nella musica è un bellissimo modo di liberare quei sentimenti e comprenderne la piena esperienza umana. Ci sono luce e oscurità. La cosa fantastica della musica è che è universale -non avrai bisogno di un accordo minore- la sentiranno tutti.

Raccontando la gestazione di “What We Call Love” lei ha dichiarato: “Spesso mi chiedo cosa sia l’amore del nostro tempo nella nostra società, ma anche nelle nostre aspettative”. Secondo Joanna Gemma Auguri è possibile che la nostra società, imponendo modelli consumistici in ogni ambito, abbia innescato dei comportamenti simili anche nelle relazioni e nel nostro rapporto con i sentimenti?

Assolutamente, ma non era necessariamente iniziata con internet: Hollywood ci ha già insegnato come dovrebbe essere l’amore. Adesso tutto forse è diventato un po’ più veloce e molto intercambiabile, e ovviamente vendibile. Non demonizzo il fatto di poter vivere oggi le nostre relazioni più liberamente individualmente. L’amore non è né il modello patriarcale di matrimonio e famiglia (a meno che non ti renda felice) né il costante cambio di partner rispetto a prima. L’amore è una comprensione reale delle altre persone e al loro centro, e anche una decisione di farlo ancora e ancora. E forse l’amore rimane un pezzo di magia, che alla fine non può essere decifrato. In fondo mi piace pensare, che questo sia il mio lato romantico.

Crede che ascoltare il suo nuovo progetto dal vivo permetta di percepire al meglio le armonie strumentali rispetto al sentirlo in cuffia? A tal proposito, può darci delle anticipazioni su eventuali date dove poter ascoltare la sua musica live?

Entrambi hanno la loro qualità. Ascoltare un album in studio ben realizzato è bellissimo. Godersi un concerto, che ne mostra anche altri aspetti, è un’altra storia. Ad ogni modo, io creo album per eseguirli dal vivo. L’esperienza sul palco così come la connessione col pubblico è unica. La realizzazione visiva, le personalità dei performer e ogni momento durante un’esecuzione dal vivo è irripetibile, perché la volta dopo è in un nuovo spazio, un’atmosfera differente e persone diverse. Lo sperimentiamo insieme. Stiamo attualmente lavorando su uno spettacolo a Berlino e costruendo il tour in partenza da questo Novembre. Non vedo l’ora di venire anche in Italia.

 

Foto tratta dall’archivio personale di Joanna Gemma Auguri.

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