Le peggiori cover musicali: le 5 più chiacchierate

5 peggiori cover musicali della storia

Vi siete mai chiesti quali potrebbero essere le peggiori cover musicali della storia?

Nella terminologia della musica leggera, principalmente pop e rock, una cover è la reinterpretazione o il rifacimento di un brano musicale (da altri interpretato e pubblicato in precedenza) da parte di qualcuno che non ne è l’interprete originale. Il brano più usato come ispirazione per nuove cover è la canzone Yesterday dei Beatles: infatti, ad oggi esistono ben 422 versioni cover della canzone risultando così la canzone con più reinterpretazioni di tutti i tempi. Non tutte le cover però hanno riscosso grande successo da parte dei fan della canzone originale.

Presentiamo quindi le 5 peggiori cover musicali composte da autori italiani!

1. E chi se ne frega di Marco Masini

Corre l’anno 2001 quando Marco Masini decide di pescare una canzone dal repertorio della band heavy metal statunitense e di farla in qualche modo sua. Il cantante fiorentino non è più l’idolo delle ragazzine conquistate all’inizio degli anni ’90 con canzoni come Disperato, Ti vorrei, T’innamorerai o Principessa, ma un uomo di 37 anni che prova a lasciarsi alle spalle il passato e a costruirsi una seconda vita artistica. Con l’album Uscita di sicurezza nel 2001 riprende una serie di canzoni inedite rimaste nel cassetto. Dentro ci finisce anche questa riscrittura di Nothing else matters dei Metallica.

2. Non piangere mai di Simone Tomassini

Il cantante dopo la partecipazione al Festival di Sanremo e dopo l’esperienza da supporter del suo idolo Vasco Rossi nella tournée 2004/2005, torna nel 2006 con un terzo album intitolato tristemente Sesso gioia rock’n’roll tra i cui titoli spicca, oltre al singolo Sei fuori come un balcone, la ballad Non piangere mai, che altro non è se non una versione italianizzata di Don’t cry dei Guns N’ Roses, che non ha riscosso molto successo, anzi: è adesso una delle peggiori cover musicali della storia.

3. Gesù Crì di Nino D’Angelo

«Per chi non aveva capito che era un gioco fu un sacrilegio, per chi invece aveva capito l’ironia fu una genialata» avrebbe ricordato Nino D’Angelo molti anni dopo l’esecuzione in tv, diventata a suo modo leggendaria come una delle peggiori cover musicali. È il 1989 quando il cantante napoletano viene invitato da Red Ronnie a partecipare a un programma tributo ai Beatles. Canta la sua versione del classico dei Beatles con sentimento e trasporto, mentre sugli schermi dello studio televisivo vengono mostrate alcune immagini dei Beatles, le copertine dei loro dischi, le foto che ritraggono John, Paul, George e Ringo.

Gesù Crì, destinata a diventare un capolavoro trash, è una riscrittura in napoletano di Let it be, una delle canzoni in assoluto più celebri del repertorio dei Beatles. Nino D’Angelo ne riscrive totalmente il testo, trasformando quello di Lennon e McCartney. Solo successivamente rivela che l’ispirazione per la canzone gli è venuta da un sogno in cui parla con la madre Mary, morta quando lui aveva solo 14 anni, e quel let it be è un riferimento alle tensioni che all’interno dei Beatles stavano per far svanire l’incantesimo.

4. Ad ogni costo di Vasco Rossi (2009)

La cover è una riscrittura di Creep, uno dei maggiori successi dei Radiohead, uscita come singolo nel 1992, poi inclusa nell’album Pablo Honey, del 1993. Il testo di Ad ogni costo, scritto da Vasco, non è una traduzione fedele del testo originale ma una libera interpretazione del rocker di Zocca. Ad ogni costo sarà l’unico inedito in scaletta dei concerti del Vasco Europe Indoor tour, ma venne ricordata per essere una delle peggiori cover musicali.

Non è la prima volta che Vasco si cimenta nella rilettura di brani di artisti stranieri: già nel 1985 il cantante reinterpreta With a shake of her head dei Blizzard, intitolandola Una nuova canzone per lei, alla quale fa seguire, nel 1992, Gli spari sopra, cover di Celebrate degli An Emotional Fish.

Non è l’unica volta che un artista italiano rilegge liberamente una canzone del repertorio dei Radiohead: lo fa Dolcenera con Il Luminal d’immenso (L’ombra di lui), inserita nell’album Il popolo dei sogni del 2006, che è una sua riscrittura, anche in questo caso con un testo completamente diverso nei significati, di A wolf at the door, un brano di Hail to the thief.

5. Mino Dove Vai di Mino Reitano

Nel novembre 1994 i Green Day pubblicano il singolo in stile punk rock Basket Case estratto dal loro terzo album in studio Dookie. Terzo singolo dopo Longview e Welcome to Paradise, diventa il primo grande successo internazionale del gruppo, trainando le vendite di Dookie in tutto il mondo tra la fine del 1994 e l’inizio del 1995. Quello stesso anno riceve anche una nomination per il Grammy Award alla miglior performance rock di un duo o un gruppo. Sapevate che Mino Reitano ne esegue una cover intitolata Mino dove vai?, canzone passata alla storia come una delle peggiori cover musicali? Il cantante calabrese la propone in un’indimenticabile puntata del Maurizio Costanzo Show del 1995. Il brano doveva far parte di un disco a nome Mino e Le Mine Vaganti, che però fu boicottato dalla casa discografica e non ha visto mai la luce.

Fonte immagine dell’articolo sulle peggiori cover musicali: Pixabay

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